Aggiornamento 2 dicembre, ore 16:00 – Abbiamo preso visione delle linee guida ufficiali della Commissione europea e possiamo confermare che non viene imposto nulla agli Stati (né sarebbe stato possibile farlo) ma viene chiesto di «prendere in considerazione, per le celebrazioni religiose, di evitare messe affollate usando trasmissioni tv, online e radio, destinando specifici spazi ai nuclei familiari (“household bubbles”) perché stiano insieme, e vietando i canti corali. L’uso delle mascherine è particolarmente importante durante questo genere di eventi». Dunque non solo le messe non vengono vietate dalla Ue, ma la Ue nemmeno chiede vengano vietate integralmente dagli Stati: al massimo vengono suggerite agli Stati una serie di misure restrittive per ridurre il rischio di trasmissione del virus durante le celebrazioni religiose, il cui svolgimento non viene quindi escluso.

Il deputato della Lega Gianni Tonelli il 1° dicembre ha scritto su Facebook che l’Unione europea «pone il veto alle cerimonie religiose». Il suo post è accompagnato dalla prima pagina del Giornale che recita “Follia di Natale: l’Europa vieta la messa”. Titoli analoghi in prima pagina si trovano oggi anche su altri quotidiani, come il Fatto Quotidiano o Libero.

Ma davvero l’Ue ha vietato le messe di Natale? La risposta è no, anche perché non ha le competenze necessarie per porre un simile divieto. Andiamo allora a vedere che cosa è successo per davvero.

Le indiscrezioni dell’Ansa

La sera del 30 novembre l’agenzia di stampa Ansa ha diffuso la notizia secondo cui «nelle linee guida che saranno pubblicate mercoledì sulle misure anti-Covid, per il Natale», e di cui l’agenzia ha potuto vedere le bozze, «la Commissione europea raccomanda di valutare di “non permettere assembramenti”». In particolare, prosegue Ansa, «si chiede di “considerare di evitare cerimonie religiose con grossi assembramenti, sostituendole con iniziative online, in tv o alla radio”».

Abbiamo contattato la rappresentanza italiana della Commissione europea per avere le linee guida in questione ma siamo ancora in attesa di risposta. In ogni caso, dando per buone le anticipazioni dell’Ansa, è evidente dal testo che quella dell’Unione europea sarà una raccomandazione agli Stati membri, dunque un atto non vincolante. Inoltre si tratterebbe di una raccomandazione a «valutare» eventuali restrizioni, nemmeno una raccomandazione a imporle. Restrizioni che oltretutto dal testo dell’Ansa sembrano riguardare «le cerimonie religiose con grossi assembramenti», e non qualsiasi messa di Natale.

Di fatto si può dire, insomma, che ogni Stato potrà fare quello che vuole. La Ue, contrariamente a quanto afferma Tonelli, non ha posto alcun veto – né avrebbe potuto – sullo svolgimento delle messe di Natale. Alcuni dettagli delle linee guida possono ovviamente essere cambiate prima della pubblicazione attesa per mercoledì 2 dicembre, ma non c’è pericolo che la Ue possa decidere al posto degli Stati che cosa fare riguardo le messe natalizie.

Le competenze dell’Ue

In ambito sanitario la Ue ha solo competenze di supporto a quelle che sono rimaste in capo agli Stati membri. In Italia, ad esempio, la sanità è una materia che è generalmente di competenza regionale ma – come abbiamo scritto in un nostro recente articolo – lo Stato ha la competenza esclusiva in materia di «profilassi internazionale» e, in generale, può sempre sostituirsi alle regioni in caso di «pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica».

Allo stesso modo spetta allo Stato, in base all’articolo 117 della Costituzione, la competenza esclusiva in materia di «rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose». L’Unione europea, in base all’articolo 17 del Trattato sul funzionamento dell’Ue, «rispetta e non pregiudica lo status di cui le chiese e le associazioni o comunità religiose godono negli Stati membri in virtù del diritto nazionale».

Nei vari Dpcm che hanno accompagnato le diverse fasi dell’epidemia in Italia, l’accesso alle funzioni religiose è stato più volte oggetto di disposizioni normative del governo. Già dal 1° marzo, ad esempio, erano state sospese tutte le cerimonie religiose e il Dpcm del 26 aprile aveva imposto il limite massimo di 15 partecipanti per le cerimonie funebri.

La Commissione europea potrebbe adesso invitare gli Stati a usare i loro poteri per limitare il rischio che la circolazione del virus – che nell’Ue, dopo il picco di inizio novembre, ha iniziato finalmente a rallentare – acceleri in conseguenza delle festività natalizie. Un intervento di Bruxelles per indicare la strada su come gestire in maniera coordinata tra Stati europei il periodo festivo è peraltro stato richiesto dai principali Paesi dell’Unione europea, come abbiamo visto di recente riguardo al tema delle aperture delle stazioni sciistiche.

Il verdetto

Il deputato della Lega Gianni Tonelli ha scritto il 1° dicembre su Facebook che la Ue «pone il veto alle cerimonie religiose». Non è vero.

Alla base delle parole di Tonelli c’è un’anticipazione dell’Ansa delle linee guida della Commissione europea che dovrebbero uscire il 2 dicembre. Qui si legge che la Ue sarebbe intenzionata a raccomandare agli Stati (non a imporre) di valutare se sia il caso di evitare «le cerimonie religiose con grossi assembramenti», per evitare il rischio di un peggioramento dell’epidemia di Covid-19.

In base al tenore letterale delle anticipazioni dell’Ansa e in base a quelle che sono le competenze dell’Unione europea (integrative in ambito sanitario e di fatto nulle in ambito di rapporti Stato-chiese) è evidente che la Ue non ha posto alcun veto, né avrebbe potuto farlo. Nel complesso, Tonelli si merita un “Pinocchio andante”.