La pronuncia della Corte Costituzionale del 9 aprile scorso offre a Civati l’occasione per toccare il tema della fecondazione assistita e della storia controversa della legge che la regola, approvata nel 2004 e conosciuta come “legge 40”.



Nell’anno successivo alla sua approvazione si è svolto un referendum abrogativo su alcuni dei punti più controversi della legge. Con l’aiuto dell’archivio storico delle elezioni andiamo allora a verificare la correttezza dei dati sul risultato del referendum: sui 4 quesiti proposti, i primi tre hanno ottenuto circa l’88% dei votanti mentre il quarto, riguardante la fondazione eterologa, raggiunse il 77,38% dei voti. Ricordiamo che il referendum non raggiunse il quorum dal momento che partecipò solo il 26,6% degli aventi diritto.



Dopo aver verificato che la parte quantitativa risulta essere corretta, proviamo a fare chiarezza sulla seconda parte della dichiarazione: in che misura questo referendum ha anticipato le scelte della Corte Costituzionale?



Nella pronuncia del 9 aprile riguardante la legge sulla fecondazione assistita, la Corte ha dichiarato incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa, la norma che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi in caso di infertilità assoluta, la cui abrogazione era stata proposta in occasione del referendum del 2005 (quesito 4). La Corte ha infatti bocciato l’articolo 4, comma 3, che prevede il divieto di fecondazione eterologa e l’articolo 9 commi 1 e 3, e 12 comma 1, collegati a tale divieto.



Già nel 2009 la Corte Costituzionale era intervenuta per dichiarare incostituzionali i commi 2 e 3 dell’articolo 14 della legge 40 che ponevano un limite alla produzione di embrioni e l’obbligo di un unico impianto. Come spiegato anche in un dossier della Camera dei deputati, tali norme erano state oggetto del referendum del 2005 (quesito 2).



Civati è stato corretto su tutta la linea e da Pagella Politica si guadagna la promozione: “Vero”!