Il Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, durante una partecipazione a Night Tabloid su Rai2, ha rivendicato alcuni meriti del suo mandato – cominciato a gennaio del 2017.
Abbiamo provato a verificare la veridicità della dichiarazione di Tajani, che può essere divisa in diversi argomenti: la crescita del gradimento dell’Europarlamento, per prima cosa, ma anche una serie di risparmi economici e di rinunce a benefici economici.
Il gradimento del Parlamento europeo
Gli indici di gradimento del Parlamento europeo, l’organo legislativo dell’Unione, si trovano nei report Parlemeter, realizzati dall’unità Public opinion monitoring della Direzione generale della Comunicazione dell’Unione europea (DG Com) sulla base dei sondaggi Eurobarometer.
Per verificare i dati citati da Tajani, il rapporto utile è quello relativo al quello relativo al 2017, pubblicato a ottobre dello scorso anno, e da cui abbiamo preso il grafico successivo.
Fonte: Parlemeter 2017, pag. 27
Come si vede, tra i mesi di settembre-ottobre del 2016 e settembre-ottobre del 2017 la percentuale di intervistati che ha valutato in modo positivo l’immagine del Parlamento europeo è salita dal 25 al 33 percento. Non solo: anche il numero di chi aveva giudicato negativamente o in maniera neutra l’istituzione è scesa, relativamente dal 28 al 21 e dal 44 al 42 per cento.
La media europea nasconde percentuali diverse, se si prendono in considerazione i singoli Paesi: l’immagine seguente indica la variazione in funzione del Paese di residenza degli intervistati.
Fonte: Parlemeter 2017, pag. 28
Ad esempio, l’Italia ha registrato un incremento del 6 per cento e si trova, quindi, al di sotto della media: ai primi posti troviamo Irlanda, Portogallo e Germania, mentre dopo di noi ci sono Paesi dell’Europa orientale (Lituania, Romania, Slovacchia, Rep. Ceca) ma anche i Paesi nordici e il Regno Unito.
Sebbene l’affermazione di Tajani possa sembrare corretta, va precisato che, essendo stato quest’ultimo eletto Presidente del Parlamento a metà gennaio del 2017, è difficile dire se il merito sia attribuibile alla sua persona: l’indagine confronta infatti i risultati di settembre-ottobre 2016 con quelli di settembre-ottobre 2017.
Ad essere precisi, considerando che è Tajani stesso a specificare che il miglioramento è avvenuto “da quando [è] diventato Presidente, in un anno”, dobbiamo sottolineare che i dati per il 2017-2018 non sono ancora stati rilasciati e che la base temporale dei dati del Parlemeter 2017 non corrisponde esattamente con il primo anno di presidenza dell’italiano.
“Io ho rinunciato a mezzo milione di euro quando ho lasciato la Commissione europea”
Tajani è un europarlamentare di lungo corso. È stato eletto per la prima volta a Strasburgo nel 1994. Più di recente, Tajani è subentrato nel 2008 a Franco Frattini nella Commissione Barroso I, ricoprendo il ruolo di commissario per i Trasporti. Dal 2010 al luglio del 2014 ha invece ricoperto il ruolo di commissario europeo per l’industria e l’imprenditoria ed è stato vicepresidente della Commissione.
Vista l’incompatibilità tra le cariche di eurodeputato e commissario – un principio sancito dai trattati europei – nei sei anni in cui ha fatto parte della Commissione Tajani non ha percepito redditi da attività parlamentare.
Terminato il suo incarico nella Commissione, ed eletto nuovamente al Parlamento europeo nel 2014, Tajani aveva diritto comunque per tre anni – in base a un regolamento del 1967 (art. 7) – una “indennità transitoria”, calcolata in percentuale sulla retribuzione da commissario.
La rinuncia ai 468.000 euro di questa indennità, che spettavano a Tajani di diritto, è documentata pubblicamente dall’autocertificazione degli interessi finanziari da eurodeputato, datata 29 agosto 2017.
Tajani dichiarò di rinunciare alla somma di 13.000 euro al mese per i rimanenti tre anni per “scelta di coscienza”. Nella stessa dichiarazione, Tajani specificava:
“Nel momento in cui un Commissario diventa deputato europeo può ricevere l’indennità transitoria perché non esiste incompatibilità con il salario [da parlamentare]. Ho annunciato la mia decisione in una lettera al Presidente della Commissione uscente, José Manuel Durao Barroso, comunicando che è necessario ‘dare dimostrazione di sobrietà e solidarietà in questo periodo di grande difficoltà economica per i cittadini europei’”.
La lettera menzionata da Tajani e indirizzata a Barroso è consultabile online in un articolo di TGCom24. La decisione è stata anche menzionata da numerosi articoli di testate italiane (ad es. il Giornale, Ansa) e internazionali nel momento dell’elezione a Presidente del Parlamento europeo.
“Ho rinunciato all’indennità di 1.400 euro che spetta di rappresentanza al presidente del Parlamento europeo”
Sulla rinuncia all’indennità di rappresentanza sono reperibili soprattutto fonti secondarie, quali articoli di giornale italiani (spesso gli stessi che parlano della rinuncia all’indennità di transizione).
Per completezza, bisogna dire che l’indennità di rappresentanza è accessoria rispetto allo stipendio che percepisce il Presidente del Parlamento europeo. Allo stesso modo, si tratta soltanto di una delle agevolazioni che spettano, in generale, agli eurodeputati. Questi ultimi godono, per esempio, di un’indennità giornaliera, della copertura delle spese di viaggio, nonché di un’indennità per spese generali.
In questo caso, il documento di verifica di riferimento dovrebbe essere il bilancio del Parlamento europeo. Ma all’interno di quest’ultimo è difficile riscontrare il dettaglio che riguarda esclusivamente il Presidente.
Per le stesse ragioni anche la successiva affermazione è difficilmente verificabile.
“Ho ridotto di due terzi rispetto al mio predecessore le spese della presidenza del Parlamento europeo”
Vero è però che, all’interno del documento di bilancio, si possono trovare tracce di riduzione di alcune voci di spesa che sono rilevanti ai fini di quest’analisi.
Più nel dettaglio, all’interno del Titolo 3 del capitolo sulle spese del Parlamento europeo, ovvero quelle legate “all’esercizio da parte dell’istituzione dei propri compiti generali” ci sono diminuzioni significative per quanto riguarda “l’organizzazione di colloqui, seminari e iniziative culturali” e la “comunicazione video e multimediale del Parlamento europeo” (pag. 54, linea 3245 e 3246).
Ma, soprattutto, sono le “spese varie per riunioni interne” (pag. 57, linea 3040) a scendere significativamente tra il 2016 e il 2018, da ben 2.295.000 euro a 1.230.000 euro. Queste voci di spesa comprendono anche attività svolte dalla presidenza.
Il budget generale del Parlamento europeo, però, non permette di verificare con chiarezza la variazione specifica delle spese della presidenza. In assenza di dati ufficiali da parte del Gabinetto (che Pagella Politica ha contattato più volte nel corso dell’ultimo mese, via e-mail e telefonicamente ma senza ottenere i chiarimenti richiesti), abbiamo cercato maggiori informazioni sul sito web della presidenza del Parlamento europeo.
Anche qui non abbiamo trovato altre informazioni, se non una comunicazione datata 8 febbraio 2017 (immediatamente successiva all’elezione di Tajani a Presidente) in cui si annunciava il ridimensionamento generale del Gabinetto, in termini di personale, del 20 per cento.
Abbiamo poi comparato il numero di persone nella squadra di Tajani (32 + un congedo di maternità) con quello del Gabinetto dell’ultima presidenza di Martin Schulz (35). Una riduzione di ⅕ del personale equivarrebbe a sette persone. Tajani ha però diminuito il numero di collaboratori di tre persone, il che porta alla conclusione che la dimensione del Gabinetto sia diminuita di una percentuale inferiore al 10 per cento (e non del 20, come scritto nella comunicazione stessa).
Restiamo in ogni caso in attesa di dati ufficiali dall’ufficio di Tajani.
Il verdetto
Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, ha rivendicato alcuni meriti dal suo ingresso in carica. Alcuni sono corretti, come la rinuncia a circa mezzo milione di euro di indennità transitoria che gli sarebbero spettati dopo aver ricoperto la carica di commissario europeo. Altri sono parzialmente corretti, perché l’aumento di otto punti nel gradimento europeo dell’istituzione che presiede è avvenuto in un periodo che non coincide integralmente con il suo primo anno in carica. È difficile, infine, verificare se le spese della presidenza siano realmente state ridotte di due terzi, in assenza di dati precisi che l’ufficio di Tajani non ci ha ad oggi comunicato. Nel complesso, un “Nì” per il presidente dell’Europarlamento.
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7 dicembre 2024
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