Secondo quanto riportato dall’Oecd nel report “Improving access to bank information for tax purposes” sull’accesso ai dati bancari da parte del fisco nel 2000, in molti Paesi europei (tra cui Francia, Italia, Spagna, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia e Norvegia) le autorità fiscali possono fare richiesta alle banche di dati rilevanti ai fini della tassazione civile senza alcuna limitazione di sorta (pag. 37). Il report distingue tra “criminal tax purposes” e “civil tax purposes”: nel primo caso si tratta di un’indagine penale a carico di persone che sono accusate di aver frodato il fisco, mentre nel secondo – a cui presumibilmente si riferisce Bersani – ci si riferisce ai controlli di routine sulle dichiarazioni dei redditi dei cittadini. In altri Paesi, invece, le procedure di acquisizione di informazioni bancarie sono limitate ad alcuni casi specifici, ad esempio un’indagine in corso per la legge portoghese o il permesso di un commissario indipendente nel Regno Unito. Tra i Paesi che hanno indicato di avere minimo o nessun accesso a queste informazioni troviamo Austria, Belgio, Grecia, Lussemburgo e Svizzera.
In generale, comunque, il report presagisce un trend di apertura sempre più forte da parte dei Paesi europei che stanno espandendo l’accesso ai dati bancari per i controlli fiscali; viene citato l’esempio della Polonia che da quando è entrata a far parte dell’Oecd nel 1997 ha eliminato molte restrizione in questo ambito. Tale trend è confermato dal “Progress Report” pubblicato dall’Oecd nel 2003: è un aggiornamento di quanto riportato nello studio del 2000 e mostra sensibili segnali di apertura in Portogallo, Regno Unito, Grecia e sempre in Polonia.
Il “Progress Report” del 2007 sottolinea ulteriori progressi da parte di Belgio, Portogallo e Italia. La finanziaria del 2005 ha, infatti, incluso alcuni provvedimenti riguardanti l’accesso alle informazioni bancarie che permettono all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza di visualizzare non solo i dati di banche e uffici postali, ma anche di intermediari finanziari nazionali e internazionali, trust, organismi di investimento collettivo e società di gestione dei risparmi (pag. 23). Inoltre, le informazioni ora accessibili sono aumentate: prima l’autorità poteva chiedere solo una copia dei conti correnti del cittadino e copie delle transazioni mentre con la finanziaria del 2005 essa può richiedere informazioni circa qualunque transazione tra il cittadino e la banca-intermediario, incluse transazioni counter, depositi sicuri e altri strumenti finanziari.
Infine, come riportato Tax Justice Report (pag. 54), la Francia, citata da Bersani come esempio di apertura, richiede, difatti, alle sue banche di riportare, in maniera automatica, numerose categorie di informazione (apertura/chiusura dei conti, pagamento di interessi, dati anagrafici del ricevente…) alle autorità fiscali – che possiedono un database centralizzato contenente tutte le informazioni sui conti corrente. Sono provviste di un simile database anche Danimarca, Paesi Bassi e Spagna. “Vero” dunque per l’affermazione del leader del centrosinistra!