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Cottarelli ha ragione: il “merito” ha perso valore nel nuovo Pd

| 12 maggio 2023
La dichiarazione
«Il principio del merito era molto presente nel documento dei valori del Pd del 2008, l’ultimo disponibile quando decisi di candidarmi. Manca invece in quello approvato a gennaio 2023 e nella mozione Schlein per le primarie»
Fonte: Repubblica | 07 MAGGIO 2023
Ansa
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Verdetto sintetico
Testi alla mano, il senatore eletto con il Pd ha ragione.
In breve
  • Nel manifesto del 2008 il concetto di merito era centrale tra i valori fondanti del partito. In quello di gennaio 2023 il merito non compare nemmeno una volta, mentre nella mozione di Schlein viene citato una volta, ma con toni critici. TWEET
Il 7 maggio l’economista Carlo Cottarelli ha motivato la sua decisione di dimettersi da senatore dicendo che si trova «a disagio su diversi temi» all’interno del Partito democratico, con cui è stato eletto in Parlamento alle elezioni del 25 settembre 2022.

Tra le altre cose Cottarelli ha parlato di quella che lui ritiene essere una «questione chiave», ossia quella relativa al “merito”. Secondo l’economista «il principio del merito era molto presente nel documento dei valori del Pd del 2008», mentre è assente «in quello approvato a gennaio 2023» e nella mozione presentata dalla nuova segretaria del partito Elly Schlein in vista delle primarie del 26 febbraio 2023.

Abbiamo verificato ed è vero: testi alla mano, il concetto di “merito” ha perso spazio nei manifesti del Pd.

I manifesti del Pd

Innanzitutto va specificato che nel dibattito politico il concetto di “merito” è spesso usato come sinonimo di “meritocrazia”, ossia l’idea secondo cui l’istruzione, così come il lavoro, debba premiare chi si distingue per impegno e capacità sopra la media. Negli ultimi anni questo concetto è però diventato piuttosto controverso, come ha spiegato Il Post a ottobre scorso. Il merito può infatti essere inteso sia come un’alternativa ai sistemi clientelari e al nepotismo nell’assegnazione di ruoli e responsabilità, sia come una pratica che accentua le disuguaglianze e tende a discriminare chi non proviene da certi contesti elitari. 

Prima delle ultime elezioni politiche, il Partito democratico aveva avuto un solo manifesto, il “Manifesto dei valori del Partito Democratico”, approvato il 16 febbraio 2008. Il manifesto è un documento fondamentale per un partito, perché elenca i valori e i principi alla base della sua attività politica. Nel primo manifesto del Pd la parola “merito” era presente tre volte e il concetto era centrale tra i valori  fondanti del partito, utilizzato per definire visione e obiettivi. 

«Noi vogliamo una società aperta», si legge nel manifesto del Pd del 2008, «che consideri le persone in base alle loro qualità, rimuovendo gli ostacoli economici e sociali, e premiando il merito e non i privilegi». E anche: «Solo nell’ambito di regole davvero fondate sul merito diventa possibile a ciascuno affermare le proprie capacità e aspirazioni, realizzandole col proprio lavoro». Il merito è poi citato anche come criterio principale per il reclutamento e le carriere dei giovani, in relazione all’università.

Il 21 gennaio 2023, a poco più di un mese prima delle primarie vinte da Schlein, l’Assemblea costituente del Pd ha approvato il “Manifesto per il nuovo PD_Italia 2030”. Qui la parola “merito” non compare nemmeno una volta. Il concetto è solo sfiorato nelle parti dedicate alla transizione ecologica e alla transizione digitale, dove si legge che queste dipendono anche «dall’innovazione sostenibile delle imprese, dalla loro capacità di valorizzare le competenze, di creare nuove opportunità di lavoro e di combattere la piaga insopportabile della disoccupazione, di promuovere aggregazioni strategiche».

La mozione di Schlein

In vista delle primarie del 26 febbraio Schlein ha presentato una sorta di programma, la cosiddetta “mozione congressuale”. Nel testo si fa riferimento al merito una sola volta, con toni critici. «Per favorire l’accesso agli studi a prescindere dalla condizione sociale dei ragazzi e delle ragazze è cruciale potenziare il diritto allo studio, contrastando la retorica del merito che, in assenza di pari opportunità, moltiplica e acuisce le disuguaglianze», si legge nella mozione di Schlein.

Nella mozione del suo sfidante, il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il concetto di “merito” veniva citato in alcune frasi. «Il merito deve tornare ad essere il primo criterio di selezione della nostra classe dirigente e allora bisogna ripartire da qui: dalle ragazze e dai ragazzi, dalle donne e dagli uomini che hanno dimostrato sul campo di saper fare la differenza», spiegava il testo presentato da Bonaccini, poi sconfitto da Schlein al voto. 

Il verdetto

Motivando le sue dimissioni da senatore, Carlo Cottarelli ha detto che «il principio del merito era molto presente nel documento dei valori del Pd del 2008», mentre è assente «in quello approvato a gennaio 2023» e nella mozione congressuale di Elly Schlein. Testi alla mano, Cottarelli ha ragione.

Nel manifesto del 2008 il concetto di merito era centrale tra i valori  fondanti del partito. In quello di gennaio 2023 il merito non compare nemmeno una volta, mentre nella mozione di Schlein viene citato una volta, ma con toni critici.

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