Il 13 settembre, ospite a Cartabianca su Rai 3, il leader della Lega Matteo Salvini ha difeso (min. 16:21) la sua proposta di introdurre la flat tax in Italia, ossia un sistema di tassazione dei redditi con un’unica aliquota del 15 per cento per tutti. Tra le altre cose, Salvini ha detto che «cinque anni fa», dunque prima che la Lega andasse al governo nel 2018 con il Movimento 5 stelle, la flat tax per le partite «non c’era», mentre oggi, grazie all’operato del suo partito, riguarda «2 milioni di lavoratori autonomi».
Il riferimento è alle partite Iva con ricavi fino a 65 mila euro che attualmente beneficiano di un regime forfetario, con il pagamento di un’imposta unica pari al 15 per cento. Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel 2020 queste partite Iva erano circa 1,6 milioni, a cui nel 2021 se ne sono aggiunte circa 240 mila, portando il numero degli autonomi con il forfetario vicino ai «2 milioni» citati da Salvini.
Il leader della Lega non è però «partito da zero»: il regime forfetario al 15 per cento esisteva già e il primo governo Conte, sostenuto da Salvini, lo ha esteso a più lavoratori.
Il riferimento è alle partite Iva con ricavi fino a 65 mila euro che attualmente beneficiano di un regime forfetario, con il pagamento di un’imposta unica pari al 15 per cento. Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel 2020 queste partite Iva erano circa 1,6 milioni, a cui nel 2021 se ne sono aggiunte circa 240 mila, portando il numero degli autonomi con il forfetario vicino ai «2 milioni» citati da Salvini.
Il leader della Lega non è però «partito da zero»: il regime forfetario al 15 per cento esisteva già e il primo governo Conte, sostenuto da Salvini, lo ha esteso a più lavoratori.