Dalle pagine del blog di Beppe Grillo, il deputato Di Battista conia un nuovo hashtag per attaccare Alfano. Il suo obiettivo è promuovere una campagna per mandare via dal governo quello che viene definito, nel medesimo post, “il ministro più indecente”. Fra le tante colpe del leader del Nuovo Centrodestra si annovera quella di aver creato il cosiddetto “Lodo Alfano” – a quanto pare una legge dichiarata incostituzionale – che prevedeva la sospensione di tutti i processi penali per le quattro cariche più importanti dello Stato.
Era una calda estate del 2008 quando il Lodo Alfano veniva presentato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Una legge composta da un articolo, che proprio nel primo comma affermava: “Salvi i casi previsti dagli articoli 90 e 96 della Costituzione, i processi penali nei confronti dei soggetti che rivestono la qualità di Presidente della Repubblica, di Presidente del Senato della Repubblica, di Presidente della Camera dei deputati e di Presidente del Consiglio dei ministri sono sospesi dalla data di assunzione e fino alla cessazione della carica o della funzione. La sospensione si applica anche ai processi penali per fatti antecedenti l’assunzione della carica o della funzione”. L’articolo 90 si riferisce ai casi di impeachment del Presidente della Repubblica mentre l’articolo 96 riguarda i casi in cui il parlamento autorizza la giurisdizione ordinaria nei confronti del governo, anche per reati commessi durante l’esercizio delle funzioni.
Un provvedimento abbastanza drastico che effettivamente non ha avuto vita lunga. Come si può apprendere dal sito della Camera, la Corte Costituzionale, nel 2009, ha dichiarato l’incostituzionalità del lodo per la violazione dell’articolo 3 e dell’articolo 138 della Costituzione. Il Lodo Alfano violava il principio di uguaglianza fra cittadini e necessitava di una legge costituzionale e non di una semplice legge ordinaria.
Un Di Battista preparato, e un “Vero” da Pagella Politica.