L’esponente dei Radicali Italiani Antonella Soldo ha commentato il disegno di legge presentato di recente dalla Lega con l’obbiettivo di inasprire le pene per la produzione, il traffico e la detenzione di sostanze stupefacenti.



Soldo ha dichiarato che i detenuti per droga sono circa un terzo e che, nella maggior parte dei casi, si tratta di consumatori o spacciatori e non di «grandi narcotrafficanti». I detenuti tossicodipendenti sarebbero un quarto del totale.



Verifichiamo dunque qual è la situazione nelle carceri italiane.



I detenuti per droga nel 2018



Il Ministero della Giustizia fornisce regolarmente dati sul numero di detenuti presenti nelle carceri italiane: al 31 dicembre 2018 erano in totale 59.655. Il Ministero rende disponibile anche il dato relativo ai soli detenuti per reati connessi alla droga: al 31 dicembre 2018 i detenuti “per stupefacenti” erano 21.080.



Soldo dà quindi un numero quasi del tutto corretto: coloro che si trovano «in carcere per droga» sono il 35,3 per cento del totale dei detenuti.



Detenuti e tossicodipendenza



Abbiamo contattato l’ufficio stampa del ministero della Giustizia per poter accedere ad ulteriori dati, in modo da capire quanto è diffusa la tossicodipendenza tra i detenuti delle carceri italiane. La tabella sottostante, aggiornata al 31 dicembre 2018, mostra come i detenuti tossicodipendenti fossero in totale 16.036, il 27,9 per cento del totale.



Anche in questo caso, dunque, il dato risulta molto vicino a quanto riportato dall’esponente dei Radicali Italiani (25 per cento).






Tab. 1: Detenuti tossicodipendenti – Fonte: Ministero della Giustizia



Davvero si tratta di «pesci piccoli»?



Antonella Soldo ha anche sottolineato come la maggior parte dei detenuti che si trovano in carcere per droga non siano «grandi narcotrafficanti» ma «piccoli spacciatori o addirittura consumatori».



La distinzione tra consumatori e spacciatori è difficilmente da verificare, perché la legge prevede la carcerazione per i casi in cui quantità e modalità di presentazione delle sostanze possedute «appaiono destinate ad un uso non esclusivamente personale» (articolo 73 del Testo Unico Stupefacenti, T.U.). Quindi, se a livello teorico i consumatori non dovrebbero finire in carcere, in concreto questo dipende da una valutazione discrezionale del giudice.



Per quanto riguarda poi la più ampia distinzione tra “pesci piccoli” e “pesci grossi”, si può dividere tra detenuti in violazione per la sola detenzione ai fini di spaccio (art. 73 del T.U.), spesso ritenuti “pesci piccoli”, e detenuti accusati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope (art. 74 del T.U.).



Il Libro bianco sulle droghe 2018 a cura di Fuoriluogo.it [1] presenta i dati più recenti a riguardo. Le cifre fanno riferimento al 2017 e sono state fornite dal Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria. Secondo quanto indicato all’interno del dossier (qui scaricabile), dei 19.793 detenuti per stupefacenti presenti in carcere al 31 dicembre 2017, 13.836 (cioè il 70% del totale) lo erano a causa del solo art. 73 T.U., altri 4.981 in associazione con il più grave art. 74 e solo 976 esclusivamente per l’art. 74.



Dunque sembra anche corretto dire che “nella maggior parte dei casi” si tratta di “pesci piccoli”.



Analizziamo il dato



La percentuale di ingressi in carcere in violazione del più grave art. 74 (associazione finalizzata al traffico di droga) è rimasta sostanzialmente stabile negli ultimi anni, mentre il dossier (qui scaricabile) segnala un aumento di ingressi per solo art. 73 (detenzione ai fini di spaccio).



Se, infatti, nel 2015 i 12.284 ingressi ex art. 73 costituivano il 26,8 per cento del totale, nel 2017 ci sono stati 14.139 ingressi ex art. 73, pari al 29,37 per cento del totale. «I “pesci piccoli” continuano ad aumentare», si legge nel dossier, «mentre i consorzi criminali restano fuori dai radar della repressione penale».






Tab. 2: Detenuti per violazione art. 75 DPR 309/90 – Fonte: Libro bianco sulle droghe 2018



Il verdetto



Antonella Soldo ha dichiarato che il 34 per cento dei detenuti sono in carcere per droga (si tratterebbe soprattutto di piccoli spacciatori e consumatori) e che il 25 per cento degli incarcerati è tossicodipendente.



Il Ministero della Giustizia conferma in sostanzaquesti dati: al 31 dicembre 2018, il 35,3 per cento dei detenuti era in carcere per un reato connesso agli stupefacenti e il 27,9 per cento era tossicodipendente.



La distinzione tra piccoli spacciatori e consumatori, che in teoria non dovrebbero andare in carcere, non è verificabile in concreto. La prevalenza dei “pesci piccoli” tra i detenuti risulta invece corretta, dal momento che la maggioranza dei detenuti per droga (70 per cento) è in carcere per il solo spaccio, mentre sono molti meno i detenuti accusati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.



Antonella Soldo merita quindi un “Vero”.





[1] Fuoriluogo.it è il portale online dell’associazione Forum Droghe, la cui attività è incentrata nella proposta di riforme per quanto riguarda le politiche relative al mondo della droga e la promozione di ricerche e studi che valutino l’impatto della legislazione vigente. Forum Droghe è membro dell’International Drug Policy Consortium e, come organizzazione senza scopo di lucro, è accreditato con lo status consultivo presso l’Economic and Social Council delle Nazioni Unite.