Aggiornamento 8 novembre 2019: A seguito del nostro fact-checking, Angelo Bonelli ha modificato la sua dichiarazione sul sito dei Verdi, che ora riporta i dati correttamente.

Il 4 novembre, il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli ha riportato una statistica riguardo alle conseguenze che l’inquinamento dell’Ilva di Taranto avrebbe avuto sulla salute dei bambini dell’area.

Sul sito ufficiale del partito, Bonelli ha scritto che «indagini epidemiologiche successive» al 2012 – anno in cui l’Ilva è stata messa sotto sequestro – «hanno evidenziato come il 50 per cento dei bambini di Taranto tra gli 0 e gli 15 anni si ammalasse di tumore e, di questi, il 21 per cento non sopravvivesse alla patologia».

Ma è davvero così?

Abbiamo verificato e si tratta di un’affermazione sbagliata. Vediamo perché.

Gli studi fatti in passato

Le indagini cui fa riferimento Angelo Bonelli sono presenti all’interno degli studi S.e.n.t.i.e.r.i. (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento), pubblicati negli anni sulla rivista Epidemiologia e prevenzione.

S.e.n.t.i.e.r.i è un programma avviato nel 2007 in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e finanziato dal Ministero della Salute. L’intento è quello di studiare, tra le altre cose, come la mortalità, l’incidenza delle malattie e il numero dei ricoveri dei siti di interesse nazionale (Sin) si discostino rispetto alla media nazonale.

I Sin sono le aree del territorio italiano – come quella formata da alcuni territori del comune di Taranto e di Statte – che sono state contaminate, classificate come pericolose dallo Stato e che quindi necessitano di interventi di bonifica.

A questo progetto partecipano esperti di epidemiologia, medicina e di altre scienze, provenienti dal mondo accademico e sanitario. Gli studi sul Sin di Taranto vengono poi pubblicati e aggiornati per legge (art. 8, comma 4-ter della legge 6/2014) dall’Iss.

I tumori

I dati a cui fa riferimento Bonelli si trovano in una relazione di aggiornamento dell’Istituto superiore di sanità del 2014, in cui vengono approfondite le condizioni della salute infantile del Sin di Taranto.

In questo documento vengono calcolate l’incidenza neoplastica (ossia di tumori) del periodo 2003–2010 e la mortalità generale del periodo 2006–2008 registrate nel Sin di Taranto nella fascia d’età 0–14 anni. Questi dati vengono poi confrontati con quelli della regione Puglia (nel primo caso) e del Centro-Sud del Paese (nel secondo).

Per confrontare l’incidenza neoplastica – ossia il numero di nuovi tumori diagnosticati nella popolazione di riferimento in un determinato lasso di tempo – è stato utilizzato lo Standardized incidence ratio (Sir). Come riportato nel documento dell’Iss, il Sir «compara il numero di casi osservati in una certa popolazione [nel nostro caso, la popolazione del Sin di Taranto n.d.r.] con il numero di casi attesi in essa, se avesse sperimentato i livelli di incidenza di una popolazione di riferimento».

In parole più semplici e guardando al nostro specifico caso, possiamo dire che grazie al calcolo effettuato utilizzando il Sir è possibile confrontare il numero dei giovani affetti da tumore nell’area a rischio di Taranto con quelli che ne sarebbero affetti se l’insorgenza di tumori di questo territorio fosse uguale a quella di altre aree della Puglia.

Dall’applicazione di questo strumento risulta che nel periodo di riferimento (2006–2008), l’incidenza di tumori nel Sin di Taranto nella classe d’età 0-14 anni è stata del 54 per cento superiore a quella attesa (20 casi osservati invece dei 13 attesi).

Quindi, non è corretto ritenere, come fatto da Bonelli, che il 50 per cento dei bambini di quest’area ha contratto un tumore. In realtà, i dati mostrano che tra gli individui di età compresa tra gli 0 e i 14 anni, l’incidenza di tumori è del 54 per cento superiore al numero atteso. Sebbene questo sia comunque un dato drammatico, la cifra reale è nettamente inferiore a quella suggerita da Bonelli.

La mortalità

Un calcolo analogo è stato poi effettuato per la mortalità generale, ossia quella legata a tutte le cause naturali di morte, e non solamente ai tumori come invece sostenuto da Bonelli.

In questo caso è stato utilizzato un altro strumento, lo Standardized mortality ratio (Smr). Come riporta sempre l’Iss, questo indicatore «compara il numero di decessi osservati nella popolazione in esame con il numero di decessi attesi in essa, se questa avesse sperimentato i livelli di mortalità della popolazione di riferimento».

Quindi, in maniera simile a quanto fatto con il Sir, con il Smr viene paragonato il numero di morti che si sarebbero dovute verificare nel Sin di Taranto se la mortalità dell’area fosse stata in linea con quella dell’area di riferimento (il Centro–Sud del Paese).

Dall’impiego del Smr risulta che la mortalità generale nel periodo 2003–2010 per la popolazione del Sin di Taranto dagli 0 ai 14 anni era del 21 per cento superiore a quella attesa (pari a 81 decessi invece di 67).

Ancora una volta, quindi, Bonelli sbaglia: il 21 per cento non è il numero di decessi legati ai tumori, ma la differenza percentuale tra il numero atteso di morti per cause naturali e quelle realmente osservate.

In realtà, il numero di morti per tumore è stato dell’11 per cento superiore al normale, pari a 5 casi su 20.

Tiriamo le fila

Dunque, Angelo Bonelli sbaglia nell’interpretare i dati.

Stando agli studi epidemiologici fatti, nell’area del Sin di Taranto il 54 per cento in più degli individui di età compresa tra gli 0 e i 14 anni si è ammalato di tumore rispetto alla base di riferimento regionale. Non è quindi vero che a Taranto un bambino ogni due ha contratto un tumore ma è corretto sostenere che i numeri sono qui superiori rispetto al resto della Puglia.

Inoltre, non è vero che il 21 per cento di coloro che si sono ammalati di tumore (sempre guardando alla fascia di età 0-14 anni), è deceduto. In realtà, il decesso direttamente collegato ai tumori tra i giovanissimi di quell’area è risultato essere pari all’11 per cento superiore (5 casi su 20) rispetto a quanto atteso.

Il verdetto

Angelo Bonelli ha dichiarato che delle indagini epidemiologiche successive al 2012 hanno dimostrato che «il 50 per cento dei bambini di Taranto» di età compresa tra gli 0 e i 15 anni si è ammalato di tumore e che il 21 per cento di questi non è sopravvissuto alla malattia.

Sebbene la situazione del Sin di Taranto sia particolarmente drammatica, Bonelli interpreta erroneamente i dati sul fenomeno.

Stando agli studi epidemiologici, il 54 per cento non è la percentuale di bambini della città di Taranto ad essersi ammalato di cancro, ma il discostamento – rispetto ai dati attesi – di incidenza neoplastica nella popolazione 0-14 anni del Sin di Taranto.

Allo stesso modo, il 21 per cento citato da Bonelli è pari alla differenza tra la mortalità attesa e la mortalità osservata dal 2003 al 2010 nella popolazione 0–14 anni per tutte le cause naturali, e non la percentuale di minori deceduti a causa del cancro.

È quindi decisamente sbagliato ritenere che a Taranto un bambino ogni due si sia ammalato di tumore e che, di questi, il 21 per cento muoia per colpa di questo male.

Per Bonelli, quindi, un “Pinocchio andante”