“L’ultima assemblea nazionale” di cui parla Renzi risale a dicembre 2013, quando Gianni Cuperlo venne eletto presidente del Pd.
Da allora le tre Regioni menzionate dal Premier sono andate al voto nei primi sei mesi del 2014. La Sardegna, dopo 5 anni di centrodestra con presidenza di Ugo Cappellacci, a febbraio 2014, ha visto la vittoria di Francesco Pigliaru, candidato del Partito Democratico, con il 42,45% dei voti. Stesso discorso per l’Abruzzo: anche qui dopo 5 anni di centrodestra con Giovanni Chiodi, il Pd vince con il 46,26%, eleggendo a governatore Luciano D’Alfonso.
La questione varia leggermente per il Piemonte, reduce da una turbolenta legislatura del leghista Cota. Eletto nel 2010, il leader padano ha visto la sua nomina annullata dal Tar a inizio anno, a causa di brogli elettorali. Nelle elezioni di maggio, l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino ha riportato il Piemonte sotto la guida del Partito Democratico.
Concluso il capitolo regionale, affrontiamo quelle dei Comuni capoluoghi di Provincia. Come riporta in maniera molto utile La Repubblica, prima della recente tornata elettorale, dei 29 capoluoghi al voto, 16 erano in mano del centrosinistra, 12 al centrodestra e 1 ad una lista civica. In seguito al voto di fine maggio, questo numero è salito a 20 per il centrosinistra e sceso a 6 per il centrodestra. Il Premier quindi gonfia leggermente il successo del Pd, che ha conquistato 4 Comuni, e non 6 come sostiene nella dichiarazione in oggetto.
Un Matteo Renzi leggermente impreciso, che comunque si merita un “Vero” al fact-checking.