Il 21 settembre, a margine di un incontro al municipio III di Roma, la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha duramente criticato il governo Draghi per aver chiesto «quattro voti di fiducia in 48 ore» sui temi della giustizia civile e penale e del green pass. «Il Parlamento è mortificato, l’opposizione non è in grado e non può dire la sua», ha commentato Meloni. «Una deriva davvero preoccupante per la nostra democrazia».
Abbiamo verificato e, al di là del giudizio politico, la presidente di Fratelli d’Italia cita un dato corretto. Non solo: da un confronto con i precedenti governi, quello di Mario Draghi è uno di quelli che ha fatto più ricorso ai voti di fiducia, nonostante l’ampio sostegno parlamentare di cui gode.
Che cosa sta succedendo in Parlamento
Innanzitutto ricordiamo – come abbiamo spiegato in passato – che il governo pone la fiducia su una determinata legge per velocizzarne l’iter legislativo e per tenere compatta la maggioranza. Una volta che il governo pone la questione di fiducia gli emendamenti proposti dai parlamentari decadono e il Parlamento vota unicamente il testo presentato dal governo.
Negli ultimi giorni il governo Draghi ha più volte fatto ricorso – o ha annunciato di voler far ricorso – allo strumento del voto di fiducia.
Martedì 21 settembre la Camera ha approvato con la fiducia la conversione in legge del cosiddetto “decreto Green pass bis” (quello che ha introdotto l’obbligo del certificato dal 1° settembre per le scuole e alcuni mezzi di trasporto), ora passato all’esame del Senato. Nello stesso giorno il Senato ha invece approvato, sempre con la fiducia, il cosiddetto “maxi-emendamento” al disegno di legge delega sulla riforma del processo civile, ora passata all’esame della Camera.
Per oggi e domani – mercoledì 22 settembre e giovedì 23 settembre – il governo ha poi già annunciato la volontà di porre altri due voti di fiducia in Senato: uno sui due articoli che compongono il disegno di legge sulla riforma del processo penale [1], e uno sul decreto “Green pass bis”, in arrivo dalla Camera.
Dunque Meloni ha ragione quando dice che il governo Draghi ha chiesto «quattro voti di fiducia in 48 ore». Ma come ne esce l’attuale esecutivo da un confronto con i suoi predecessori?
Una fiducia ogni 12 giorni
Nel mese di settembre il governo Draghi ha posto la fiducia anche in un’altra occasione, il 15 settembre in Senato, sul primo decreto “Green pass” (quello sull’obbligo di certificato per determinate attività nei luoghi al chiuso), che il 9 settembre alla Camera era stato approvato senza la fiducia.
Da quando si è insediato (13 febbraio 2021), alla Camera il governo Draghi ha posto otto volte il voto di fiducia su progetti di legge, contando il voto del 21 settembre sul decreto “Green pass”. Al Senato le questioni di fiducia sui progetti di legge sono stati dieci, contando anche i due programmati per il 22 e 23 settembre.
Stiamo parlando di un totale di 18 voti di fiducia, uno ogni 12 giorni circa. In base alle nostre elaborazioni più recenti, nelle ultime tre legislature solo il governo di Mario Monti ha fatto più ricorso alla fiducia (una ogni 10 giorni), mentre gli altri meno: il governo Conte II (14 giorni), governo Renzi (16 giorni), governo Gentiloni (21 giorni), governo Conte I (27 giorni), governo Berlusconi IV (27 giorni) e governo Letta (30 giorni).
Prima di concludere, ricordiamo che oltre alla gestione della pandemia, il governo Draghi si è impegnato con l’Unione europea a rispettare l’approvazione di diverse riforme entro certi termini per poter ricevere i fondi destinati al “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (Pnrr).
Il verdetto
Secondo Giorgia Meloni, il governo Draghi ha chiesto «quattro voti di fiducia in 48 ore» sui temi della giustizia penale e civile, e sul green pass. Abbiamo verificato e la presidente di Fratelli d’Italia ha ragione.
Il 21 settembre la Camera ha approvato con la fiducia il decreto “Green pass bis” e il Senato il maxi-emendamento sulla riforma del processo civile. Per il 22 e 23 settembre sono poi in programma altri due voti di fiducia al Senato: sul decreto “Green pass bis” e sulla riforma del processo penale.
Da quando si è insediato, il governo Draghi viaggia a un ritmo di una fiducia ogni 12 giorni circa. Nelle ultime tre legislature soltanto il governo Monti ha registrato un dato più basso.
In conclusione, Meloni merita un “Vero”.
[1] Tecnicamente al Senato il governo ha chiesto di porre due voti di fiducia sui due singoli articoli del disegno di legge per la riforma del processo penale. Alcune fonti stampa conteggiano per questa votazione due voti di fiducia, facendo salire il numero dei voti di fiducia in cinque in 48 ore. Nella nostra analisi abbiamo deciso di considerarlo come un voto singolo, visto l’oggetto unitario del voto.
«Finalmente un primato per Giorgia Meloni, se pur triste: in due anni la presidente del Consiglio ha chiesto ben 73 voti di fiducia, quasi 3 al mese, più di qualsiasi altro governo, più di ogni esecutivo tecnico»
7 dicembre 2024
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