E’ di oggi la notizia che secondo l’Istat la pressione fiscale nel quarto trimestre del 2012 ha raggiunto il 52,0% (si vedano ad esempio gli articoli de La Stampa, Il Corriere e Il Sole 24 Ore). E’ importante segnalare però che questo dato si riferisce solo al quarto trimestre, mentre la pressione fiscale viene solitamente calcolata su base annua. Come si può vedere dal testo integrale dei Conti Economici trimestrali della PA rilasciati dall’Istat proprio oggi 5 aprile, la pressione fiscale sarebbe arrivata al 44,0% nel 2012. Questo valore rappresenta un record, come abbiamo dimostrato in una precedente analisi ma è ben distante dal 70% citato da Grillo durante l’intervento a “La Cosa”.



Forse il leader del M5S intendeva la pressione fiscale per il 2013? Nella relazione al parlamento di fine marzo il governo ha presentato le sue previsioni per l’anno in corso, portando la stima della pressione fiscale a 44,4%. Volendo anche diffidare della stima del governo, vediamo che Confindustria prevede che la pressione fiscale nel 2013 raggiungerà il 45,3%.



Come si spiega questa discrepanza così marcata tra la pressione fiscale riportata dall’Istat ed il valore denunciato da Grillo? Forse perché, come fanno numerose associazioni di imprenditori, Grillo si riferisce alla pressione fiscale “effettiva” (a volte chiamata anche “legale” o “reale”)? Questo indicatore ufficioso mira ad epurare dal Pil italiano l’economia sommersa (che di solito viene inclusa nel Pil nonostante, per definizione, evada le tasse) per dare un indicatore di quanto pesino effettivamente la tasse su coloro che le pagano. Tuttavia, proprio perché il sommerso è sommerso, il suo valore è necessariamente una stima ed è per sua natura impreciso (per maggior informazioni leggere il rapporto di Confcommercio “Una nota sulle determinanti dell’economia sommersa”).



Tentando, comunque, di trovare il numero di Grillo, siamo andati a vedere le stime di vari enti imprenditoriali (che non hanno quindi nessun interesse a sottostimare la tassazione che subiscono) e troviamo numeri ancora ben distanti dal 70% denunciato da Grillo: nel giugno 2012 Confindustria stimava una pressione fiscale effettiva del 54,2% nel 2012 e del 54,6% nel 2013. A marzo 2013 Confcommercio ha presentato numeri fondamentalmente identici, citando una pressione fiscale “legale” del 54,3% nel 2013. Anche la previsione più pessimistica che abbiamo trovato, quella di Rete Imprese Italia (di cui non troviamo l’analisi ma solo i riferimenti nei giornali), si ferma ad un 56,3% di pressione fiscale. Insomma, una distanza davvero incolmabile quella tra la pressione fiscale – dichiarata o effettiva – e il 70% citato da Grillo. Per comodità del lettore abbiamo riassunto le varie stime nella tabella qui a destra.



Infine, Grillo confronta la pressione fiscale italiana con quella europea, e almeno non sbaglia il valore di quest’ultima. Secondo l’Eurostat infatti la pressione fiscale nell’Ue si attestava precisamente al 40% nel dicembre 2012, e al 40,8% nell’Eurozona. Questa è la media ponderata (per il Pil delle varie economie) mentre la media semplice della pressione fiscale nei 27 Stati membri era del 36,4% nel 2011 e presumiamo che nel 2012 si sia avvicinata al valore citato da Grillo.



Questo dato risparmia al leader del M5S una “Panzana pazzesca”, ma nello storpiare clamorosamente la pressione fiscale italiana si guadagna un “Pinocchio andante” targato Pagella Politica.