Il sistema elettorale siciliano non è, come sostiene Di Maio, unico al mondo. Guardando, infatti, non solo alle elezioni comunali ma qualsiasi tipo di elezione (e, quindi, anche quelle regionali e nazionali), abbiamo altri casi vicini a quello siciliano.
La legge per le elezioni comunali siciliane è, in generale, in linea con i sistemi elettorali di tipo maggioritario cosiddetti
plurality. Questi, a differenza dei sistemi di tipo proporzionale, prevedono che un seggio o una carica vengano attribuite al candidato che ottiene anche solo un voto più degli avversari (anche detto sistema
first-past-the-post o Fptp).
In quel tipo di sistemi elettorali, quindi, un candidato che riceve anche meno del 40 per cento dei voti è considerato vincitore. È quanto successo ad esempio nell’elezione del Parlamento britannico del 2015
, quando il candidato Alasdeir McDonnell ha vinto il seggio del collegio di Belfast South (Irlanda del Nord) con solamente il
24,5 per cento dei voti totali, segnando un
record nella storia del Regno Unito.
Numerosi sono i
Paesi che adottano questo sistema per eleggere i membri dei rispettivi parlamenti: oltre ai casi più famosi del
Regno Unito e degli
Stati Uniti, possiamo citare anche il
Canada, l’
India e il
Pakistan, ai quali si aggiungono altre ex colonie inglesi (mappa sottostante). Inoltre, gli Stati Uniti utilizzano questo sistema per
eleggere il Presidente.
Per evitare situazioni come quella avvenuta in Irlanda del Nord nel 2015, alcuni Paesi adottano un sistema maggioritario a due turni (cioè con il ballottaggio). Il ballottaggio è uno strumento per aumentare la rappresentatività di un candidato. Infatti, fissando una soglia per la vittoria al primo turno, si impone che il candidato con il maggior sostegno elettorale debba per forza raggiungere una certa proporzione dei voti espressi per poter vincere. Se il candidato più votato non raggiunge il livello minimo di rappresentatività stabilito dalla soglia per il ballottaggio, servirà un secondo parere degli elettori per stabilire chi otterrà il seggio in palio.
Quindi qualsiasi soglia venga fissata – anche una al 40 per cento – rende il sistema a doppio turno più rappresentativo di un sistema
first-past-the-post. In quest’ultimo sistema, qualsiasi percentuale superiore a 100 diviso il numero dei candidati +1 può far vincere le elezioni [1]. Se esistono solo due candidati, il problema non sussiste: il candidato che ottiene il 50 per cento + 1 dei voti vince il seggio. Ma già con tre candidati, la soglia naturale per la vittoria si abbassa al 33,3 per cento dei voti + 1. In quel caso, una soglia del 40 per cento per vincere al primo turno renderebbe l’esito delle elezioni più rappresentativo.
Dunque i sistemi
first-past-the-post sono caratterizzati da una soglia per la vittoria minore del 40 per cento tutte le volte che il numero di candidati è uguale o superiore a tre. Ma anche andando più nello specifico, ossia concentrandosi solamente sulle soglie di ballottaggio, non è vero che una soglia del 40 per cento per la vittoria del secondo turno sia un’unicum della Regione Sicilia.
Senza bisogno di andare troppo lontano, le norme sull’elezione del presidente della Giunta regionale della Toscana prevedono una soglia di vittoria del ballottaggio identica a quella dei sindaci siciliani. Infatti, la legge elettorale della Regione, approvata nel 2014, ha stabilito (
art. 15) che il candidato vince quando supera il 40 per cento dei voti. Nel caso poi in cui nessun candidato riesca ad ottenere questo risultato, è previsto un secondo turno elettorale tra i due candidati che hanno ottenuto il miglior risultato.
Ampliando la nostra analisi a livello internazionale, un ulteriore caso riguarda l’elezione del presidente dell’Argentina. La
Costituzione del Paese sudamericano prevede che il presidente possa essere eletto al primo turno se ottiene il 45 per cento (art. 97) o il 40 per cento dei voti e, contemporaneamente, il secondo candidato deve aver ottenuto almeno il 10 per cento in meno (art. 98).