No, non vi sbagliate. Non è la prima volta che Beppe Grillo tira fuori il numero di avvocati italiani. Durante la campagna elettorale il leader del M5S ne aveva contati 150 mila, beccandosi un giudizio poco lusinghiero da Pagella Politica. Ed ora?


Ne conta ben 240 mila. Ebbene, quest’ultima stima si rivela quasi esatta. Che Beppe abbia dato una sbirciatina ai nostri calcoli per aggiustare il tiro? Secondo l’ultimo Rapporto sui sistemi giudiziari europei del 2012 della Cepej (Commissione Europea per l’Efficienza della Giustizia, istituita in seno al Consiglio d’Europa), l’Italia nel 2010 contava 211.962 avvocati – primi in Europa (pag. 308). A seguire, il Regno Unito con circa 176 mila avvocati, la Germania a quota 155 mila, la Spagna 125 mila e la Francia con appena 51 mila avvocati. Ma i principi del foro nostrani nel frattempo sono aumentati, se si pensa che la recente Relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2012 specifica che gli iscritti all’albo nell’agosto 2012 erano 247.040. I dati, ripartiti per Regione, sono disponibili anche sul sito dell’Albo nazionale degli avvocati. Grillo approssima per difetto e ha ragione a sostenere che ci siano 240 mila avvocati ad affollare lo Stivale.


Ignoriamo la frequenza riproduttiva dei procioni, ma Grillo sembra avere sostanzialmente ragione anche quando parla di un incremento di 15 mila avvocati all’anno. Già nella Relazione inaugurale dell’anno 2005, il presidente del Consiglio Nazionale Forense parlava di un aumento annuo di circa 15 mila avvocati. Guardando poi i dati citati sopra, vediamo che tra il 2010 e il 2012 c’è stato un aumento di poco più di 35 mila avvocati, per una media di +17,500 all’anno. 


Il leader del M5S è meno preciso quando sostiene che l’Italia abbia un terzo di tutti gli avvocati d’Europa. Sommando i numeri contenuti nel Rapporto Cepej, nell’Ue, nel 2010, si contavano circa 950 mila avvocati. L’Italia, pertanto, rappresenterebbe circa il 22% del totale – un numero approssimabile a un quinto o a un quarto, ma certamente non a un terzo.     


Su questo tema Grillo si dimostra ben più preparato rispetto alla volta precedente. Il giudizio, del tutto positivo, è solo macchiato da una sbavatura sul finale: “C’eri quasi”!