Il 30 gennaio 2020, il leader della Lega Matteo Salvini ha scritto su Facebook che il nuovo coronavirus (che al 2 febbraio ha contagiato quasi 14.600 persone, uccidendone oltre 300) è considerato «pericoloso “come la peste e il colera”».

Abbiamo verificato e questo messaggio è fuorviante. Vediamo perché.

L’audizione di Speranza in Parlamento

Il riferimento fatto dall’ex ministro dell’Interno è alle parole pronunciate il 27 gennaio scorso dal ministro della Salute Roberto Speranza, nella sua audizione in Parlamento.

«Il nuovo virus – ha detto Speranza in merito a quanto fatto dalle autorità cinesi – pur essendo per il momento classificato come di tipo B quanto a pericolosità (al pari di quelli della Sars, dell’Aids o della polio), viene gestito come se fosse appartenente alla classe A (la stessa del colera e della peste)».

Come ha sottolineato il direttore del Post Luca Sofri sul suo blog personale, alcuni media hanno decontestualizzato e male interpretato questo passaggio dell’audizione, facendo passare il messaggio che in effetti il coronavirus sia pericoloso come la peste e il colera, come lasciato intendere anche da Salvini sui social.

In realtà la questione riguarda nello specifico la gestione del nuovo coronavirus, e non la sua pericolosità, su cui ricordiamo rimangono ancora molti aspetti di incertezza su cui stanno lavorando gli scienziati (tra cui, per esempio, il suo tasso di letalità e quello di mortalità).

Che cosa hanno deciso le autorità cinesi

Laney Zhang, ricercatrice della Biblioteca del Congresso statunitense ed esperta in diritto cinese, ha spiegato nel dettaglio che cosa sta all’origine della confusione fatta da Salvini e da alcuni quotidiani italiani.

In base alla legge cinese, esistono tre classi di malattie infettive: nella “Classe A” ci sono solo la peste e il colera; nella “Classe B”, tra le diverse malattie, rientrano – come correttamente detto da Speranza – anche la Sars, l’Aids, la dengue, la rabbia e la tubercolosi; nella “Classe C” ci sono invece malattie come l’influenza comune, la rosolia e la parotite.

Vediamo prima in breve perché il nuovo coronavirus non è pericoloso come la peste e il colera, utilizzando i dati dell’Oms, per poi approfondire che cosa hanno deciso le autorità cinesi.

Il nuovo coronavirus

Il nuovo coronavirus fa parte della stessa famiglia dei coronavirus che causano la Sars (e il Mers) e con questa malattia ha in comune la gran parte dei sintomi. Non sono ancora noti – visto il breve periodo di tempo che è passato dall’inizio del contagio – tutti gli indicatori epidemiologici necessari per avere un confronto il più completo possibile. In ogni caso, tra il 2002 e il 2003 i contagiati di Sars furono quasi 8.500, con meno contagiati rispetto al nuovo coronavirus, ma con oltre 800 decessi, più degli attuali per il 2019-nCoV.

«Come le altre malattie respiratorie, l’infezione da 2019-nCoV può causare sintomi leggeri come il naso che cola, gola secca, tosse e febbre», spiega l’Oms. «Questa infezione può essere più grave per alcune persone e causare polmoniti o altre difficoltà respiratorie. Molto più raramente, può essere mortale. Le persone anziane e quelle con condizioni mediche pre-esistenti (come il diabete o malattie cardio-circolatorie) sembrano essere più vulnerabili una volta entrate a contatto con il nuovo coronavirus».

Peste e colera

La situazione è invece molto più grave per le due malattie infettive citate da Salvini, che sono considerate le più pericolose dall’Oms.

Secondo i dati dell’Organizzazione, ogni anno il colera colpisce in media tra gli 1,3 milioni e i 4 milioni di persone, uccidendone tra le 21 mila e i 143 mila. I numeri dei contagiati dalla peste sono più bassi, ma il tasso di letalità è molto più alto: oltre 3.200 casi confermati tra il 2010 e il 2015, con oltre 580 morti.

Isolamento e raccolta delle informazioni

Come ha spiegato Zhang sul sito ufficiale della Biblioteca del Congresso statunitense, il 20 gennaio 2020, la Commissione sanitaria nazionale della Repubblica popolare cinese ha annunciato che il nuovo coronavirus, pur presentando ad oggi una pericolosità simile a quella delle malattie della “Classe B”, viene trattato come una malattia della “Classe A”.

In particolare, questo ha soprattutto conseguenze dirette sulla gestione dei sospetti contagiati (e di chi è entrato in contatto con loro, come medici e infermieri), che devono subito essere messi in isolamento per evitare un ulteriore contagio. Non solo: in base alla legge cinese, come misura di emergenza, possono essere isolate intere aree e può essere ordinata la chiusura di mercati, teatri, scuole e altri luoghi di interesse pubblico (cosa che normalmente non può avvenire per altre malattie di “Classe B”, come l’Aids).

Un’altra somiglianza tra il modo in cui viene trattato il nuovo coronavirus e, per esempio, il colera, riguarda i tempi del monitoraggio dei nuovi contagiati. Come stabiliscono le linee guida pubblicate dall’Oms per il controllo globale del nuovo coronavirus, le autorità nazionali devono riportare all’Organizzazione i casi confermati o probabili di contagio entro 24 ore (come per il colera, per esempio), fornendo anche una serie di dati.

La rapidità nel trasmettere questo tipo di informazioni, spiega l’Oms, è dettata dal fatto che ci sono ancora diversi aspetti ignoti di questo nuovo virus, e la raccolta tempestiva di informazioni epidemiologiche permette, per esempio, di valutare con maggiore affidabilità l’effettiva pericolosità di questo coronavirus.

Dire che il coronavirus è pericoloso come la peste e il colera è dunque scorretto. In queste settimane viene trattato come queste malattie da un punto di vista della prevenzione (con le misure di isolamento dei pazienti) e del monitoraggio, per evitare la diffusione del contagio e raccogliere il meglio e più velocemente possibile nuove informazioni.

Un’inchiesta del New York Times pubblicata il 1° febbraio 2020 ha mostrato come la risposta iniziale delle autorità cinesi sia stata caratterizzata da lentezze, tentativi di censura delle informazioni ed eccessivo ottimismo negli annunci al pubblico.

Il verdetto

Secondo Matteo Salvini, il nuovo coronavirus è considerato «pericoloso “come la peste e il colera”». Il leader della Lega cita l’audizione in Parlamento del ministro della Salute Roberto Speranza, che però fa riferimento a come viene trattato attualmente il nuovo coronavirus negli annunci delle autorità cinesi, dopo gli errori iniziali, e non alla sua effettiva pericolosità.

Salvini manda dunque un messaggio fuorviante: non è vero che il 2019-nCoV è pericoloso quanto le due malattie infettive citate. È però vero che da un punto di vista del monitoraggio e del controllo, la Cina e l’Oms stanno dando particolare attenzione al nuovo coronavirus (con tempestive misure di isolamento, per esempio, simili a quelle legate a possibili contagi di peste e colera). Questo è dovuto al fatto che l’Organizzazione vuole evitare una diffusione del contagio e raccogliere quante più informazioni dettagliate possibili per valutare le corrette misure di prevenzione da mettere in campo.

In conclusione, Salvini si merita un “Nì”.