Il neo ministro della Giustizia affronta un tema piuttosto caldo, quello della situazione delle carceri e del percorso dei detenuti al loro interno. La Cancellieri sottolinea come la possibilità di imparare e praticare un mestiere, oppure di proseguire gli studi nel periodo di sconto della pena, sia non solo utile per l’individuo detenuto in carcere, ma anche per la società nel suo insieme. Secondo il ministro, infatti, un tipo di percorso ‘formativo’ per i carcerati renderebbe molto minore la probabilità di recidiva, ossia di commettere un altro crimine una volta uscito di prigione.
Secondo alcune statistiche del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – aggiornati al giugno 2012 – solo il 20% dei detenuti lavora: il 16,5% all’interno della struttura penitenziaria, e il 3,5% per datori di lavoro esterni. In Italia sono quindi poche le aziende che, sfruttando gli sgravi fiscali concessi dalla legge Smuraglia (n. 193/2000), assumono carcerati come dipendenti. L’80% dei detenuti (53.250 persone) non svolge nessun tipo di impiego.
Lo stesso documento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria segnala che, in base alle stime del Ministero, un’esperienza di lavoro fuori dal carcere ridurrebbe la probabilità di recidiva al 19%. Differentemente, i carcerati non lavoratori, dopo aver scontato la pena, hanno una probabilità di tornare a delinquere pari al 68%. Il dato proviene dallo studio intitolato “Le misure alternative alla detenzione” (Leonardo, 2007, pagina 23), secondo cui su 5.772 detenuti scarcerati nel 1998, il 68,45% è rientrato in carcere una o più volte negli anni a seguire; in un’analisi condotta sui condannati che non hanno trascorso la pena in carcere, ma affidati in prova al servizio sociale, la percentuale di recidiva era scesa a meno di 2 casi su 10.
La Cancellieri dunque non sbaglia nell’affermare che la probabilità di recidiva è molto più bassa per chi ha scontato la pena lavorando: solo il 19% (meno di 2 su 10) di questi detenuti commette nuovamente un crimine una volta usciti dal carcere. Ne consegue, quindi, che il restante 81% di questi detenuti-lavoratori non ha recidive, proprio come sostenuto dal ministro. “Vero”!
Per chi fosse interessato ad ulteriori dati e statistiche sulle carceri, segnaliamo questa raccolta di informazioni.