Negli ultimi giorni sta facendo molto discutere la proposta del candidato sindaco di Roma Carlo Calenda (Azione) di creare un «unico Museo di Roma», concentrando alcune collezioni sparse per la città negli spazi del Campidoglio, da dove verrebbero spostati gli uffici del Comune. L’idea ha subito raccolto critiche, sia di carattere storico che logistico, ma c’è anche chi ha difeso il progetto, seppure con riserve.
Secondo il programma di Calenda, ad oggi la storia della Roma Antica è «frammentata» in un numero eccessivo di musei, poco connessi tra loro, privando i turisti di un’esperienza a «360 gradi» sulle «sfaccettature storiche» della Capitale. Questo scenario, secondo il candidato di Azione, sarebbe inoltre una delle cause del basso numero di visitatori di una parte dei musei romani, se paragonati ai numeri di altre realtà italiane.
Proprio su quest’ultimo punto, il 21 agosto, Calenda ha scritto su Twitter che i Musei Capitolini, quelli di Palazzo Massimo e Palazzo Altemps, i «Fori» e il Palatino «messi tutti insieme hanno meno visitatori del museo Egizio di Torino».
È davvero così? In realtà il confronto appena visto è fuorviante. Vediamo che cosa dicono i numeri aggiornati al 2019, ossia prima che la pandemia condizionasse drasticamente il turismo nel nostro Paese. Basti pensare che nel 2020 i visitatori delle aree archeologiche statali in Italia sono stati un quarto rispetto all’anno precedente e quelli dei musei circa un terzo.
Che cosa dicono i dati sui musei di Roma
Partiamo dai Musei Capitolini. Questi fanno parte del “Sistema musei di Roma Capitale”, che sono di competenza comunale, e nel 2019 hanno registrato 450.059 visitatori, in crescita solo dell’1 per cento rispetto al 2018.
Palazzo Altemps e Palazzo Massimo sono due palazzi storici romani che fanno parte del Museo nazionale romano, in questo caso di competenza statale. Secondo i dati del Ministero della Cultura, nel 2019 Palazzo Altemps ha avuto 51.170 visitatori (in calo rispetto al 2018) e Palazzo Massimo 128.490 (in leggero aumento rispetto al 2018). Sempre secondo i dati ministeriali, i visitatori del Foro romano e del Palatino sono stati invece 157.133.
Sommati tra loro, i visitatori dei luoghi indicati da Calenda sono 786.822, un dato effettivamente più basso degli 853.320 visitatori registrati nel 2019 dal Museo Egizio di Torino, che si posizionava sesto in classifica tra i musei e le aree archeologiche statali più visitati. Segnaliamo che in un post su Facebook del 21 agosto Calenda ha citato, arrotondando, i dati appena visti, riproponendo il confronto con il museo torinese.
Vanno fatte però alcune osservazioni, che spiegano perché il confronto Roma-Torino sia fuorviante.
Il peso del Colosseo (e non solo)
Come abbiamo visto prima, secondo i dati del Ministero della Cultura, nel 2019 il Foro romano e il Palatino hanno avuto poco più di 157 mila visitatori. In realtà questi dati sono molto parziali: i numeri corretti sono ben più elevati. Vediamo perché, con ordine.
Attualmente il Foro romano e il Palatino si possono visitare con un biglietto unico, valido anche per il Colosseo. Come hanno spiegato a Pagella Politica fonti del Parco archeologico del Colosseo, il senso di un ingresso unico è quello di incentivare chi vuole vedere il Colosseo, l’opera più celebre del complesso, a visitare pure il Foro e il Palatino.
Anche nel 2019 – l’anno preso in considerazione per i dati – l’accesso ai due siti era possibile con un biglietto unico, che, secondo le statistiche ministeriali, aveva portato nel circuito archeologico “Colosseo, Foro romano e Palatino” quasi 7 milioni e 500 mila persone (sito più visitato in Italia). Da questi dati sembra molto improbabile che solo 157 mila persone su quasi 7,5 milioni abbiano visitato il Foro romano e il Palatino. E così è.
Come hanno spiegato a Pagella Politica fonti del Parco archeologico del Colosseo, il dato sui 157 mila visitatori fa riferimento a un biglietto speciale introdotto nel 2019 per accedere solo al Foro e al Palatino e far fronte al grande flusso di turisti che voleva visitare il Colosseo. In pratica, per non dover limitare con il biglietto unico il numero di visitatori per tutte e tre le aree archeologiche, causa sovraffollamento, il Parco aveva deciso di consentire anche le visite separate del Foro e del Palatino, senza acquistare il biglietto unico per il Colosseo. Come si vede dalle statistiche ministeriali, questa opzione non esisteva nel 2018: in quell’anno il Foro romano e il Palatino segnavano infatti zero visitatori, perché questi rientravano solo nel cumulativo del biglietto unico. Ad oggi il biglietto separato, che era continuato nel 2020, è stato sospeso.
Dai dati ministeriali non è possibile sapere quanti dei quasi 7,5 milioni di visitatori del circuito archeologico “Colosseo, Foro Romano e Palatino” abbiano effettivamente visitato tutte e tre le aree, solo il Colosseo o solo il Foro romano con il Palatino. In ogni caso fonti del Parco archeologico del Colosseo hanno comunicato a Pagella Politica che nel 2019 gli ingressi soltanto per queste ultime due aree archeologiche sono stati oltre 4 milioni e 911 mila, mentre quelli al Colosseo 5 milioni e 650 mila [1]. Da questi dati si evince che la stragrande maggioranza di chi visita il Colosseo visita anche il Foro romano e il Palatino, e che i numeri corretti sono nell’ordine dei milioni, e non delle migliaia.
Nel post del 21 agosto su Facebook, Calenda ha scritto che il numero dei visitatori del «Foro e Palatino, senza Colosseo» sono «157 mila», leggendo ancora una volta in maniera parziale i dati.
Per completezza va aggiunto che nelle statistiche ministeriali sono conteggiati anche oltre 44 mila visitatori per il biglietto unico del Museo Nazionale Romano, che oltre ai già citati Palazzo Massimo, Palazzo Altemps e Crypta Balbi, comprende pure le Terme di Diocleziano. Anche in questo caso è molto probabile che una parte di questi visitatori abbia visitato una o più delle sedi museali facendo sì che i numeri per Palazzo Altemps e Palazzo Massimo siano in realtà un po’ più alti di quelli visti sopra, che conteggiano le visite con biglietto singolo. I numeri in questione restano comunque molto più bassi di quelli visti per il Parco archeologico del Colosseo e hanno dunque un peso notevolmente minore sul confronto fatto da Calenda.
Inoltre, prima di concludere, bisogna sottolineare che la proposta del leader di Azione è quella di accorpare in un «unico centro museale» non solo le opere dei già citati Musei Capitolini, di Palazzo Massimo e di Palazzo Altemps, ma anche quelle di altri quattro spazi espositivi: Crypta Balbi (che fa parte del Museo nazionale romano, con 20.593 visitatori nel 2019), Centrale Montemartini (68.040 spettatori), Palazzo Braschi del Museo di Roma (149.060 spettatori) e il Museo della civiltà romana, chiuso per lavori ormai dal 2014.
Se si sommassero i visitatori di questi musei con i tre visti sopra (Musei Capitolini, Palazzo Altemps e Palazzo Massimo), e togliendo il Foro romano e il Palatino, che sono due siti archeologici, si avrebbe un complessivo di 867.412 spettatori, un dato leggermente più elevato di quello registrato dal Museo Egizio di Torino.
Il verdetto
Secondo Carlo Calenda, a Roma andrebbe creato un «unico Museo» sulla storia della Capitale, accorpando nel Campidoglio diverse collezioni sparse in giro per la città. Il candidato sindaco di Roma sostiene che l’eccessiva frammentarietà dei musei capitolini sia un danno per i turisti. E a sostegno della sua tesi ha citato una statistica secondo cui i Musei Capitolini, quelli di Palazzo Massimo e Palazzo Altemps, il Foro romano e il Palatino «messi tutti insieme hanno meno visitatori del museo Egizio di Torino».
Al di là della bontà o meno della proposta in sé e dell’argomentazione usata, questo confronto è fuorviante per un paio di motivi.
È vero che nel 2019 i visitatori dei siti citati da Calenda nel complesso sono stati circa 787 mila, contro gli oltre 853 mila del Museo Egizio.
Ma i 157 mila visitatori del 2019 al Foro romano e al Palatino rientrano nelle statistiche come visitatori delle due sedi perché era stata introdotta la possibilità di acquistare un biglietto senza il Colosseo. In realtà, in base ai dati dell’ingresso cumulativo, gli ingressi al Foro romano e al Palatino, prima della pandemia, erano stati oltre 4,9 milioni in un anno, un numero da solo molto più grande di quello registrato dal Museo Egizio.
Nel complesso, Calenda merita un “Pinocchio andante”.
[1] La statistica tra “visitatori” e “ingressi” non è del tutto sovrapponibile, come hanno spiegato a Pagella Politica fonti del Parco archeologico del Colosseo, perché sotto certe condizioni un visitatore può fare più ingressi. Ma in questo caso ci è stato confermato che la differenza è poco significativa.
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