IntervIstato da Lilli Gruber a Otto e mezzo, Matteo Renzi sostiene che siano ben 6 milioni gli italiani che lavorano nel “sociale”. Assumendo che il sindaco intenda per “italiani che lavorano nel sociale” coloro che sono impiegati nel terzo settore e posto che per terzo settore s’intende quel complesso di enti privati che, ponendosi all’interno del sistema socio-economico, si collocano tra Stato e Mercato e sono orientati alla produzione di beni e servizi di utilità sociale (quali cooperative, associazioni, ong e onlus), abbiamo verificato l’affermazione del Renzi rivolgendoci al documento “Ricerca sul valore economico del terzo settore in Italia“, pubblicato da Forumterzosettore.it e relativo al 2012.
Andiamo adesso ai numeri della ricerca: l’intero settore, secondo l’Istat (pag. 14) conta oltre 235 mila organizzazioni non-profit, pari al 5,4% di tutte le unità istituzionali; circa 488 mila lavoratori, pari al 2,5% del totale degli addetti, e circa 4 milioni di persone coinvolte in veste di volontari.
Renzi non fa una distinzione tra lavoratori e volontari e per questo, in assenza di specifiche, riteniamo che si riferisse alle risorse umane complessivamente impiegate nell’ambito del sociale. In questo caso, sommando i circa 4 milioni di volontari ai 488 mila lavoratori “salariati”, si arriva a circa 4 milioni e mezzo di “impiegati a vario titolo”, una cifra quindi del 25% più bassa rispetto a quanto dice il sindaco. Non solo. Apprendiamo a pag. 51 che il 92,9% delle istituzioni intervistate dichiarano di avvalersi di risorse volontarie, a fronte di un 37,3% di soggetti che impiegano lavoratori retribuiti. Quindi la stragrande maggioranza non sono lavoratori bensì volontari. “Nì” per Renzi.