In un post sul suo profilo Facebook, Giorgia Meloni esprime sostegno per la protesta del Sindacato Autonomo di Polizia contro il disegno di legge in esame al Senato sul reato di tortura. Nel post, Meloni dice che introdurre condanne per fattispecie come la “violenza psichica” significa voler impedire ai nostri poliziotti e carabinieri di fare il loro lavoro e che le aggravanti già presenti nel nostro ordinamento bastano a puntire severamente gli abusi degli uomini in divisa. Quali sono i governi che, a detta del leader di FdI, remano contro le Forze dell’Ordine?
Chi ha proposto il ddl sul reato di tortura
La proposta di legge C. 2168 vede come primo firmatario Lucio Barani (Fi, Pdl). Hanno firmato anche Buccarella (M5S), Casson e Manconi (Pd), De Petris (gruppo misto) e Torrisi (Fi, Pdl). Il Movimento si è però astenuto durante la votazione alla Camera per i motivi spiegati qui. La proposta è in fase di approvazione al Senato, dopo le modifiche della Camera. Il dibattito sul tema è stato alimentato dalla decisione della Corte di Strasburgo di condannare l’Italia per i fatti accaduti durante il G8 di Genova nel 2001.
Quale depenalizzazione?
Meloni fa riferimento allo schema di decreto legislativo che attua la legge delega 67/2014 in materia di pene detentive non carcerarie e di depenalizzazione. Il governo Renzi ha introdotto, lo scorso dicembre, una causa di archiviazione per reati sanzionati con la sola pena pecuniaria o con pene detentive non superiori a un massimo di cinque anni, qualora il giudice valuti l’offesa provocata dal reato di particolare “leggerezza” (tenue) e il comportamento non è abituale (ovvero l’autore non ha commesso più reati dello stesso tipo). Si tratta di 112 reati. Va precisato che si tratta di una depenalizzazione solo ‘di fatto’, ovvero il reato rimane ma esiste la possibilità che, laddove esso venga considerato ‘tenue’, il giudice stabilisca che la persona offesa possa chiedere il risarcimento con una causa civile e non nel processo penale (legge delega, art. 1, comma 1, lett. m). Vengono invece trasformati in illeciti amministrativi tutti i reati per i quali è prevista la sola pena pecuniaria, con alcune eccezioni specificate (legge delega, art. 2, comma 2, lett. a). Come già spiegato in questa analisi su una dichiarazione di Salvini, questo non significa che sono stati depenalizzati dal momento che rimangono perseguibili penalmente e che la ‘depenalizzazione di fatto’ avviene solo se il reato è particolarmente tenue e il comportamento da parte dell’accusato non abituale, come ribadito nello schema attuativo (pag .9). Non si tratta, tra l’altro, dell’unico caso in cui si è proceduto a utilizzare questa misura: ad esempio nel 1999 il governo D’Alema depenalizzò una serie di reati tra cui il turpiloquio, la guida senza patente e l’emissione di assegni a vuoto.
Gli svuota-carceri negli ultimi 4 anni
Negli ultimi 4 anni vi sono stati diversi decreti “svuota-carceri”. Nella fattispecie nel febbraio 2012, nell’agosto 2013, nel febbraio 2014, nell’agosto 2014 e nell’aprile 2015. Meloni era assente alle votazioni alla Camera in tre casi, si è dichiarata contraria nel dicembre 2013 ed era in missione ad agosto dello stesso anno. Va anche detto che il riferimento agli ultimi quattro anni potrebbe essere provvidenziale perchè esclude lo svuota-carceri del 2010 promosso dal governo Berlusconi.
Verdetto
Meloni riporta correttamente il dato sul numero dei decreti svuota-carceri, anche se semplifica parecchio rispetto alla questione delle depenalizzazioni, “C’eri quasi”!