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No, il coprifuoco non è più lungo di quello della Seconda guerra mondiale

| 18 maggio 2021
La dichiarazione
«Un coprifuoco così lungo non c’era nemmeno durante il secondo conflitto mondiale»
Fonte: Facebook | 17 maggio 2021
Ansa
Ansa
Verdetto sintetico
Panzana pazzesca
Il 17 maggio il deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone ha criticato su Facebook il coprifuoco, in vigore in Italia dallo scorso novembre, scrivendo che durante la Seconda guerra mondiale una misura simile era durata di meno. Nel suo post il deputato ha anche condiviso un virgolettato del giornalista Nicola Porro, secondo cui il coprifuoco dura ormai da «190 giorni» e «siamo ancora qui a discuterne».

Al di là della legittima critica contro il coprifuoco, Mollicone sbaglia: non è vero che il coprifuoco introdotto durante la Seconda guerra mondiale sia stato più breve di quello attuale. Vediamo nel dettaglio perché.

Quando è iniziato il coprifuoco durante la Seconda guerra mondiale

Prima della pandemia di Covid-19, l’ultima volta che l’Italia ha vissuto un coprifuoco è stato durante la Seconda guerra mondiale. Parliamo quindi di un momento estremamente complesso della nostra storia, in cui il coprifuoco era soltanto una tra le numerose misure eccezionali messe in atto all’epoca dai governi e dalle forze militari del tempo.

Ricostruire gli sviluppi relativi al divieto di circolazione in anni tanto turbolenti non è facile, ma per farlo abbiamo consultato resoconti storici, studi e archivi dei giornali. Mentre da un lato c’è uniformità sulla data di inizio del coprifuoco nel nostro Paese durante il secondo conflitto mondiale, dall’altro lato non esiste una data univoca per la sua revoca su tutto il territorio nazionale.

Partiamo dal principio. Il 26 luglio 1943 cadde il regime fascista di Benito Mussolini, sfiduciato dal Gran consiglio del fascismo. Al suo posto il re Vittorio Emanuele III nominò come capo del governo il generale Pietro Badoglio. I poteri relativi al mantenimento dell’ordine pubblico furono assunti dalle autorità militari e Badoglio impose il «coprifuoco dal tramonto all’alba» (Figura 1).
Figura 1. Prima pagina della Stampa del 26 luglio 1943
Figura 1. Prima pagina della Stampa del 26 luglio 1943
Le regole di quel coprifuoco erano abbastanza simili a quelle attuali. Sull’edizione del quotidiano La Stampa del 27 luglio 1943 si legge infatti che la norma vietava la «circolazione dei civili eccezione fatta per i sacerdoti, medici, levatrici, appartenenti ad associazioni di assistenza sanitaria, nell’esercizio delle rispettive funzioni». Tutti i cittadini che avessero necessità di uscire di casa dovevano inoltre «portare seco i documenti di identità con fotografia, con l’obbligo di esibirli a qualsiasi richiesta degli agenti dell’ordine e dei comandanti di truppa» e «i pubblici esercizi di ogni categoria, i teatri di varietà, i cinematografi, i locali sportivi e similari» dovevano chiudere nelle ore del coprifuoco.

La guerra intanto continuava e pochi mesi dopo, a partire dal settembre 1943, l’Italia si divise tra il cosiddetto “Regno del Sud”, unica entità governativa legittima amministrata dal Re e da Badoglio, e la Repubblica Sociale Italiana (Rsi), che comprendeva le regioni del Centro-Nord ed era governata dal regime fantoccio di Mussolini, sostenuto dalle truppe occupanti naziste.

La norma sul coprifuoco imposta da Badoglio era valida nel Regno del Sud, ma non nella Rsi che dipendeva dalle autorità nazi-fasciste. Marco Soresina, docente di Storia contemporanea presso l’Università statale di Milano, ha spiegato a Pagella Politica che anche nei territori della Rsi «l’esercito tedesco o le prefetture locali emanarono diverse norme per imporre il coprifuoco». In effetti esistono diversi esempi dei proclami del tempo.

Ricapitolando: durante la Seconda guerra mondiale il coprifuoco è entrato in vigore in tutta Italia nel luglio del 1943. Quando la Rsi ha preso il controllo del Centro-Nord, le sue autorità hanno provveduto a imporre la norma anche nei territori occupati.

Quando è stato rimosso il coprifuoco durante la Seconda guerra mondiale?

Rispondere a questa domanda è più difficile. La gestione del coprifuoco tra il 1943 e la fine della guerra, nel 1945, è dipesa infatti dalle autorità locali – come i prefetti o i Comitati di liberazione nazionale (Cln) – che spesso modificavano la norma in base a diverse variabili, come la programmazione di eventi particolari o la situazione di minore o maggiore tensione in un territorio.

È possibile trovare alcune notizie che confermano la volubilità del coprifuoco in Italia ai tempi della resistenza partigiana. Per esempio, a Milano il 7 ottobre 1943 è stato imposto il coprifuoco dalle 21 alle 5 per ordine della prefettura di Milano e del Comando militare germanico, mentre il 18 agosto 1944 questo iniziava alle 22 e terminava sempre alle 5 di mattina. A Roma invece il 10 settembre 1943 il coprifuoco partiva alle 21:30, mentre il 20 dicembre alle 19.

In alcuni periodi di particolare calma, poi, i prefetti potevano decidere di revocare temporaneamente il coprifuoco nei comuni sotto la loro giurisdizione. È successo ad esempio nella provincia di Modena il 3 aprile 1944.

Se la gestione del coprifuoco quindi non dipendeva dalle autorità nazionali, nemmeno la sua revoca fu decisa con un’unica norma. In generale però possiamo dire che il coprifuoco è rimasto in vigore, al netto delle differenze territoriali o dei brevi momenti di pausa in alcune zone, fino alla liberazione dell’Italia, nell’aprile del 1945. Con l’arrivo delle truppe americane e inglesi, infatti, le città italiane del Centro-Nord furono liberate una dopo l’altra dall’occupazione tedesca e fascista, segnando la fine della guerra e aprendo la strada alla costruzione di un governo democratico.

Man mano che le città venivano liberate le autorità locali provvedettero anche all’eliminazione del coprifuoco. Ne abbiamo notizia per esempio già il 6 maggio 1945 a Torino, il 9 maggio a Vigevano (in provincia di Pavia) e il 10 luglio a Bolzano.

Ricapitolando: durante la Seconda guerra mondiale il coprifuoco è stato in vigore in Italia – seppure con le dovute differenze territoriali – tra il 26 luglio 1943 e, indicativamente, la metà del 1945. Se consideriamo come data simbolica la giornata generalmente associata alla liberazione, il 25 aprile, parliamo di un periodo di 639 giorni.

Coprifuoco e pandemia

Con l’arrivo dell’emergenza coronavirus i governi di molti Paesi, in tutto il mondo, hanno dovuto adottare misure drastiche per cercare di limitare i contagi e fermare la diffusione del nuovo coronavirus. Tra queste troviamo anche l’imposizione di un coprifuoco per limitare gli spostamenti nelle ore notturne ed evitare quindi assembramenti non essenziali.

In Italia, il 3 novembre 2020 l’allora governo Conte II ha introdotto, a partire dal 6 novembre, un coprifuoco a livello nazionale, tra le 22 e le 5, con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm). Inizialmente il coprifuoco sarebbe dovuto rimanere in vigore fino al 3 dicembre 2020, ma è stato poi prolungato – sia dal governo Conte II che dal governo Draghi – con i successivi provvedimenti governativi e ad oggi è ancora in vigore. Il 17 maggio però l’esecutivo ha fatto sapere che intende «abolire completamente» il coprifuoco a partire dal prossimo 21 giugno.

Al 17 maggio il coprifuoco per la pandemia era in vigore da 192 giorni, lasso di tempo che salirà a 227 giorni se la misura sarà effettivamente abolita il prossimo 21 giugno. In ogni caso stiamo parlando, al massimo, di un lasso temporale lungo circa un terzo del periodo complessivo in cui il coprifuoco è rimasto attivo durante la Seconda guerra mondiale.

Il verdetto

Il 17 maggio il deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone ha scritto su Facebook che l’attuale coprifuoco, introdotto in Italia per la pandemia di Covid-19, ha superato in durata quello in vigore nel nostro Paese durante la Seconda guerra mondiale. Abbiamo verificato e questa affermazione è sbagliata.

Durante la Seconda guerra mondiale, il governo Badoglio impose un coprifuoco a livello nazionale il 26 luglio 1943, che è durato – con varie differenze di città in città – per oltre 630 giorni.

L’arco temporale rimane comunque indicativo. A quel tempo l’Italia era divisa e in lotta, e le diverse prefetture, i comandi dell’esercito o anche le autorità tedesche che occupavano i territori nel Centro-Nord potevano decidere di imporre, modificare o rimuovere il coprifuoco. La misura è però stata abolita ovunque poco dopo la Liberazione dalle forze nazi-fasciste.

Durante la pandemia di Covid-19, il governo Conte II ha introdotto il coprifuoco a livello nazionale a partire dal 6 novembre 2020, che al 17 maggio è in vigore da oltre 190 giorni. L’esecutivo Draghi ha annunciato che la misura sarà eliminata il prossimo 21 giugno, per una durata totale di 227 giorni, circa un terzo del periodo considerato durante la Seconda guerra mondiale.

In conclusione, Mollicone si merita una “Panzana pazzesca”.

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