Nessuno può aver dubbi riguardo al fatto che il vero vincitore di questa tornata elettorale sia stato Beppe Grillo. L’ex comico ha infatti condotto una fulminante campagna elettorale rimarcando la differenza tra il Movimento5Stelle ed i “partiti tradizionali”. Da un lato i corrotti, che ingrassano sulle spalle della cittadinanza, dall’altro un’espressione politica nuova e genuina, vicina agli interessi dell’uomo comune. Nessun messaggio, però, è entrato nella testa degli italiani più marcatamente della rinuncia, da parte del M5S, dei rimborsi elettorali che gli spetterebbero di diritto. Il “contributo per le spese elettorali” re-inserito dal parlamento nel dicembre del 1993 (seppellendo in men che non si dica il cadavere ancora fresco del referendum dello stesso anno contro i finanziamenti pubblici ai partiti), sarà infatti restituito interamente allo Stato, secondo quanto annunciato dal Movimento, seguendo l’esempio di quanto già avvenuto dopo le elezioni regionali siciliane.
Ma vediamo in questo caso se le cifre citate da Grillo sono corrette. A fornire per primo una stima del totale dei contributi elettorali da spartire tra i partiti entrati in parlamento è stato un articolo comparso su Repubblica il 28 febbraio. Il quotidiano citava un totale di 159 milioni di euro da distribuire proporzionalmente ai partiti che avessero ottenuto almeno il 2% dei voti alla Camera, o almeno un eletto al Senato. La stima è corretta quasi al centesimo; consultando il Manuale Elettorale (pag. 57) messo a disposizione dal sito del Ministero dell’Interno, infatti, scopriamo che la legge vigente (ossia la riforma del finanziamento dei partiti approvata il 6 luglio del 2012, in seguito agli scandali Lusi e Belsito) predispone due fondi di 15.925.000 euro per i rimborsi elettorali alla Camera e al Senato, da distribuire in ciascuno dei successivi 5 anni di legislatura (ed ammontanti quindi ad un totale di 159.250.000 euro.
Il fondo di competenza della Camera si suddivide proporzionalmente alla quantità di voti ottenuti da ciascun partito in questo ramo del parlamento. Per il Senato, invece, la questione è leggermente più complicata: i 15,9 milioni annui sono inizialmente ripartiti per Regione in base al peso di ciascuna di esse – in termini di popolazione – rispetto al resto del Paese. Successivamente, il premio è assegnato proporzionalmente alla quantità di voti ottenuti dai partiti sui singoli territori regionali. Secondo l’articolo di Repubblica, il Partito Democratico avrebbe diritto ad un totale di 45,9 milioni di euro di rimborsi elettorali, il Movimento5Stelle a 42,7 milioni, ed il Pdl a 38,1 milioni di euro, ipotizzando ovviamente che la legislatura attuale riesca a durare tutti e cinque gli anni (cosa abbastanza inverosimile). La legge attuale prevede, infatti, che l’erogazione delle tranche di rimborso cessino con l’interrompersi della legislatura in corso, per evitare il sovrapporsi di più tranche di rimborsi ed il ripetersi di situazioni imbarazzanti come i versamenti a partiti “zombie” come la Margherita che, nonostante nel 2011 fosse oramai scomparso, godeva ancora dei rimborsi generati dalle elezioni del 2006.
Facendo i dovuti calcoli per riverificare l’entità delle stime effettuate da Repubblica, e seguendo la metodologia specificata all’interno del Manuale Elettorale, raggiungiamo un risultato abbastanza simile a quanto diffuso dal quotidiano romano. Il risultato differente è probabilmente dato da diverse assegnazioni di percentuali a partiti o coalizioni su base regionale nel calcolo dei rimborsi inerenti al Senato. Il concetto non sembra però cambiare di molto.
Per quanto, quindi, le cifre diffuse da Repubblica non siano ancora ufficializzate su un sito ministeriale, e per quanto il Partito Democratico ed il Popolo della Libertà non abbiano ancora comunicato le loro intenzioni relativamente alla restituzione dei contributi elettorali (la legge attuale dà ai partiti il diritto di decidere in materia entro 30 giorni dalle elezioni, quindi entro il 26 marzo), Grillo ha pienamente ragione circa l’entità dei rimborsi. L’unica pecca del ragionamento, però, è che, come specificato sopra, i rimborsi sono destinati ad interrompersi al cessare della legislatura; un evento che, con il passare dei giorni, diventa sempre più probabile.
Mettendo però da parte i dubbi e le incertezze sulla durata di questa legislatura, le cifre di Grillo sono corrette. “Vero”.
P.S.: abbiamo già trattato sulla questione dei rimborsi elettorali in una precedente analisi, elaborata in seguito ad una dichiarazione di Renzi.