Matteo Renzi non cade in errore sugli eventi della Storia d’Italia.
Cominciamo dalla biografia di Giorgio La Pira (Pozzallo, 9 gennaio 1904 – Firenze, 7 novembre 1977) che, del resto, ha costituito uno degli argomenti approfonditi da Renzi fin dai tempi della sua tesi di laurea, come si legge nella biografia riportata nel suo sito. Leggendone le coordinate essenziali, si scopre che La Pira è stato effettivamente sindaco di Firenze nell’arco temporale compreso tra il 1951 ed il 1965. A ben vedere, non si trattò di un incarico ininterrotto: l’elezione a primo cittadino avvenne nel 1951, nelle liste della Dc. La successiva legislatura, iniziata nel 1956 dopo un grande successo elettorale della stessa Democrazia Cristiana, fu tuttavia brevissima: nel 1957, la mancanza di una maggioranza per l’approvazione del bilancio impose le dimissioni di La Pira e la nomina di un commissario prefettizio. Nel 1961 il nostro venne nuovamente eletto sindaco di Firenze in una delle prime Giunte di centrosinistra. Fu questo l’ultimo incarico a sindaco di La Pira, che neppure si candidò nella tornata elettorale del 1966.
Quanto alla posizione di La Pira cui Renzi fa riferimento – riprendendo quanto detto dall’altro ospite alla trasmissione, il direttore dell’Unità Claudio Sardo (“il lavoro è un bene che non può essere valutato soltanto con i termini del mercato”, a partire dal minuto 01:30:40) – non si riscontra alcuna imprecisione. Nell’immediato dopoguerra la crisi finanziaria era forte, la moneta slittava, i disoccupati aumentavano. La Pira, da sindaco, fece i suoi noti interventi per le fabbriche e salvò, ad esempio, la Pignone, tirandosi addosso non soltanto la polemica del presidente nazionale degli Industriali, Angelo Costa, ma addirittura l’accusa di “statalista” da parte del vecchio fondatore del Partito Popolare Luigi Sturzo, da poco rientrato in Italia. Lo scoppio del dibattito si può far risalire proprio al 1954.
Passiamo ora a vagliare l’anno di nascita dello Statuto dei Lavoratori. Con questo nome si fa riferimento alla legge n. 300 de 20 maggio 1970, contenente «Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento». In materia di lavoro è, senza dubbio, la fonte normativa più importante nel nostro ordinamento dopo la Costituzione: qui, tra gli altri, ha sede quell’articolo 18 ricorrentemente al centro del dibattito politico, e su cui anche noi abbiamo scritto in diverse analisi di Grillo e di Letta.
Tre su tre per Matteo Renzi… Un “Vero” ineccepibile!