Il 1° dicembre la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha scritto su Facebook e Twitter che Pd e M5s «adesso rendono ancora più facile a 3,6 milioni di extracomunitari in Italia richiedere il reddito di cittadinanza».

Su entrambi i social, Meloni ha anche allegato lo screenshot di un articolo del 30 novembre pubblicato sul Giornale, intitolato: «Ecco il “nuovo” reddito di cittadinanza: via libera all’erogazione per 3,6 milioni di stranieri».

Ma davvero 3,6 milioni di stranieri stanno per ricevere il reddito di cittadinanza? Di quale novità sta parlando Meloni? Abbiamo verificato e la leader di Fratelli d’Italia sbaglia, sia nei numeri che nella sostanza, anche se nella sua dichiarazione c’è un fondo di verità.

Quanti extracomunitari prendono già il reddito di cittadinanza

Secondo i dati più aggiornati dell’Osservatorio statistico sul RdC dell’Inps, all’8 ottobre 2019 – dati più aggiornati – dei 982 mila nuclei percettori del RdC, il 10 per cento era costituito da nuclei familiari (circa 98.200 nuclei dunque) composti da stranieri. In particolare da un 3 per cento di cittadini dell’Unione europea, da un 6 per cento di cittadini extra-comunitari e da un 1 per cento di familiari delle precedenti categorie.

Secondo le rilevazioni dell’ultimo report trimestrale dell’Inps, aggiornato al 4 settembre 2019, i singoli extracomunitari – con regolare permesso di soggiorno Ue – che percepivano il reddito o la pensione di cittadinanza erano quasi 172 mila, il 7,3 per cento sul totale degli oltre 2 milioni e 348 mila percettori.

Il blocco di luglio

Una circolare dell’Inps dello scorso 5 luglio ha comunicato la sospensione dell’istruttoria «di tutte le domande presentate a decorrere dal mese di aprile 2019 da parte di richiedenti non comunitari» per ottenere il reddito di cittadinanza.

Ad oggi, gli stranieri extracomunitari – ossia provenienti da Paesi non membri dell’Unione europea – che ricevono il reddito (o la pensione) di cittadinanza sono dunque solo quelli che sono riusciti a presentare all’Inps la domanda a marzo 2019 (il primo mese in cui sono state avviate le pratiche richiesta).

Ma perché c’era stata questa sospensione? A fine marzo 2019 – quando già erano arrivate le prime domande all’Inps – la legge di conversione del decreto che aveva introdotto il reddito di cittadinanza aveva imposto (articolo 1, comma 2-bis) nuovi criteri per gli extracomunitari che volevano ottenere il sussidio.

Da quella data, infatti, gli stranieri non europei dovevano dimostrare la loro situazione patrimoniale e reddituale nel Paese di origine, consegnando «una certificazione dell’autorità estera competente, tradotta in lingua italiana e legalizzata dall’autorità consolare italiana».

La nuova condizione non si applicava però ai rifugiati politici e ai «cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea nei quali è oggettivamente impossibile acquisire le certificazioni». L’individuazione di questi Paesi era stata demandata (art. 2, co. 1-ter della legge di conversione) a un decreto attuativo del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale.

Il decreto è arrivato a fine novembre 2019 – ma con un contenuto diverso rispetto a quanto previsto in precedenza, come vedremo tra poco – ed è proprio questo testo che secondo Meloni faciliterebbe la ricezione del RdC per 3,6 milioni di extracomunitari. Anzi, come suggerisce lo screenshot postato dalla leader di Fratelli d’Italia, il decreto darebbe addirittura «il via libera all’erogazione» del sussidio per queste persone.

Vediamo prima che cosa prevede questo decreto, per poi passare ai numeri.

Il nuovo decreto

Invece che redigere un elenco con gli «Stati non appartenenti all’Unione europea nei quali è oggettivamente impossibile acquisire le certificazioni» per ottenere il RdC, il Ministero del Lavoro e quello degli Esteri nella redazione del decreto hanno optato per indicare una lista di Paesi, i cui cittadini, per ottenere il RdC, «sono tenuti a produrre l’apposita certificazione» per quanto riguarda l’attestazione del valore del patrimonio immobiliare posseduto all’estero, dichiarato a fini Isee.

C’è stata insomma un’inversione: non si indicano più gli Stati in cui è impossibile ottenere i documenti richiesti ma quelli in cui è obbligatorio.

Gli Stati in questione sono in totale 19: Bhutan, Corea del Sud, Figi, Giappone, Hong Kong, Islanda, Kosovo, Kirghizistan, Kuwait, Malaysia, Nuova Zelanda, Qatar Ruanda, San Marino, Santa Lucia, Singapore, Svizzera, Taiwan e Tonga.

«I cittadini degli Stati o territori non inclusi nell’allegato elenco non sono tenuti a produrre alcuna ulteriore certificazione, oltre a quella ordinariamente prevista per l’accesso al Reddito di cittadinanza e alla Pensione di cittadinanza», spiega il decreto.

La documentazione che dovranno presentare i cittadini degli Stati non esentati dal testo – dunque i 19 dell’elenco –sarà dunque quella relativa al patrimonio immobiliare. Restano per tutti le condizioni legate all’Isee inferiore a 9.360 euro annui e al patrimonio finanziario non superiore a 6.000 euro.

Ma da questo provvedimento deriva dunque che per 3,6 milioni di extracomunitari sarà più facile ottenere il RdC? La risposta è no, per almeno due motivi.

Il vincolo dei 10 anni di residenza

La cifra «3,6 milioni» fa riferimento al numero di extracomunitari residenti in Italia al 1° gennaio 2019, che secondo Istat erano in realtà un poco di più, ossia 3,7 milioni (su un totale di oltre 5,2 milioni di stranieri).

Ma non tutti possono accedere al RdC: per ottenere la misura bisogna infatti «risiedere in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in via continuativa». E dieci anni fa, al 1° gennaio 2009, i residenti extracomunitari nel nostro Paese erano meno di oggi. In totale, secondo Istat, non venivano da Paesi europei quasi 2 milioni e 760 mila persone.

A questa cifra – assumendo che tutti questi siano rimasti per dieci anni in Italia – andrebbero a loro volta sottratte circa 61.200 unità, la stima fatta dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) per quanto riguarda il numero degli extracomunitari provenienti dai 19 Paesi non esentati dal decreto.

I dati sulla povertà assoluta

Dai 3,6 milioni citati da Meloni, ne rimangono così circa 2,7 milioni. Ma questo non significa che tutti questi possano fare accesso al reddito, o alla pensione, di cittadinanza.

Non è infatti corretto guardare al dato complessivo della popolazione extracomunitaria, ma bisogna guardare in particolare al sottoinsieme dei residenti che vivono in povertà assoluta, che sono i destinatari di misure come il reddito di cittadinanza.

Ad oggi, l’incidenza della povertà assoluta colpisce il 30,3 per cento dei residenti stranieri, secondo le rilevazioni più aggiornate dell’Istat, che però non fornisce il dato disaggregato per gli extracomunitari. Non sappiamo quindi quanti extracomunitari vivano in condizione di povertà assoluta in Italia. Sappiamo però che oltre un milione 575 mila stranieri (il 30,3 per cento di 5,2 milioni) si trova in questa condizione.

Anche la Relazione tecnica al decreto-legge n. 4 del 2018, che ha introdotto il RdC, non faceva distinzione tra non italiani europei ed extracomunitari nello stimare quanti stranieri avrebbero potuto beneficiare del reddito di cittadinanza considerando il vincolo dei dieci anni di residenza.

Secondo i calcoli contenuti nella Relazione tecnica, in ogni caso, i nuclei familiari potenzialmente beneficiari composti da soli stranieri (contando sia extracomunitari che quelli provenienti da Stati membri Ue) erano in totale circa 154 mila, un numero molto più basso di quello indicato da Meloni (che però parla specificamente di singoli individui «extracomunitari», che sono un sottoinsieme degli stranieri).

Il verdetto

Secondo Giorgia Meloni, un nuovo decreto del governo Pd-M5s renderebbe «ancora più facile» «a 3,6 milioni di extracomunitari in Italia» di «richiedere il reddito di cittadinanza». La leader di Fratelli d’Italia ha anche pubblicato uno screenshot di un articolo del Giornale, secondo cui sarebbe così stato dato il «via libera all’erogazione per 3,6 milioni di stranieri».

Abbiamo verificato e le cose non stanno così.

In primo luogo, il decreto attuativo approvato dai ministeri del Lavoro e degli Esteri non rende «ancora più facile» la richiesta del RdC, ma semmai la rende nuovamente possibile, dal momento che l’esame delle domande per cittadini extracomunitari era bloccato da luglio 2019.

È vero però che il nuovo governo ha fatto una sorta di inversione di marcia, rispetto al precedente, stilando una lista di 19 nazionalità extracomunitarie obbligate a presentare certificati sul loro patrimonio immobiliare nei Paesi di origine. Tutti gli altri extracomunitari (la maggioranza) sono esentati da questa condizione.

Gli “esentati” però non sono 3,6 milioni, come dicono Meloni e Il Giornale, ma potenzialmente e al massimo – sebbene non possiamo conoscere i numeri precisi sugli extracomunitari – almeno quattro volte meno.

In conclusione, Meloni si merita un “Pinocchio andante”.