Il 5 ottobre il leader della Lega Matteo Salvini ha tenuto una conferenza stampa alla Camera in cui ha spiegato perché i ministri del suo partito non hanno partecipato al Consiglio dei ministri che quel giorno ha approvato la legge delega per la riforma fiscale. Secondo Salvini, il testo presentato dal governo Draghi rischia in futuro di causare un aumento delle tasse – per esempio con la cosiddetta “riforma del catasto” – ipotesi a cui la Lega è fortemente contraria e che è stata smentita anche dal presidente del Consiglio Mario Draghi.
A sostegno della sua posizione, il leader della Lega ha dichiarato (min. 10:20) che oggi nel nostro Paese l’Imposta municipale propria (Imu) «pesa per 22 miliardi» di euro, mentre nel complesso il prelievo fiscale sugli immobili nel nostro Paese ha un valore di «40 miliardi».
Al di là dello scontro all’interno del governo, abbiamo verificato le cifre di Salvini: sono quasi corrette.
Che cosa dicono i dati ufficiali
Il rapporto più completo con i dati sul prelievo immobiliare in Italia è stato pubblicato alla fine del 2019 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) e dall’Agenzia delle entrate, e si intitola “Gli immobili in Italia”. Qui sono analizzati, voce per voce, i vari tributi che compongono la tassazione sugli immobili nel nostro Paese.
Tra questi tributi, ci sono le imposte sul reddito, come l’Irpef e l’Ires, con le varie addizionali regionali e comunali; la già citata Imu, che è un’imposta patrimoniale sugli immobili; la Tasi, un tributo che da un punto di vista economico ha natura patrimoniale; le imposte sul trasferimento degli immobili a titolo oneroso (tra cui l’Iva, le imposte di registro e di bollo e le imposte ipotecarie e catastali); e le imposte di successione o donazione.
Secondo i dati più aggiornati del Mef, nel 2018 le due imposte di natura patrimoniale sugli immobili avevano un valore complessivo di oltre 19,8 miliardi di euro: l’Imu di oltre 18,7 miliardi (dunque un dato più basso di quello indicato da Salvini) e la Tasi di quasi 1,1 miliardi.
Le imposte di natura reddituale avevano invece un valore di oltre 8,5 miliardi di euro: 5,4 miliardi facevano riferimento all’Irpef, 600 milioni all’Ires e oltre 2,5 miliardi alla cosiddetta “cedolare secca”, un regime facoltativo che permette di sostituire il pagamento dell’Irpef con un’imposta fissa.
Infine, le imposte sui trasferimenti e sulle locazioni avevano un valore di quasi 12,3 miliardi di euro. Qui la voce principale era composta dall’Iva (quasi 6 miliardi), seguita dalle imposte di registro e di bollo (circa 3 miliardi) e le imposte ipotecarie e catastali (1,7 miliardi).
Come mostra la Tabella 1, sommando tutte le voci tributarie, si ottiene un valore superiore a 40,6 miliardi di euro, il dato che Salvini ha molto probabilmente arrotondato a «40 miliardi».
A sostegno della sua posizione, il leader della Lega ha dichiarato (min. 10:20) che oggi nel nostro Paese l’Imposta municipale propria (Imu) «pesa per 22 miliardi» di euro, mentre nel complesso il prelievo fiscale sugli immobili nel nostro Paese ha un valore di «40 miliardi».
Al di là dello scontro all’interno del governo, abbiamo verificato le cifre di Salvini: sono quasi corrette.
Che cosa dicono i dati ufficiali
Il rapporto più completo con i dati sul prelievo immobiliare in Italia è stato pubblicato alla fine del 2019 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) e dall’Agenzia delle entrate, e si intitola “Gli immobili in Italia”. Qui sono analizzati, voce per voce, i vari tributi che compongono la tassazione sugli immobili nel nostro Paese.
Tra questi tributi, ci sono le imposte sul reddito, come l’Irpef e l’Ires, con le varie addizionali regionali e comunali; la già citata Imu, che è un’imposta patrimoniale sugli immobili; la Tasi, un tributo che da un punto di vista economico ha natura patrimoniale; le imposte sul trasferimento degli immobili a titolo oneroso (tra cui l’Iva, le imposte di registro e di bollo e le imposte ipotecarie e catastali); e le imposte di successione o donazione.
Secondo i dati più aggiornati del Mef, nel 2018 le due imposte di natura patrimoniale sugli immobili avevano un valore complessivo di oltre 19,8 miliardi di euro: l’Imu di oltre 18,7 miliardi (dunque un dato più basso di quello indicato da Salvini) e la Tasi di quasi 1,1 miliardi.
Le imposte di natura reddituale avevano invece un valore di oltre 8,5 miliardi di euro: 5,4 miliardi facevano riferimento all’Irpef, 600 milioni all’Ires e oltre 2,5 miliardi alla cosiddetta “cedolare secca”, un regime facoltativo che permette di sostituire il pagamento dell’Irpef con un’imposta fissa.
Infine, le imposte sui trasferimenti e sulle locazioni avevano un valore di quasi 12,3 miliardi di euro. Qui la voce principale era composta dall’Iva (quasi 6 miliardi), seguita dalle imposte di registro e di bollo (circa 3 miliardi) e le imposte ipotecarie e catastali (1,7 miliardi).
Come mostra la Tabella 1, sommando tutte le voci tributarie, si ottiene un valore superiore a 40,6 miliardi di euro, il dato che Salvini ha molto probabilmente arrotondato a «40 miliardi».