Al termine della conferenza Ue sull’occupazione, Matteo Renzi snocciola una gran serie di dati sulla situazione del lavoro nel vecchio continente.



Occupati vs Posti di lavoro



Premessa semantica: c’è una differenza tra due indicatori apparentemente uguali, ovvero “posti di lavoro” e “occupati”. Questa è una distinzione che Renzi non ha saputo (o voluto) fare in passato, usando i termini come sinonimi. La differenza sta nel fatto che una persona può avere più di un posto di lavoro contemporaneamente o nel corso dello stesso anno, ma figura sempre solo come un occupato.




Secondo la Commissione europea, i posti di lavoro persi dal 2008 al luglio 2013 sono stati 6 milioni e 600 mila, circa un milione in meno di quelli indicati dal premier. Non troviamo un dato aggiornato a fine 2013 (se un lettore lo dovesse trovare lo invitiamo a commentare sotto l’analisi che aggiorneremo volentieri). Per quanto dubitiamo che in sei mesi siano stati persi un altro milione di posti di lavoro, concediamo il beneficio del dubbio a Renzi, immaginando che il dato si sia comunque avvicinato al valore citato.*



Per quel che riguarda l’Italia, immaginiamo che Renzi intendesse dire “occupati” e non “posti di lavoro”, dal momento che in Italia l’occupazione è calata dal 2008 di 984 mila unità, più vicino al milione citato da Renzi rispetto ai quasi 2 milioni di posti di lavoro persi dalla fine del 2007, secondo Confindustria.



Gli “80 mila” recuperati nei mesi scorsi dipendono dal mese di partenza. Secondo le serie storiche Istat, infatti, gli occupati ad agosto (ultimo dato disponibile) erano 22 milioni 380 mila. Questa cifra rappresenta un aumento di 64mila unità rispetto a febbraio ma un calo di 16mila unità rispetto a marzo. Come dice lo stesso Renzi però, sono valori davvero piccoli rispetto al totale.



Nel grafico sotto riassumiamo la variazione nel numero di occupati dal 2008 al 2013 nei principali Paesi dell’Ue: il calo in Spagna è il triplo di quello italiano (con una popolazione più piccola). In attivo invece Germania e Regno Unito, dove l’occupazione è aumentata di quasi 2 milioni e 500mila unità dalla crisi.






E la disoccupazione?



Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, è vero che nell’Unione europea era al 7% nel 2008, ma non è arrivata all’11,9% citato dal premier, raggiungendo infatti “appena” il 10,8% del 2013. Renzi si confonde con il tasso di disoccupazione dell’area euro, giunto all’11,9% a febbraio di quest’anno (ma nel frattempo sceso a 11,6%). Il Presidente del consiglio è più preciso sui dati americani: il massimo raggiunto dalla disoccupazione Usa è stato il 9,6% nel 2010, poi calata al 5,9% nel settembre di quest’anno.



Il verdetto



I dati e le definizioni di Renzi vanno nel verso giusto ma c’è un po’ di confusione e imprecisione. E’ vero che ci sono stati diversi milioni di posti di lavoro persi in Europa (probabilmente 6,6 milioni non 7,6). E’ vero che c’è stato un calo dell’occupazione in Italia di un milione di unità, ma Renzi dice “posti di lavoro” e di questi ne sono stati bruciati quasi il doppio. E’ vero che negli Usa il trend della disoccupazione è stato più positivo di quello dell’Unione europea, ma Renzi riporta i dati dell’Eurozona. Troppe imprecisioni per andare oltre il “Nì”.





*Per completezza dal momento che Renzi fa confusione tra posti di lavoro e occupati, riportiamo anche l’andamento di quest’ultimi: secondo Eurostat il numero di occupati nei 28 Paesi dell’Ue è passato da 222 milioni e 957 mila nel 2008 a 217 milioni e 292 nel 2013. La riduzione (-5,6 milioni) è meno ingente di quello segnalato dal premier.