La nuova presidente della Camera Boldrini, si sa, è particolarmente sensibile al tema dei diritti umani. Argomento di turno è la nota situazione di sovraffollamento delle carceri italiane, oggetto di attenzione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo.
La Boldrini fa un generico riferimento a “una condanna” ma è probabile che si riferisca alla recente sentenza Torreggiani e altri c. Italia dell’8 gennaio 2013. Il caso riguardava la situazione di alcuni detenuti nelle carceri di Busto Arsizio e Piacenza, che lamentavano di aver dovuto condividere una cella di 9mq con altri due detenuti, avendo quindi a disposizione uno spazio personale di 3mq a testa (ricordiamo che le raccomandazioni del Comitato per la Prevenzione della Tortura – CPT – indicano in 4mq lo spazio minimo personale in celle condivise). I detenuti criticavano, inoltre, la mancanza di acqua calda e l’illuminazione insufficiente delle celle e chiedevano alla Corte di condannare l’Italia per violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. L’articolo – e qui veniamo alla dichiarazione della Boldrini – dispone: “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”.
La Corte ha accertato la violazione dell’articolo 3 e dato ragione ai detenuti. Nelle motivazioni della sentenza possiamo leggere: “la grave mancanza di spazio sperimentata dai sette ricorrenti per periodi variabili dai quattordici ai cinquantaquattro mesi costitutiva di per sé di un trattamento contrario alla Convenzione” (par. 77). Secondo i giudici, la mancanza di acqua calda nonché l’illuminazione e ventilazione insufficiente non costituiscono di per sé un trattamento inumano o degradante, ma sono elementi che “non hanno mancato di causare nei ricorrenti un’ulteriore sofferenza”. Pertanto la Corte ritiene che “le condizioni detentive in questione, tenuto conto anche della durata della carcerazione dei ricorrenti, abbiano sottoposto gli interessati ad una prova d’intensità superiore all’inevitabile livello di sofferenza inerente alla detenzione” e dunque equivalevano a trattamento inumano o degradante vietato dall’articolo 3 (parr. 78 e 79). L’Italia è stata condannata ad un risarcimento di circa 100mila euro, ripartito tra i sette detenuti.
Non è la prima volta che il nostro Paese viene condannato per sovraffollamento delle carceri. Già nel 2009 nel caso Sulejmanovic c. Italia la Corte aveva ravvisato nelle condizioni di un detenuto del carcere di Rebibbia, costretto in una cella di 16mq con altre cinque persone (2,7mq di spazio personale), la violazione dell’articolo 3: “la flagrante mancanza di spazio personale di cui il ricorrente ha sofferto è, di per sé, costitutiva di un trattamento inumano o degradante” (par. 43).
In materia di diritti umani Laura Boldrini continua a mostrarsi preparata – “Vero”!