Il rientro in ufficio di fine di agosto rappresenta un momento difficile per tutti, si sa. E come noi comuni mortali, anche i nostri politici non sono sfuggiti alla depressione da rientro delle vacanze. Arrivati a Montecitorio, infatti, i 104 coraggiosi che si sono presentati alla lettura del decreto anti-femminicidio (decreto legge 14 agosto 2013, n. 93 Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province) hanno avuto non poche difficoltà a riprendere la routine: pare che il clima vacanziero gli abbia perfino fatto dimenticare la collocazione del banco del proprio gruppo parlamentare, cosa che ha reso non facile la conta dei presenti.



Il nervosismo ha fatto salire il tono delle polemiche per il rientro anticipato: tra tutti, i deputati a 5 stelle hanno bacchettato la presidente Boldrini per i costi indotti dalla convocazione straordinaria e per la mera “apparenza” di questo gesto, fatto più che altro per farsi pubblicità. La presidente ha risposto a tono, sostenendo che questa è una prassi prevista dalla Costituzione e che quindi non si può parlare di forzature. Vediamo se è vero.



Secondo l’articolo 77 della Costituzione “il governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria”. Per questo motivo “quando, in casi straordinari di necessità e d’urgenza, il governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni”. In altre parole, è previsto che dopo 5 giorni dall’emissione di un decreto, il decreto stesso sia presentato in parlamento per iniziare la procedura che lo porterà alla conversione in legge. Il decreto anti-femminicidio, emesso dal governo il 16 agosto, doveva dunque essere necessariamente presentato al parlamento entro il 21 e assegnato alle Comissioni di competenza (in questo caso Giustizia e Affari Costituzionali).



E’ quindi obbligatorio per i parlamentari presentarsi a seguito di una convocazione straordinaria e non vi è nessun tipo di abuso di potere da parte del presidente nel convocarla. Al di là delle opinioni sull’urgenza o meno della convocazione e sull’appropriatezza dei costi sostenuti (il leghista Buonanno, ad esempio, ha sostenuto che la presidente si sarebbe potuta accordare con il ministro per i Rapporti con il Parlamento perchè il governo non portasse il provvedimento il 16 agosto e si risparmiassero gli stimati 150 milioni di euro), la Boldrini si merita quindi un cartellino verde. “Vero”!