Il Segretario della Lega Nord, ospite di Porta a Porta, ha parlato delle sue idee di politica economica: da un lato attaccato la permanenza dell’Italia nella moneta unica, definita “inutile e dannosa”, e dall’altro le politiche dell’Unione Europea, giudicate troppo restrittive della libertà economica del nostro paese.



Per sostenere la sua tesi ha citato il caso del Regno Unito, che il 23 giugno ha votato per l’uscita dall’UE nel referendum sulla cosiddetta “Brexit”. Dopo le previsioni catastrofiste in caso di vittoria del “Leave”, ha detto Salvini, almeno tre dati economici dimostrerebbero che l’uscita dall’Unione non ha conseguenze devastanti – o le ha addirittura positive.



Senza entrare nel merito della loro interpretazione complessiva, vediamo se le cifre sono giuste.



Le vendite



La prima cifra riguarda le vendite al dettaglio nel Regno Unito. L’ONS (Office for National Statistics, l’ente statistico britannico) ha rilasciato il 18 agosto il suo bollettino più recente su questo indicatore, che riguarda luglio. L’aumento nel volume delle vendite è stato dell’1,4 per cento rispetto al mese precedente, come dice Salvini, e del 5,9 per cento su base annua. Mese su mese, tra giugno e maggio c’era stato un calo dello 0,9 per cento, mentre tra maggio e aprile un aumento dello 0,9 per cento. Nel grafico successivo riportiamo l’andamento delle vendite al consumo nel Regno Unito negli ultimi anni.






Fonte: Office for National Statistics



Per quanto riguarda questa cifra, insomma, Salvini cita un dato corretto.



La produzione industriale



Proprio il giorno dell’intervento di Salvini a Porta a Porta, l’ONS ha pubblicato il dato più recente sulla produzione industriale nel paese. Il comunicato si apre dicendo che “la produzione è relativamente piatta mese su mese, nel luglio 2016, con una diminuzione nella manifattura che è controbilanciata da un aumento nel settore petrolio e gas”. La crescita di luglio rispetto a giugno è infatti solo dello 0,1 per cento.



Per quanto riguarda il dato del “secondo semestre” menzionato da Salvini, non è immediatamente chiaro a che cosa si riferisca il leader della Lega Nord: il “secondo semestre” del 2016 finirà a dicembre e naturalmente non sono disponibili cifre sulla produzione industriale.



Si tratta probabilmente del secondo trimestre, ma anche in questo caso non è chiaro il motivo della citazione, dato che il secondo semestre (aprile-maggio-giugno) copre un periodo precedente il referendum (23 giugno). Ad ogni modo, nel secondo trimestre l’ONS ha rivelato un aumento del 2,1 per cento rispetto al primo trimestre (gennaio-febbraio-marzo) del 2016. Nel grafico successivo riportiamo l’andamento della produzione industriale totale e di quella manifatturiera da aprile 2014.






Fonte: Office for National Statistics



Al netto della confusione terminologica, Salvini cita un dato vero, anche se riguarda un periodo quasi interamente precedente al referendum, su cui insomma la Brexit non ha avuto alcuna influenza.



La Borsa di Londra e la Borsa di Milano



Infine, il leader della Lega confronta l’andamento della Borsa di Londra con quella di Milano (a vantaggio della prima). L’indice principale della Borsa londinese, il FTSE 100, è passato dal 6.093,43 di gennaio a 6.846,58 del 7 settembre, il giorno della dichiarazione di Salvini, con un aumento di oltre il 12 per cento. Il grafico successivo mostra l’andamento dell’indice: subito dopo l’esito del referendum, tra il 23 e il 27 giugno, si vede un deciso calo dell’indice, che comunque si riprende presto e continua il trend ascendente.






Fonte: London Stock Exchange



Nello stesso periodo, il FTSE MIB della Borsa di Milano è passato da 20.733,81 di inizio anno a 17.292,84 del 7 settembre, un calo del 16,5 per cento circa.






Fonte: Borsa Italiana



Salvini insomma esagera leggermente la performance negativa della principale borsa italiana, ma la tendenza effettivamente è quella che indica.



Il verdetto



Come dicevamo in apertura, non entriamo nel merito dell’interpretazione di Matteo Salvini (secondo cui questi numeri dimostrerebbero la mancanza di conseguenze economiche negative di un’uscita dall’UE). Il leader della Lega Nord cita correttamente il dato sulle vendite al dettaglio ed esagera leggermente la performance negativa della Borsa Italiana. Cita poi un dato di per sé corretto, che però è sbagliato anche all’interno del suo ragionamento: l’indice della produzione industriale britannica nel secondo trimestre è cresciuto rispetto a quello precedente, ma entrambi i periodi di tempo precedono il referendum. Per noi è un “C’eri quasi”.