Il 20 marzo, l’europarlamentare del M5s Piernicola Pedicini ha criticato sul Blog delle Stelle il Parlamento europeo.



Secondo Pedicini, dal 2014 a oggi i costi di questa istituzione sono aumentati di più di 300 milioni. E «lo spreco più grande» sarebbe la presenza di una seconda sede a Strasburgo: questa infatti costerebbe 200 milioni di euro l’anno (il 10 per cento del bilancio dell’intero parlamento).



È davvero così? Abbiamo verificato e il politico del M5s è impreciso.



I costi del Parlamento europeo



Nel 2019, le spese previste dall’Unione europea per il Parlamento europeo ammontano a circa 1,99 miliardi di euro. Nel 2014, anno cui fa riferimento Pedicini, queste spese erano pari a <nel 2014="" le="" spese="" sostenute="" dal="" parlamento="" europeo="" erano="" pari="" a="" circa="" 1,75 miliardi di euro (cifra molto vicina a quella riportata dall’europarlamentare del M5s).



Negli ultimi cinque anni, le spese per l’Europarlamento hanno dunque registrato una crescita costante – che ammonta in totale a circa 240 milioni di euro – passando a 1,79 miliardi di euro nel 2015, 1,83 miliardi di euro nel 2016, 1,90 miliardi di euro nel 2017, 1,95 miliardi di euro nel 2018.



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Grafico 1: Spese Parlamento europeo (2014-2019) – Fonte: Parlamento europeo



La differenza di circa 40 milioni tra il 2018 e il 2019 sarebbe giustificata dalle spese legate alle elezioni che si terranno a maggio 2019 (campagna elettorale, costi di indennità salariale per coloro che non saranno nuovamente eletti, maggiori costi per la sicurezza dopo gli attentati di Bruxelles).



Le sedi del Parlamento europeo



In totale, il Parlamento europeo ha tre sedi: una a Strasburgo, in Francia; una a Bruxelles, in Belgio; una in Lussemburgo.



Il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue) stabilisce che «il Parlamento europeo ha sede a Strasburgo, ove si tengono 12 tornate plenarie mensili, compresa la tornata del bilancio»; che «le tornate plenarie aggiuntive si tengono a Bruxelles» insieme alle riunioni delle commissioni; e che «il segretariato generale del Parlamento europeo e i suoi servizi restano a Lussemburgo».



Per modificare l’attuale suddivisione del Parlamento europeo sarebbe necessario procedere con la revisione dei trattati, che però richiede il voto unanime degli Stati membri.



Nonostante il 76 per cento degli europarlamentari abbia aderito nel 2016 alla campagna Single Seat, per rinunciare alla sede di Strasburgo e concentrare tutte le attività a Bruxelles, un superamento dell’attuale divisione è ostacolato dalla Francia.



Con o senza Strasburgo?



Le sedi che sono usate di più sono quella di Strasburgo e di Bruxelles: qui però si svolgono attività molto simili tra loro. Da ciò nasce la critica, più volte espressa in Italia dal M5s, circa l’inutilità della doppia sede e degli eccessivi costi di gestione.



Dal budget del Parlamento europeo non è possibile estrapolare la singola spesa destinata alle tre diverse sedi, ma negli anni sono stati realizzati diversi studi che ipotizzano quale risparmio si avrebbe se si utilizzasse una sola struttura.



Il risparmio di 200 milioni di euro cui fa riferimento Pedicini trova riscontro in una stima realizzata dalla Corte dei Conti nel 2002. Secondo le stime di oltre 15 anni fa, il risparmio annuale risultava essere pari a 203 milioni di euro, ma includeva i costi di affitto degli edifici di Strasburgo che sono stati nel tempo acquistati dalle istituzioni.



Trattandosi di una stima ormai datata, vediamo cosa dicono gli studi più recenti.



Secondo uno studio realizzato dallo stesso Parlamento europeo nel 2013, se tutta l’attività fosse incentrata a Bruxelles, si avrebbe un risparmio annuo di circa 103 milioni di euro all’anno. All’epoca questa cifra corrispondeva a circa il 6 per cento del bilancio del Parlamento: se ipotizziamo che il risparmio rimanga lo stesso per il 2019, si tratterebbe di circa il 5 per cento del bilancio.



Anche la Corte dei Conti europea si è spesso occupata della questione, fornendo diverse stime sul risparmio che si ricaverebbe dall’accentramento delle sedi. L’ultimo rapporto disponibile risale al 2014 e ha stimato un risparmio annuale minimo di 97,4 milioni di euro e massimo di 127,2 milioni di euro. Le due cifre prevedono il trasferimento di tutte le attività a Bruxelles ma variano a seconda che si decida di comprare o affittare gli spazi necessari. La spesa di 127,2 milioni di euro annui graverebbe sul bilancio del Parlamento per il 2019 (1,99 miliardi di euro) del 6,3 per cento.



Il verdetto



L’europarlamentare del M5s Piernicola Pedicini ha criticato i costi delle diverse sedi del Parlamento europeo. Secondo lui, dal 2014 ad oggi le spese sono aumentate di più di 300 milioni di euro e la sede di Strasburgo costerebbe il 10 per cento del bilancio dell’intero Parlamento (circa 200 milioni di euro all’anno). Pedicini ha sostanzialmente ragione, con due imprecisioni. Tra il 2014 e il 2019 le spese del Parlamento europeo sono aumentate di 245 milioni di euro (da 1,75 miliardi di euro a 1,99 miliardi di euro), non di 300 milioni di euro.



Inoltre, se si considera invariata la stima stima più recente della Corte dei Conti europea (2014), il risparmio massimo dato dall’accentramento delle attività del Parlamento europeo a Bruxelles sarebbe pari a 127,2 milioni di euro all’anno, ossia circa il 6 per cento sul budget totale del Parlamento. Il risparmio di «quasi 200 milioni» riportato da Pedicini potrebbe far riferimento a uno studio realizzato nel 2002 che prendeva in considerazione degli immobili in affitto che sono poi stati comprati dalle istituzioni.



In conclusione, Pedicini merita un “C’eri quasi”.