Il 19 febbraio Elly Schlein, ospite a DiMartedì su La7, ha citato un dato sulle tasse non pagate in Europa dalle multinazionali. Secondo l’eurodeputata di Possibile, ogni anno le grandi società straniere «eludono il fisco per 1.000 miliardi di euro», creando un problema di concorrenza sleale.



In sostanza, l’Ue perderebbe centinaia di miliardi di euro di entrate, con un vantaggio delle multinazionali rispetto agli altri concorrenti sul mercato (soprattutto piccole-medie imprese) e con conseguenze negative per i bilanci pubblici e tutti i contribuenti europei.



Ma la statistica citata è corretta? Abbiamo verificato.



Che cos’è l’elusione fiscale?



In generale, quando si fa riferimento a comportamenti illegali fatti per non pagare le tasse, si usa l’espressione “evasione fiscale”: un contribuente, in maniera consapevole, decide così di non dare allo Stato quanto è dovuto, violando la legge.



Il concetto di tax gap – ossia il totale delle tasse non raccolte dagli Stati – è però più ampio di quanto lascia intendere questa descrizione. Esistono infatti una serie di comportamenti più sfumati dal punto di vista legislativo, che includono tutte le decisioni di quei contribuenti che riescono a pagare meno tasse del dovuto sfruttando, di solito, ambiguità interpretative delle leggi.



In questo caso, gli economisti usano l’espressione “elusione fiscale”, che indica quando un cittadino o una società – spiega la Treccani – «utilizza in modo “improprio” uno o più strumenti giuridici per raggiungere un determinato obiettivo, realizzando in tal modo una riduzione del carico impositivo».



Questo fenomeno coinvolge tanto i singoli Paesi europei quanto tutta l’Unione nel suo complesso, come dimostrano alcuni esempi recenti.



Gli esempi recenti più famosi in Europa



Il 10 gennaio 2019, la Commissione europea ha per esempio annunciato con un comunicato stampa di aver aperto un’indagine sui trattamenti fiscali di cui ha beneficiato Nike – multinazionale statunitense dell’abbigliamento sportivo – negli ultimi anni nei Paesi Bassi. Un procedimento che potrebbe portare a sanzioni, come già avvenuto in passato per altre aziende straniere.



Nel 2016, l’Ue ha infatti sanzionato Apple per aver eluso 13 miliardi di euro tra il 2003 e il 2014, sfruttando in Irlanda alcuni benefici sulla tassazione, considerati poi illegali dalla Commissione e che avevano permesso a Cupertino di pagare imposte solo per lo 0,005 per cento sugli utili.



A ottobre 2017, la Commissione europea ha invece condannato Amazon a pagare una sanzione di circa 290 milioni di euro, per aver usufruito di una tassazione vantaggiosa rispetto ai concorrenti di mercato in Lussemburgo, ritenuta però illegale dalle autorità europee.



Infine, a dicembre 2018, l’Ue ha stabilito che a Gibilterra diverse multinazionali avrebbero beneficiato di trattamenti fiscali di vantaggio, ma illegali, con una perdita per l’erario di 100 milioni di euro – che ora le società dovranno restituire.



Quanto costa l’elusione fiscale ai contribuenti europei?



Proprio per la natura “sommersa” di evasione ed elusione è molto difficile quantificare con precisione quanto costa alle casse dello Stato, e in questo caso dell’Unione europea.



Bisogna fare i conti con un sistema di tassazione molto vario, con livelli di tassazioni ufficiali ed effettivi differenti da Stato a Stato.



Negli ultimi anni, però, sono state fatte alcune stime, che vanno dai 200 ai mille miliardi di euro – cifra, quest’ultima, indicata da Schlein.



Nel 2016, per esempio, la Commissione europea ha quantificato tra i 160 e i 190 miliardi di euro le entrate perse dagli Stati membri ogni anno a causa delle multinazionali che non solo evadono le tasse, ma sfruttano anche regimi fiscali vantaggiosi. Questa stima, spiega l’istituzione europea, resta comunque «prudente», e potrebbe essere in realtà più alta.



Nel 2018, i tre economisti Thomas R. Tørsløv, Ludvig S. Wier e Gabriel Zucman hanno presentato il loro working paper “The Missing Profits of Nations”, in cui stimano quanto costa l’elusione fiscale delle multinazionali – in particolare quelle statunitensi – ai diversi Paesi nel mondo.



Secondo lo studio, nell’anno preso in considerazione – il 2015 – il 40 per cento dei profitti delle grandi società è stato eluso sfruttando i paradisi fiscali per un valore totale di oltre 600 miliardi di dollari. Come spiegano i ricercatori, l’Unione europea è quella più colpita da questo fenomeno, con la particolarità però che circa 100 miliardi di dollari sono stati elusi dalle aziende grazie alle legislazioni di uno Stato membro Ue, ossia l’Irlanda, a cui si aggiungono anche quelle del Lussemburgo e dei Paesi Bassi.



Come mostra un’appendice alla ricerca, si stima che nel 2015 i trasferimenti dei ricavi all’estero da parte delle multinazionali abbiano avuto un valore di 23 miliardi di dollari per l’Italia, 55 miliardi di dollari per la Germania e 32 miliardi di dollari per la Francia.



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Grafico 1. Ricavi trasferiti all’estero dalle multinazionali nei principali Paesi dell’Ocse.



In questo modo, gli Stati membri dell’Ue perderebbero in media ogni anno circa un quinto delle entrate alle quali avrebbero titolo dalle multinazionali.



Se si sommano i Paesi Ue – come Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna e altri – la stima sull’elusione (oltre 210 miliardi di euro) supera di alcune decine di miliardi di euro quella fatta dalla Commissione europea nel 2016.



L’inchiesta LuxLeaks



Ma da dove viene la cifra di 1.000 miliardi di euro indicata da Schlein? La risposta, probabilmente, è un’inchiesta giornalistica, condotta a partire dal 2014 dall’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), che ha preso il nome di LuxLeaks (Luxembourg Leaks) e che ha contribuito molto alla diffusione della “stima del triliardo”.



A novembre di quell’anno, infatti, il network giornalistico internazionale è venuto in possesso di un archivio con circa 30 mila documenti sottratti alla sede lussemburghese della società di consulenza PricewaterhouseCoopers (Pwc).



Secondo l’inchiesta, dal 2002 al 2010 oltre 300 multinazionali avrebbero beneficiato di un sistema di aliquote fiscali vantaggiose, risparmiando grazie al Lussemburgo centinaia di miliardi di euro.



«Una concorrenza sleale tra Stati che, secondo le stesse autorità europee, provoca un danno complessivo, tra elusione ed evasione fiscale, quantificato nell’astronomica cifra di mille miliardi di euro all’anno», ha scritto a ottobre 2018 L’Espresso – membro italiano dell’Icij – presentando l’inchiesta.



La stima viene da un rapporto di qualche anno prima. A febbraio 2012, il gruppo europarlamentare dell’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici ha pubblicato un rapporto, realizzato dall’economista britannico Richard Murphy della City University di Londra, che quantifica in un triliardo di euro (1.000 miliardi, appunto) il costo per l’Ue dell’elusione fiscale insieme con quello dell’evasione.



Lo stesso numero è contenuto anche nel report del 2017 intitolato Panama Papers: Dirty Money and Tax Tricks – e pubblicato dal gruppo dell’Europarlamento Sinistra unitaria europea – che cita come fonte proprio lo studio di Murphy.



La cifra è stata riportata anche in una comunicazione ufficiale dalla Commissione europea dell’anno successivo. Il totale di mille miliardi, dice il rapporto, si compone però dell’evasione per 860 miliardi di euro l’anno e di 150 miliardi di euro l’anno dovuti all’elusione.



Riassumendo



Ripercorriamo dunque le stime: nel 2012, un report – realizzato da un economista britannico e pubblicizzato dai socialisti europei – quantificava il valore dell’elusione fiscale in Europa intorno ai 150 miliardi di euro. Nel 2016, la Commissione europea ha presentato uno studio in cui stimava questo costo – relativo però solo alle multinazionali – intorno tra i 160 e i 190 miliardi di euro. Nel 2018, tre economisti hanno avanzato una stima ancora maggiore: l’elusione fiscale delle grandi società straniere potrebbe superare ogni anno i 200 miliardi di euro.



Il verdetto



Secondo l’europarlamentare di Possibile Elly Schlein, ogni anno l’Unione europea perde 1.000 miliardi di euro a causa delle tasse non pagate dalle multinazionali. Questa stima – comunque imprecisa per sua natura, visto il fenomeno in esame – è però esagerata.



Le stime degli ultimi anni pongono il totale annuo dell’elusione fiscale tra i 100 e i 200 miliardi di euro.



È vero che, ancora secondo le stime, l’Europa perde ogni anno circa un triliardo di euro in ambito fiscale: ma al totale si arriva solo se insieme all’elusione si considera anche il fenomeno dell’evasione, che coinvolge piccole-medie imprese, grandi società e singoli cittadini e ha un peso stimato di solito come più consistente rispetto all’elusione. L’europarlamentare di Possibile merita un “Nì”.