Secondo l’attuale senatore del Partito democratico, una delle battaglie più urgenti è quella contro l’inquinamento dei mari, dal momento che «nel 2050 gli oceani saranno popolati più da residui di plastica che da pesci» (p. 156).
Ma da dove viene questa previsione? È affidabile? Abbiamo verificato.
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Quali sono le fonti?
Come specifica lo stesso Renzi in un post su Facebook del novembre 2018, la stima riportata nel suo libro proviene da un report del World Economic Forum, pubblicato a gennaio 2016.
Il documento, intitolato The New Economy of Plastics: Rethinking the future of plastics, è stato realizzato dalla Ellen McArthur Foundation – una fondazione impegnata nella promozione dell’economia circolare nel mondo – con il contributo della società di consulenza McKinsey.
Nelle 120 pagine del report (qui scaricabile), sono contenuti moltissimi dati sull’economia mondiale della plastica. Per esempio, gli autori stimano che ogni anno venga sprecata plastica per un valore tra i 80 e i 120 miliardi di dollari (circa 105 miliardi di euro), considerando solo la produzione di confezioni in quel materiale.
Una delle conseguenze di questa inefficienza riguarda l’inquinamento dei mari. Come spiega il report, la plastica può rimanere in acqua, intatta e nella sua forma originale, per migliaia di anni; e ancora per più tempo se ridotta in minuscoli residui, con effetti devastanti per l’ecosistema marino.
Secondo gli autori, «ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare, l’equivalente di un camion ogni minuto». In assenza di un deciso cambio di rotta, questa quantità aumenterà di due volte entro il 2030 e di quattro entro il 2050. Di conseguenza, una delle conseguenze più impressionanti è che «entro il 2050, negli oceani – se si considera il peso – ci sarà più plastica che pesce» (Figura 1).

Figura 1. Che cosa succederà entro il 2050 secondo il report del World Economic Forum.
Per valutare l’affidabilità di questa stima, bisogna però prendere in considerazione due questioni separate: come facciamo a sapere quanta plastica c’è davvero oggi nei mari e quanti sono i pesci. Due domande apparentemente semplici, ma con risposte tutt’altro che scontate.
Quanta plastica c’è negli oceani?
Il report del World Economic Forum stima che nel 2050 negli oceani ci saranno tra le 850 e le 950 milioni di tonnellate di plastica. Da dove viene questa cifra? La ricerca cita come fonte tre studi, in particolare quello intitolato “Plastic waste inputs from land into the ocean”, pubblicato nel 2015 su Science e realizzato da Jenna Jambeck (dell’Università della Georgia, negli Stati Uniti) e colleghi.
Le tre ricerche fanno diverse assunzioni e semplificazioni alla base delle loro analisi. Per esempio, utilizzano stime diverse su quanto aumenterà la produzione di plastica nei prossimi anni, sulla base di diverse stime sulla crescita del Pil dei Paesi mondiali; oppure, utilizzano stime diverse su quanta plastica finisce in mare in proporzione a quella prodotta.
Per esempio, la ricerca di Jambeck e colleghi propone un modello per calcolare quanta plastica prodotta ogni anno da popolazioni in tutto il mondo che vivono a 50 chilometri dalla costa può finire in mare.
Senza entrare nei dettagli complessi di come è stato concepito questo modello, la componente principale riguarda la stima di quanta plastica, rispetto a quella prodotta, non viene riciclata correttamente, inquinando le acque costiere.
I ricercatori si sono basati sui dati raccolti nella baia di San Francisco: una semplificazione necessaria per avere un modello applicabile su scala mondiale, ma che rischia di renderlo poco rappresentativo. Che cosa garantisce che in altre aree del mondo il rapporto tra plastica prodotta e plastica finita in mare sia uguale a quello registrato in una specifica area degli Stati Uniti?
Inoltre, lo studio di Jambeck e colleghi proietta le proprie stime solo fino al 2025, e non al 2050, come invece fa il report del World Economic Forum, che nell’appendice metodologica della sua pubblicazione spiega che sulla previsione di avere tra trent’anni 850-900 milioni di tonnellate di plastica in mare «restano diverse incertezze».
Quanti pesci ci sono negli oceani?
Il secondo corno del dilemma riguarda quanti pesci ci sono nei mari. Esclusa l’ipotesi di poterli contare uno a uno, i ricercatori devono ricorrere a soluzioni alternative.
Gli autori del report citano come fonte lo studio “Global-scale predictions of community and ecosystem properties from simple ecological theory”, pubblicato nel 2008 da Simon Jennings del Centre for Environment, Fisheries and Aquaculture Science britannico (Cefas) e colleghi. Secondo questa ricerca, oggi negli oceani ci sarebbero oltre 810 milioni di tonnellate di pesce, che il World Economic Forum – in un’ipotesi conservativa – prevede rimarrà uguale da qui a trent’anni.
Come è stata ottenuta la stima? I ricercatori hanno utilizzato immagini satellitari per stimare quanto fitoplancton – una delle forme di sostentamento principale dei pesci – è presente negli oceani, e soprattutto dove. In questo modo, per via indiretta è possibile quantificare la biomassa dei pesci negli oceani e la sua localizzazione (Figura 2).

Figura 2. La concentrazione di fitoplancton negli oceani.
Ma, come ha raccontato alla Bbc lo stesso Jennings, «non siamo per nulla sicuri dei nostri metodi: è davvero una stima incerta quella sul numero dei pesci presenti negli oceani».
Il problema infatti resta lo stesso visto in precedenza per la plastica: queste stime poggiano su assunzioni utili per semplificare la realtà da studiare, ma non permettono di avere previsioni certe su quello che accade oggi e quello che accadrà nei prossimi 30 anni.
Uno studio del 2009, per esempio, aveva stimato che negli oceani ci fossero 2.500 milioni di tonnellate di pesce, una quantità due volte e mezzo superiore a quella proposta da Jennings e colleghi.
Il verdetto
Secondo Matteo Renzi, nel 2050 negli oceani ci sarà più plastica che pesci. La fonte è un report del World Economic Forum, che basa i suoi calcoli su alcuni studi pubblicati negli ultimi anni.
Il problema è che sapere con precisione quanta plastica e quanti pesci ci sono nei mari è ad oggi impossibile. Di conseguenza, le previsioni future – soprattutto quelle che si pongono in un orizzonte temporale di oltre trent’anni – hanno un grado di incertezza molto elevato.
Al di là dei dibattiti metodologici, l’inquinamento marino dovuto ai residui di plastica resta in ogni caso una crisi enorme da affrontare per le generazioni presenti e future. E le conseguenze per la salute dell’ecosistema e degli esseri umani iniziano già a farsi sentire. In conclusione, Matteo Renzi merita un “C’eri quasi”.