Il 19 ottobre la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha scritto su Facebook che la Francia, spostando i confini di Stato con l’Italia, ha fatto «rientrare in territorio francese la vetta del Monte Bianco».

Meloni fa riferimento, come vedremo più avanti, a un episodio dell’estate 2019, peraltro non privo di precedenti. La contesa sul Monte Bianco ha infatti un valore simbolico oltre che economico, perché la sua vetta è la più alta d’Europa (o la seconda, se si considera anche l’Elbrus nel Caucaso).

Abbiamo verificato la vicenda del 2019 e Meloni usa dei toni decisamente esagerati rispetto alla reale portata dei fatti, ma alla base delle sue parole c’è un qualche fondamento. In ogni caso si tratta di una questione ancora aperta, di cui si sta occupando il Ministero degli Esteri.

Andiamo a ricostruire la situazione, partendo da un precedente del 2015.

Il precedente del 2015

La vetta del Monte Bianco è stata al centro di un incidente diplomatico già nel 2015. A settembre 2015, due guide francesi hanno bloccato l’accesso al ghiacciaio del Gigante dal Rifugio Torino, poco sotto la stazione di arrivo della funivia Skyway, su ordine del sindaco del comune francese di Chamonix, Eric Fournier, senza avvisare le autorità italiane, nonostante il fronte sud del Monte sia territorio valdostano.

In quell’occasione, ha spiegato a Pagella Politica Osvaldo Marengo, responsabile ai rifugi del Cai (Club Alpino Italiano), «i geologi chiamati a fare le perizie avevano stabilito» che il punto interessato dall’ordinanza del sindaco di Chamonix fosse in territorio italiano.

«Ad oggi – ha sottolineato Marengo – non c’è dubbio che, il Rifugio Torino e la Punta Helbronner, dove arriva la funivia proveniente da Courmayer, sono territorio italiano e pagano le tasse in Italia. Anche se ogni tanto la Francia tenta di riaprire la questione». A conferma di questo atteggiamento francese, stigmatizzato come vedremo tra poco anche dalle autorità italiane, c’è proprio l’episodio giugno dell’anno scorso a cui fa riferimento Meloni. Vediamone i dettagli.

La decisione dei comuni di Chamonix e Saint-Gervais

La vetta del Monte Bianco è tornata di attualità il 27 giugno 2019, quando i comuni francesi di Chamonix e Saint Gervaix hanno emesso un’ordinanza per vietare temporaneamente le attività di parapendio nella zona del Monte Bianco, includendo nel provvedimento un’area – 600 metri di perimetro intorno alla vetta – che includerebbe anche una parte di territorio italiano. Nel testo dell’ordinanza dei comuni francesi si legge che questo perimetro ha come limite la frontiera franco-italiana, ma proprio la disputa in corso su questo punto rende il riferimento alla frontiera non risolutivo. Ci torneremo tra poco.

In un comunicato stampa, i due comuni hanno motivato in ogni caso la decisione con esigenze di sicurezza, ovvero ai rischi legati all’atterraggio sulla cima del monte.

In seguito a questi eventi, Fratelli d’Italia ha depositato due interrogazioni parlamentari per chiedere chiarimenti, una il 5 agosto 2019 (rimasta senza risposta) e un’altra – tramite il deputato Francesco Lollobrigida – il 12 ottobre 2020. A quest’ultima ha risposto il giorno stesso il sottosegretario Scalfarotto. Vediamo che cosa ne è emerso.

Una disputa antica

Con l’interrogazione del 12 ottobre, Lollobrigida chiedeva al governo quali iniziative intendesse adottare «per tutelare l’interesse nazionale e la sovranità dello Stato italiano nella aree del massiccio del Monte Bianco che appartengono al nostro territorio nazionale ma vengono arbitrariamente acquisite da atti amministrativi delle autorità francesi».

La risposta della Farnesina, per bocca del sottosegretario agli Esteri Ivan Scalfarotto (Italia Viva),ricostruisce la vicenda sollevata dal partito di Meloni.

La disputa frontaliera sulla vetta del Monte Bianco, come accennavamo, è antica. «La cartografia ufficiale italiana – che è altresì in uso alle forze Nato e riconosciuta a livello internazionale – trova fondamento nella Convenzione del 1861 di delimitazione che – dagli studi storico-giuridici agli atti – risulta l’unico strumento pattizio facente fede al riguardo», ha spiegato Scalfarotto in Aula.

Dall’altra parte, la cartografia francese «riporta il confine sul Monte Bianco spostato di circa 82 ettari sul territorio italiano» e quindi quando i comuni di Chamonix e Saint Gervaix scrivono nella loro ordinanza che il limite è la frontiera franco-italiana stanno facendo riferimento a un limite controverso. Secondo il Ministero degli Esteri italiano infatti, la cartografia francese «non è fondata su uno strumento pattizio, ma sembrerebbe discendere da una interpretazione unilaterale di Parigi e da asseriti “diritti storici” riconducibili a riproduzioni negli anni di cartografie “errate”, a partire dalla fine del XIX secolo, e discordanti sia con la linea di confine fissata dalla Convenzione del 1861 sia con la prassi costante sul terreno».

Alla base del problema, c’è quindi una contesa centenaria mai del tutto risolta.

Una commissione per tracciare i confini

In occasione dell’interrogazione dei deputati di Fratelli d’Italia, il ministero degli Esteri, rappresentato dal sottosegretario Scalfarotto, ha anche illustrato le azioni intraprese dal governo. Dopo l’ordinanza di Chamonix e Saint-Gervais, il ministero degli Esteri, tramite l’Ambasciata a Parigi, ha fatto presente alle autorità francesi «la tradizionale posizione italiana riguardo alla linea di confine».

Questo è utile, oltre che nel caso specifico, anche per evitare che si crei un precedente che possa un domani essere invocato dalla Francia proprio per definire la contesa sul confine.

Più volte, in passato, stando alle dichiarazioni di Scalfarotto, l’Italia ha proposto di avviare «consultazioni bilaterali» per arrivare a una comune rappresentazione cartografica del Monte Bianco. A seguito delle ultime rimostranze della Farnesina, ha spiegato il sottosegretario, «le autorità francesi si sono dichiarate disponibili ad affrontare la questione nel quadro della Commissione mista per la manutenzione del tracciato dei confini». Secondo le dichiarazioni ufficiali del Ministero degli Esteri, il governo francese e il governo italiano lavoreranno dunque al raggiungimento di una soluzione comune, ricorrendo a una Commissione mista per ridefinire il controverso confine sulla cima del Monte Bianco.

Il verdetto

Il 19 ottobre, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha scritto su Facebook che la Francia ha fatto rientrare in territorio francese la vetta del Monte Bianco.

La denuncia di Meloni è fortemente esagerata nei toni ma non del tutto priva di fondamento. Fa riferimento a una vicenda del 2019, confermata anche dal ministero degli Esteri, in risposta a un’interrogazione parlamentare di Fratelli d’Italia.

Il 27 giugno 2019, i comuni francesi Chamonix e Saint Gervaix hanno infatti emesso un’ordinanza per vietare temporaneamente le attività di parapendio nella zona del Monte Bianco. Il provvedimento sembrerebbe interessare – anche alla luce della posizione storica, e controversa, della Francia circa i propri confini con l’Italia – l’intero territorio della vetta, inclusa la parte italiana, su cui la Francia non avrebbe giurisdizione.

L’episodio ha attivato un nuovo confronto diplomatico sul tema. A seguito della richiesta di chiarimenti del ministero degli Esteri, tramite l’Ambasciata italiana a Parigi, la Francia si è detta disponibile a risolvere la controversia e arrivare a una soluzione comune, ricorrendo a una Commissione mista «per la manutenzione del tracciato dei confini».

Meloni ha quindi ragione quando dice che le autorità francesi hanno fatto rientrare nel proprio territorio la cima del Monte Bianco, ma esagera i toni e soprattutto lascia intendere che lo spostamento dei confini sia cosa avvenuta. Come abbiamo visto la controversia è in corso da molti anni, è ancora aperta e lontana da una soluzione definitiva, anche se proprio di recente potrebbe forse essere stato mosso qualche passo verso una soluzione negoziale.

La leader di Fratelli d’Italia merita un “Nì”.