Aggiornamento 13 febbraio 2020, ore 14:45: L’articolo è stato modificato con l’aggiunta delle dichiarazioni fatte a Pagella Politica dagli autori dello studio.

L’11 febbraio l’ex deputato di Fratelli d’Italia Guido Crosetto
ha scritto su Twitter che per il nuovo coronavirus 2019-nCoV «il periodo di incubazione non è più 15 giorni, ma 24». Questa presunta notizia è stata riportata anche da alcuni quotidiani italiani e stranieri.

Ma come stanno davvero le cose? Chiariamo subito che questi «24 giorni» fanno riferimento al periodo massimo di giorni necessari per l’incubazione, stimato in uno studio appena pubblicato (ma non ancora revisionato dalla comunità scientifica) relativamente a un solo paziente in condizioni gravi su 1.099 casi. Secondo la ricerca in questione, il periodo di incubazione per la maggior parte dei casi si aggira entro i tre giorni.

Ad oggi, poi, le varie istituzioni in ambito medico sostengono che, in caso di contagio, i primi sintomi possano al massimo comparire entro 14 giorni, in linea con quanto suggerito dai primi studi diffusi negli ultimi giorni sul 2019-nCoV.

Ma entriamo meglio nei dettagli della vicenda.

Di che cosa stiamo parlando

In base ai dati più aggiornati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), al 10 febbraio 2020 il nuovo coronavirus ha contagiato oltre 45.500 persone (il 99,2 per cento dei quali in Cina), causando 910 morti (solo uno di questi fuori dalla Cina).

Una delle questioni rilevanti quando si parla di 2019-nCoV riguarda il cosiddetto “periodo di incubazione”, ossia il lasso temporale che intercorre tra il contagio da parte del nuovo coronavirus e la comparsa dei primi sintomi della malattia, che, ricordiamo, vanno da naso che cola, gola secca, tosse e febbre, a sintomi più gravi per alcune persone, come polmoniti o altre serie difficoltà respiratorie.

Conoscere con precisione quale sia il periodo di incubazione del nuovo coronavirus – ma in generale di tutte le malattie infettive – è fondamentale per una efficace gestione del contagio, per esempio nel chiarire se le persone asintomatiche possano o meno trasmettere il virus (scenario da non escludere, ma ad oggi ritenuto molto raro e improbabile).

Che cosa dicono le istituzioni

«Le attuali stime del periodo di incubazione [del 2019-nCoV, ndr] sono comprese in un intervallo di tempo che va dai due agli 11 giorni e queste stime saranno aggiornate quando saranno disponibili maggiori dati a riguardo», scrive l’Oms sul suo sito ufficiale. «Sulla base delle informazioni relative ad altri coronavirus, come il Mers e la Sars, il periodo di incubazione del 2019-nCoV potrebbe arrivare a 14 giorni».

Altre istituzioni in ambito sanitario riportano cifre simili. «Le informazioni sulle caratteristiche cliniche delle infezioni da 2019-nCoV stanno aumentando», scrive sul suo sito l’Istituto superiore di sanità italiano. «Si stima che il periodo di incubazione vari in media tra tre e sette giorni e fino a un periodo massimo di 14 giorni».

Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), si stima che il periodo di incubazione sia «tra i due e i 14 giorni», gli stessi numeri citati anche dal suo equivalente statunitense (Cdc), che riporta come questa stima si basi su quanto visto in passato anche per il Mers.

Nonostante sia passato poco più di un mese dall’inizio del contagio, partito dalla Cina, sono comunque già usciti su diverse prestigiose riviste scientifiche alcuni studi che descrivono alcune delle caratteristiche epidemiologiche del nuovo coronavirus.

Per esempio, uno studio pubblicato il 29 gennaio 2020 sul New England Journal of Medicine (Nejm) e realizzato da diversi ricercatori cinesi ha stimato – utilizzando i dati presi su un campione di 425 casi confermati di 2019-nCoV – che il periodo di incubazione medio per il nuovo coronavirus sia di 5,2 giorni, con alcuni pazienti intorno a un massimo di 12,5 giorni.

Secondo i ricercatori, il loro modello statistico fornisce un supporto iniziale alla messa in quarantena delle persone esposte al virus per un periodo di 14 giorni, sottolineando però, tra le altre cose, la necessità di ulteriori ricerche. Un altro studio, pubblicato il 6 febbraio 2020 sulla rivista scientifica Eurosurveillance, ha stimato invece un periodo di incubazione che va dai 2,1 agli 11,1 giorni.

Che cosa dice lo studio sui «24 giorni»

Il 9 febbraio, è stato pubblicato su medRxiv uno studio intitolato “Caratteristiche cliniche dell’infezione da nuovo coronavirus 2019 in Cina”, basato su un campione di 1.099 casi confermati di contagio da 2019-nCoV (fino al 29 gennaio scorso) provenienti da 552 ospedali in 31 province cinesi.

La rivista medRxiv è una piattaforma dove vengono caricati gli studi prima di essere sottoposti alla cosiddetta peer review, il meccanismo con cui la comunità scientifica valuta la qualità e l’affidabilità di una ricerca. Lo studio in questione, condotto da un team di decine di ricercatori cinesi, è ancora nelle fasi iniziali del suo percorso (tecnicamente si parla di un pre print), ma è stato comunque pubblicato su medRxiv perché uno degli obiettivi della piattaforma è proprio quello di facilitare e velocizzare la diffusione di informazioni scientifiche in ambito medico.

In ogni caso, il testo online dal 9 febbraio «descrive una nuova ricerca medica ma deve essere ancora valutato e pertanto non deve essere utilizzato come guida per le pratiche cliniche», sottolinea con un caveat medRxiv.

In sintesi, i ricercatori hanno stimato, sulla base del loro campione, che il periodo mediano di incubazione del nuovo coronavirus è di tre giorni (più basso dunque dei 5,2 visti nello studio di Nejm, come riportato anche degli autori del nuovo studio).

Questo significa, in parole semplici, che almeno la metà delle persone che hanno mostrato i sintomi l’ha fatto entro tre giorni dal contagio. Il range preso in considerazione dai ricercatori va da zero a 24 giorni (il dato citato da Crosetto), ma quest’ultimi si sono verificati in condizioni gravi solo per unpaziente, come hanno confermato gli autori dello studio a Pagella Politica e lo scienziato Zhong Nanshan, intervistato il 12 febbraio dal quotidiano di Singapore The Strait Times. Nansham, tra i firmatari dello studio, ha inoltre invitato alla cautela nel citare i dati della ricerca.

Un altro paziente sembra aver mostrato un periodo di incubazione simile, ma nel gruppo con sintomi lievi.

«Su 1.099 casi, solo 13 pazienti hanno riportato un periodo di incubazione di 14 giorni o più, mentre solo 8 pazienti hanno riportato un periodo di incubazione di 18 giorni o più», hanno spiegato a Pagella Politica gli autori dello studio.

Per chi ha sviluppato complicazioni gravi a causa del contagio, il periodo di incubazione mediano sembra essere ancora più basso, ossia di due giorni.

Ricapitolando: il fatto che il nuovo coronavirus possa aver al massimo un periodo di incubazione di 24 giorni resta al momento un’ipotesi, contenuta in uno studio ancora non verificato dalla comunità scientifica. In ogni caso diverse ricerche – tra cui quella in questione – hanno mostrato che la stragrande maggioranza di chi viene contagiato mostra i primi sintomi in pochi giorni.

Quando si parla di periodi di incubazione così lunghi, uno dei problemi – spiega l’epidemiologo Paul Hunter della University of East Anglia di Norwich, nel Regno Unito – è che non è semplice stabilire se una persona che mostra i sintomi dopo tanto tempo rispetto all’ipotetico primo contatto con il virus non abbia avuto nel frattempo un secondo contatto, da cui è partito realmente il contagio.

Il verdetto

Secondo Giulio Crosetto, il nuovo coronavirus non ha più un periodo di incubazione di 15 giorni, ma di 24. Abbiamo verificato e le cose non stanno proprio così.

Sulla base delle prime osservazioni scientifiche e delle similarità con la Sars e il Mers, istituzioni come l’Oms, l’Iss, l’Ecdc e il Cdc sostengono che il periodo di incubazione del 2019-nCoV arrivi fino al massimo ai 14 giorni. Un nuovo studio – non ancora soggetto a peer review – sostiene che in rarissimi casi (si parla di un solo paziente in condizioni gravi su 1.099) questo numero potrebbe salire a 24.

La ricerca in questione, poi, ha stimato che il periodo mediano di incubazione sia di tre giorni: questo significa che almeno la metà delle persone che hanno mostrato i sintomi l’ha fatto entro tre giorni dal contagio.

È ancora presto comunque per avere una risposta precisa su quale sia il periodo d’incubazione del nuovo coronavirus (così come su altre caratteristiche del virus), ma le evidenze scientifiche ad oggi suggeriscono che questo numero sia nella grande maggioranza dei casi meno dei «24 giorni» indicati da Crosetto, che sembra dare per scontato quella che resta essere per il momento un’ipotesi (per di più “estrema”).

“Pinocchio andante”, dunque, per l’ex deputato di Fratelli d’Italia.