Alessia Morani ha commentato la proposta del ministro Giulia Bongiorno del progetto “Codice rosso”, che prevede la nascita di una “corsia preferenziale” per le denunce di violenza in cui ci sono seri pericoli per l’incolumità di una donna. In questo modo, secondo il ministro della Pubblica amministrazione, si eviterebbe che le donne che hanno denunciato il proprio persecutore corrano pericoli in attesa di giudizio.



L’esponente del Partito Democratico sostiene che il progetto e il rispettivo decreto non siano di fatto necessari: infatti, secondo quanto scritto da Morani in un post su Facebook, la legge sul femminicidio introdotta nel 2013 prevede già un trattamento prioritario per i procedimenti per stalking, maltrattamenti e violenze sessuali.



Verifichiamo.



La legge sul femminicidio



Con il riferimento alla legge sul femminicidio del 2013, Alessia Morani fa riferimento alla Legge 15 ottobre 2013 n°119, entrata in vigore il 16 ottobre 2013, durante il governo Letta. Il testo della norma è suddiviso in quattro sezioni, di cui la prima (Capo I) contiene la cosiddetta “legge sul femminicidio”.



Aspetto centrale della legge è l’inasprimento delle pene e delle misure cautelari per alcuni reati. Sono stati introdotti, ad esempio, l’arresto in flagranza obbligatorio per i reati di maltrattamenti in famiglia e stalking, l’allontanamento forzato dalla casa familiare, l’utilizzo di intercettazioni telefoniche, il braccialetto elettronico, il ricorso a programmi di prevenzione, la collaborazione con esperti di psicologia o psichiatria infantile, l’irrevocabilità della querela per i casi più gravi di stalking, e non solo.



Come viene riportato da Alessia Morani, nella legge del 2013 c’era in effetti anche una norma circa la priorità per i reati di stalking e simili nei procedimenti penali.



Si trattava, dal punto di vista tecnico, di estendere una norma precedente: in particolare, venne modificato l’articolo 132-bis del dl 28 luglio 1989, n. 271, che stabilisce venga data priorità assoluta ai delitti di criminalità organizzata, anche terroristica, e a reati gravissimi (devastazione, saccheggio e strage, guerra civile, associazione mafiosa e così via). Nel 2013, appunto, sono stati aggiunti all’elenco anche “i delitti previsti dagli articoli 572 e da 609-bis a 609-octies e 612-bis del codice penale”.



L’articolo 572 corrisponde ai maltrattamenti verso familiari e conviventi, il 609-bis alle violenze sessuali, il 609-octies alle violenze sessuali di gruppo, il 612-bis agli atti persecutori.



Dunque è vero che questi reati, secondo quanto stabilito dalla legge sul femminicidio del 2013, abbiano priorità assoluta.



Cosa significherebbe l’introduzione del “Codice rosso”?



La proposta della Bongiorno è stata elaborata dalla fondazione Doppia Difesa Onlus, nata nel 2007 per volontà del ministro e del personaggio di spettacolo Michelle Hunziker con l’obiettivo di offrire supporto psicologico e giuridico alle vittime di violenze. Alessia Morani, nel post in cui esprime il proprio disaccordo sull’introduzione di un “Codice rosso”, ha postato un’intervista rilasciata dal ministro Bongiorno a La Stampa lo scorso 5 agosto in cui si parlava proprio di quella proposta.



Per cercare di capire più a fondo cosa preveda l’introduzione di un “Codice rosso” per i reati sessuali, in assenza di documenti ufficiali, abbiamo preso in esame altre due interviste rilasciate dalle fondatrici di Doppia Difesa: quella di Giulia Bongiorno a Il Sole 24 Ore dello scorso dicembre e quella di inizio maggio di Michelle Hunziker in occasione della conferenza stampa di presentazione di un nuovo programma televisivo (Vuoi scommettere?).



La proposta di legge “Codice rosso”, secondo quanto specifica in particolare Bongiorno (min. 2′ 09″), prevede che venga data priorità assoluta ad alcune denunce in cui ci sono seri pericoli per l’incolumità delle donne: in questi casi, entro 24 ore dalla denuncia il pubblico ministero deve essere informato e, nelle 24 ore successive – quindi entro 48 ore totali – devono essere presi provvedimenti. Tra questi vi è ovviamente anche la possibilità di non procedere, se si ritiene la denuncia infondata.



La finalità, sempre secondo le parole della Bongiorno, è quella di eliminare la discrezionalità presente nell’attuale normativa – quella riformata dalla legge sul femminicidio – che, pur prevedendo la “priorità assoluta”, non dà tempistiche tassative.



Il verdetto



Alessia Morani si è espressa in modo critico circa la proposta del ministro Bongiorno di introdurre un “Codice rosso” per i processi relativi ai reati sessuali. Secondo l’esponente del Partito Democratico, la legge sul femminicidio del 2013 garantirebbe già la priorità assoluta per i procedimenti di stalking, maltrattamenti e violenza sessuale.



Morani ha ragione quando afferma che la legge sul femminicidio garantisce già priorità assoluta per alcuni reati. D’altra parte, però, sembra scorretto ritenere che la possibile introduzione del “Codice rosso” non aggiunga nulla di nuovo alla normativa esistente.



Secondo quanto dichiarato dalle principali fautrici del progetto, infatti, il “Codice rosso” specificherebbe meglio la “priorità assoluta” da dare alla denuncia stabilendo uno specifico periodo di tempo (48 ore) entro cui le autorità hanno il dovere di agire. L’attuale testo legislativo non fissa invece una scadenza precisa. Per Alessia Morani quindi un “Nì”.



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2018-08-10 09:13:53 UTC
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Pagella Politica rating logo Pagella Politica Verdetto:
«Non serve nessun codice rosso. Con la legge sul femminicidio del 2013 abbiamo già introdotto la priorità per i procedimenti per stalking, maltrattamenti e violenza sessuale».
Alessia Morani
Deputata Partito democratico
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domenica 5 agosto 2018
2018-08-05