Il 27 ottobre, il leader di Azione Carlo Calenda ha criticato su Twitter la sindaca di Roma Virginia Raggi sostenendo che «tutti gli indicatori di qualità dei servizi e benessere economico» della Capitale siano crollati in questi anni.
Già il 23 ottobre Calenda – che si candiderà alle Comunali romane del prossimo anno – aveva detto (min. 1:03:50) a Piazzapulita su La7 che, secondo la valutazione dei cittadini, Roma sarebbe la capitale europea che più è peggiorata negli ultimi cinque anni, fra le capitali europee. È possibile che la dichiarazione su Twitter fosse una versione semplificata di questa affermazione più articolata.
Si tratta tuttavia di sfumature diverse: da una parte, si parla di un peggioramento dei servizi e della condizione economica degli abitanti, dall’altra si esprime il punto di vista dei romani. Calenda ha certamente ragione su quest’ultimo aspetto, ma fa una semplificazione eccessiva quando parla degli indicatori sulla qualità della vita.
Per verificarlo, confronteremo tre diversi rapporti.
Il rapporto della Commissione europea
Il 13 ottobre 2020, la Commissione europea ha pubblicato il “Rapporto sulla qualità della vita nella città europee”. Lo studio ha analizzato 83 città europee di medie e grandi dimensioni, utilizzando per ognuna un campione di 700 abitanti, per un totale di 58.100 interviste condotto da giugno a settembre 2019.
Il primo capitolo è dedicato proprio alla soddisfazione dei cittadini rispetto al luogo in cui vivono e alla percezione di come questo sia cambiato negli ultimi cinque anni, dal 2015 al 2019. Lo stesso periodo a cui si riferisce Carlo Calenda. Virginia Raggi è stata sindaca per la maggior parte di quel periodo, visto che ha iniziato il proprio mandato come sindaca della Capitale a giugno 2016.
Nella prima classifica, Roma compare fra le dieci città in cui la soddisfazione di chi ci vive è più bassa: al 75 per cento, ventitré punti in meno dalle prime classificate, Copenhagen e Stoccolma, dove la percentuale raggiunge il 98 per cento. Non è l’unica città italiana in fondo alla lista. Con punteggi più bassi di quello romano, troviamo anche Napoli (70 per cento) e Palermo (64 per cento), la penultima sulle 83 città del sondaggio, solo di un punto sopra Belgrado (63 per cento di soddisfazione).
Seppure il 75 per cento del campione romano si sia detto soddisfatto della propria città, solo il 5 per cento ritiene che la qualità della propria vita nella capitale sia migliorata negli ultimi cinque anni (Tabella 1). Da questo punto di vista, Roma risulta fra le capitali europee in cui la più alta percentuale di cittadini, il 72 per cento degli intervistati, ha percepito un peggioramento dal 2015 al 2019. Il 23 per cento ritiene che non ci siano stati cambiamenti e, come abbiamo visto, solo il 5 per cento sostiene ci siano stati dei miglioramenti.
A questi dati fa probabilmente riferimento Calenda quando dice che Roma è la capitale europea «che è peggiorata di più» negli ultimi cinque anni, secondo la valutazione dei cittadini. Anche se sarebbe più corretto dire che sia la città in cui la più bassa percentuale di cittadini vede un miglioramento (Tabella 1).
Già il 23 ottobre Calenda – che si candiderà alle Comunali romane del prossimo anno – aveva detto (min. 1:03:50) a Piazzapulita su La7 che, secondo la valutazione dei cittadini, Roma sarebbe la capitale europea che più è peggiorata negli ultimi cinque anni, fra le capitali europee. È possibile che la dichiarazione su Twitter fosse una versione semplificata di questa affermazione più articolata.
Si tratta tuttavia di sfumature diverse: da una parte, si parla di un peggioramento dei servizi e della condizione economica degli abitanti, dall’altra si esprime il punto di vista dei romani. Calenda ha certamente ragione su quest’ultimo aspetto, ma fa una semplificazione eccessiva quando parla degli indicatori sulla qualità della vita.
Per verificarlo, confronteremo tre diversi rapporti.
Il rapporto della Commissione europea
Il 13 ottobre 2020, la Commissione europea ha pubblicato il “Rapporto sulla qualità della vita nella città europee”. Lo studio ha analizzato 83 città europee di medie e grandi dimensioni, utilizzando per ognuna un campione di 700 abitanti, per un totale di 58.100 interviste condotto da giugno a settembre 2019.
Il primo capitolo è dedicato proprio alla soddisfazione dei cittadini rispetto al luogo in cui vivono e alla percezione di come questo sia cambiato negli ultimi cinque anni, dal 2015 al 2019. Lo stesso periodo a cui si riferisce Carlo Calenda. Virginia Raggi è stata sindaca per la maggior parte di quel periodo, visto che ha iniziato il proprio mandato come sindaca della Capitale a giugno 2016.
Nella prima classifica, Roma compare fra le dieci città in cui la soddisfazione di chi ci vive è più bassa: al 75 per cento, ventitré punti in meno dalle prime classificate, Copenhagen e Stoccolma, dove la percentuale raggiunge il 98 per cento. Non è l’unica città italiana in fondo alla lista. Con punteggi più bassi di quello romano, troviamo anche Napoli (70 per cento) e Palermo (64 per cento), la penultima sulle 83 città del sondaggio, solo di un punto sopra Belgrado (63 per cento di soddisfazione).
Seppure il 75 per cento del campione romano si sia detto soddisfatto della propria città, solo il 5 per cento ritiene che la qualità della propria vita nella capitale sia migliorata negli ultimi cinque anni (Tabella 1). Da questo punto di vista, Roma risulta fra le capitali europee in cui la più alta percentuale di cittadini, il 72 per cento degli intervistati, ha percepito un peggioramento dal 2015 al 2019. Il 23 per cento ritiene che non ci siano stati cambiamenti e, come abbiamo visto, solo il 5 per cento sostiene ci siano stati dei miglioramenti.
A questi dati fa probabilmente riferimento Calenda quando dice che Roma è la capitale europea «che è peggiorata di più» negli ultimi cinque anni, secondo la valutazione dei cittadini. Anche se sarebbe più corretto dire che sia la città in cui la più bassa percentuale di cittadini vede un miglioramento (Tabella 1).