La legge in questione, che andava a modificare le competenze legislative dello Stato e delle Regioni italiane, fu pubblicata per la prima volta sulla Gazzetta Ufficiale n. 59 del 12 marzo 2001. Essendo però, stata approvata da entrambi i rami del parlamento a maggioranza assoluta, ma inferiore ai due terzi dei membri (in Senato nel marzo 2001 e in parlamento nel febbraio 2001), la legge fu successivamente sottoposta a referendum confermativo il 7 ottobre 2001, venendo approvata con il 64,20% dei voti validi.


La legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione” veniva quindi promulgata dal presidente della Repubblica e successivamente pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 248 del 24 ottobre 2001, per entrare in vigore nel novembre del 2001. 


Era l’epoca del governo Amato e ai tempi la riforma suscitava le critiche del centrodestra, poichè si riteneva che l’introduzione di materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni avrebbe di fatto creato confusione circa il loro ambito d’azione. La contrarietà politica del centrodestra, però, non si trasformò effettivamente in un voto contrario in senso stretto, poichè Forza Italia, Alleanza Nazionale, Udc e Lega Nord non sembra abbiano partecipato al voto in occasione dei vari passaggi parlamentari della legge, come consultabile dal sito della Camera dei Deputati.


Il successivo governo Berlusconi avrebbe provato, a sua volta, a mettere ordine nel titolo V della Costituzione, inserendo la riforma all’interno della cosiddetta devolution, cioè di una più ampia revisione in senso federalista della seconda parte della Costituzione. Fortemente voluta dalla Lega di Umberto Bossi, la devolution avrebbe cercato di fare chiarezza tra le materie di competenza regionale e quelle di competenza statale, ma venne bocciata in occasione del referendum costituzionale del giugno 2006.


Angelino Alfano ha quindi detto una mezza verità: un mediocre “Nì” non glielo leva nessuno.