Una dichiarazione complessa, quella del nuovo volto simbolo del Movimento 5 Stelle. Dividiamola per punti e analizziamone ogni singola parte.
“Durante l’ultima legislatura di Berlusconi, quando vedevi che il Pd non faceva opposizione, che se ne andavano via quando c’era da contrastare lo scudo fiscale”.
Cominciamo con il rinfrescarci un po’ la memoria sulla normativa oggetto di questo pezzo di dichiarazione. La norma di cui parla il cittadino Di Battista è, per la precisione, lo scudo fiscale ter. Venne varato dopo quelli del 2001 e 2003, con lo scopo di far riemergere capitali e patrimoni che si trovavano all’estero al 31 dicembre 2008 e non erano in regola con le norme sul monitoraggio dei capitali, né erano riportati nelle dichiarazioni dei redditi. Come leggiamo nell’approfondimento di Altalex, sono due i passaggi normativi fondamentali per l’approvazione di questa manovra: l’approvazione della legge n. 102 del 2009, che recepisce e converte l’originario decreto, e la legge n. 141 del 2009 che lo eleva a rango di legge ordinaria dello Stato. Per valutare il comportamento del Pd, all’epoca all’opposizione, consultiamo le votazioni dei singoli atti raccolte da OpenParlamento. Cominciamo con la prima – la legge 102/2009, approvata con 285 voti a favore e 250 contrari. Come si è comportato il Pd in quest’occasione? I 192 deputati presenti in aula hanno tutti votato contro. Va sottolineato, però, che 21 deputati democratici risultano essere “assenti ingiustificati” (ovvero non in missione). La votazione che ha più fatto discutere, tuttavia, è stata quella relativa alla legge 141/2009, in cui la Camera, con soli venti voti di stacco, ha approvato la conversione del decreto in legge dello Stato. In quell’occasione “gli assenti ingiustificati” erano 23 che, se presenti, avrebbero consentito al Partito Democratico di far naufragare la manovra. Se da una parte si può riscontrare un comportamento fallace imputabile al Pd, allo stesso modo, però, è errato affermare che il partito non facesse opposizione ed abbandonasse l’aula in quanto i deputati presenti hanno sempre votato contro. Insomma, sebbene vi sia del vero nelle parole di Di Battista, la semplificazione sulla questione risulta eccessiva.
“La tagliola, la ghigliottina, […] nessuno l’aveva messa prima della Boldrini”
Anche in questo caso, vediamo di fare un po’ di chiarezza. Come leggiamo in questo approfondimento di Repubblica: la ghigliottina serve ad assicurare il diritto della maggioranza di deliberare in ordine al procedimento di conversione di un decreto-legge. La presidenza, fin dalla XIII legislatura, ha quindi costantemente affermato come rientri nella sua responsabilità assicurare la deliberazione della Camera sui decreti-legge nei termini costituzionali ricorrendo, se necessario, allo strumento della ‘ghigliottina’. Luciano Violante, presidente della Camera nella XIII legislatura, spiegava come non fosse “accettabile in nessun sistema politico democratico che sia una minoranza a deliberare e non una maggioranza”.
Ma è vero che nessun presidente della Camera l’aveva mai messa prima? Non esattamente. Di certo nessuno l’aveva eseguita, ma non occorre andare tanto indietro nel tempo per trovare un precedente in cui sia stata ordinata e prevista ufficialmente. Si tratta di Gianfranco Fini, durante una seduta del primo ottobre 2009 in cui ha dichiarato: “la Presidenza ha altresì formulato l’auspicio che le fasi dell’iter che ancora devono essere svolte si concludano entro le ore 13 di domani, venerdì 2 ottobre. A tale scadenza l’Assemblea sarà in ogni caso chiamata alla votazione finale sul provvedimento, quale che sia la fase procedurale nella quale l’Assemblea si trovi”. Di seguito riportiamo il video integrale.
Come sottolinea l’onorevole Giachetti, la decisione di Fini si differenzia da quella della presidente Boldrini unicamente nell’atteggiamento dell’opposizione: nel 2009 l’opposizione interruppe l’ostruzionismo prima dell’ora stabilita per evitare di rendere la norma esecutiva mentre giovedì scorso il MoVimento 5 Stelle decise in Assemblea di non cedere, rendendo di fatto inevitabile l’esecuzione della norma.
Le informazioni citate da Di Battista sono pressoché corrette ma le conclusioni tratte ne distorcono il significato: “C’eri quasi”!