Con un videomessaggio sul suo blog Beppe Grillo rassicura di non essere né scomparso né latitante e torna all’attacco. In questa dichiarazione si scaglia contro le politiche di promozione del turismo (che, lo ricordiamo, vale il 10% del Pil) e il sito Italia.it.



Quella di Italia.it è una polemica datata. Già nel 2007 Repubblica titolava: “Portale Italia.it, piovono critiche sul sito costato 45 milioni di euro”. Il quotidiano raccontava che “ai blogger e webdesigner, italiani e stranieri, non è piaciuto affatto il sito Italia.it, il sito che dovrebbe presentare il Belpaese al mondo, presentato dal Presidente del Consiglio, Romano Prodi, e dal ministro per i Beni e le Attività Culturali, Francesco Rutelli, alla Bit di Milano. In tanti si sono sfogati su siti specializzati come Html.it o Marketingroutes.com, ma anche su decine di blog personali. Critiche su aspetti tecnici e anche contenutistici. E poi polemiche sulla spesa eccessiva e sui tempi di realizzazione del portale. Il progetto, iniziato dall’ex ministro per l’Innovazione e la Tecnologia Lucio Stanca nel marzo del 2004 e portato a termine da Rutelli, è costato fino ad ora 45 milioni di euro, la metà cofinanziati dalle Regioni”.



Tornando alla dichiarazione di Grillo, il primo punto sollevato dal comico relativo all’esorbitante spesa per la realizzazione di questo sito è corretto.



Passiamo a verificare la seconda parte della frase di Grillo, ossia quella legata al turismo derivante dalla Cina. Correttamente il comico sostiene che “non è fatto neanche per i cinesi”: questo perchè il sito non è disponibile in cinese (ma lo è in italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo). Tuttavia, non è ugualmente preciso quando dice che i cinesi “forse sono il primo popolo di turisti in Italia”. I dati Istat ripresi dall’Agenzia nazionale del turismo ci dimostrano che non è propriamente così.



Prima di verificare i dati, apriamo una parentesi sulla metodologia utilizzata da Istat per misurare i volumi del turismo. Quando si conteggiano i numeri del turismo si usa distinguere tra arrivi e presenze. Gli arrivi misurano il numero di turisti ospitati nelle strutture recettive (alberghi, etc), mentre le presenze misurano il numero di notti trascorse dai turisti in tali strutture, e danno quindi un’idea dell’effettiva permanenza dei turisti stranieri in Italia.)



I grafici riportati in basso evidenziano come i tedeschi siano di gran lunga in testa nella classifica dei turisti stranieri in Italia: poco più di 10 milioni di arrivi, per un totale di quasi 52 milioni di presenze. Sul podio, ma ben più staccate, si trovano Stati Uniti e Francia, mentre la Cina è al decimo posto con un milione e mezzo di arrivi. Sembra tuttavia che il turismo cinese, come quello giapponese, sia “mordi e fuggi”: per entrambi, a fronte di circa 1,5 milioni di arrivi, si registrano tra le 2,5 e le 2,7 milioni di presenze, vale a dire che in media questi turisti trascorrono meno di due notti in Italia. Secondo i dati Bankitalia relativi al 2013, la Cina non rientra nella top ten neanche per volume di spesa.






Considerato tutto questo, è evidente che rendere il sito Italia.it disponibile in cinese (ma anche in russo e giapponese) sarebbe sicuramente una buona idea, ma non si può non tener conto che i cinesi – almeno per adesso – sono molto lontani dall’essere il primo popolo di turisti in Italia, a differenza di quanto aveva indicato Grillo, seppur cautamente (aggiungendo un “forse” alla sua dichiarazione).



Buona la prima parte della dichiarazione per il leader M5S; meno preciso invece sulla situazione del turismo in Italia, che è poi il nocciolo della questione: “Nì”.