Il decreto cosiddetto anti-femminicidio (dl 93/13) è stato approvato alla Camera dei Deputati (C.1540) il 9 ottobre e al Senato (S1079) due giorni dopo, diventando legge.
Il titolo intero del decreto fa presagire che quanto detto da Grillo corrisponda a verità. Si tratta, infatti, della conversione in legge di un decreto “recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province”.
Leggendo con maggiore attenzione, notiamo che all’articolo 12 bis (disposizioni finanziare per gli enti locali), comma 2 è riportata il seguente testo: “Il termine di cui all’articolo 1, comma 9, del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 giugno 2013, n. 64, è differito al 31 dicembre 2013″. Cosa significa?
Facciamo un passo indietro: con il decreto cosiddetto ”Salva Italia” (legge 214/2011), Monti e il suo esecutivo avevano previsto il commissariamento dei Consigli provinciali in scadenza nel 2012: entro il 31 dicembre 2012 sarebbero state stabilite nuove modalità di elezione. Il commissariamento è stato prorogato prima al dicembre 2013 (Legge di Stabilità 2013, art 115 a p. 24) e, in seguito, con l’articolo 12 del decreto legge del 14 agosto (prima degli emendamenti di ottobre), a giugno 2014. L’articolo 12, nella versione approvata, è stato modificato nel testo di cui sopra, bloccando quindi la proroga a dicembre di quest’anno. Questo significa che c’è tempo da qui a fine anno per procedere all’abolizione attraverso legge ordinaria, altrimenti le elezioni provinciali potranno tornare ad essere tenute nel 2014 secondo l’attuale sistema. La Corte dei Conti ha infatti dichiarato incostituzionale l’abolizione delle Province tramite decreto, e quindi qualunque modifica dovrà seguire il normale iter parlamentare.
Tralasciando i numeri dei ‘paragrafi’ citati a caso, l’enfasi sulla velocità decisionale, e il fatto che il comma sia stato modificato e non tolto, riportiamo che è vero che nel decreto anti-femminicidio era contenuta una norma anti abolizione delle Province. Bressa (Pd) ha risposto a questa dichiarazione, citata anche da alcuni deputati Cinque Stelle, spiegando che “lo scopo dell’emendamento, è quello di evitare che la Corte Costituzionale possa intervenire e annullare il provvedimento, come è già accaduto con il Salva Italia del governo Monti“. Tale timore è motivato dal fatto che si tratta di un decreto anche in questo caso (come era il Salva Italia) e che si sarebbe potuto prolungare il mandato ai commissari nella legge di Stabilità (come infatti è successo pochi giorni fa nel Maxiemendamento che ha prolungato il commissariamento a giugno 2014), nella speranza di approvare il ddl Delrio (per un approfondimento sulle posizioni relative a questo documento si veda qui).
Grillo guadagna un “Vero” per la sostanziale veridicità dei contenuti, seppur spiegati in maniera un po’ iperbolica!