Durante la manifestazione del centrodestra a Bologna, l’8 novembre scorso, Silvio Berlusconi ha attaccato la legittimità dell’attuale governo di centrosinistra, sostenendo che 130 deputati sono “abusivi” in seguito a una decisione della Corte Costituzionale.



Il riferimento è alla famosa sentenza del 4 dicembre 2013 – pronunciata mentre era in carica il governo Letta – con cui la Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge elettorale n. 270/2005, la cosiddetta “Legge Calderoli”, meglio conosciuta come “Porcellum”. La Consulta ha rilevato che sono incostituzionali due importanti aspetti della legge: (a) il premio di maggioranza assegnato alla Camera e al Senato, e (b) le liste elettorali “bloccate”, senza possibilità di esprimere una preferenza.



Gli “abusivi”



Dopo la sentenza diversi esponenti dell’opposizione, in particolare di Forza Italia e del M5S, hanno sostenuto che il parlamento attuale fosse “illegittimo” o “abusivo” (qui l’analisi dell’aprile scorso di una dichiarazione di Alessandro Di Battista, dello stesso tenore di quella di Berlusconi).



Più precisamente, i parlamentari incriminati sono quelli della coalizione di centrosinistra eletti a febbraio 2013 grazie al premio di maggioranza. Già dopo la sentenza comparvero sui giornali vicini al centrodestra le liste dei deputati della maggioranza eletti grazie al premio: sono i “130” a cui ha fatto riferimento il leader di Forza Italia a Bologna. Il numero è variato leggermente rispetto al dicembre 2013: allora Brunetta parlò di 148 parlamentari, mentre Beppe Grillo di 150.



Il numero citato da Berlusconi si spiega molto probabilmente con i cambiamenti che sono intercorsi nel frattempo nella coalizione che sostiene la maggioranza, ad esempio con il mancato sostegno dei deputati di Sel fin dall’inizio del governo Letta.



Perché non sono abusivi



Nei giorni immediatamente successivi alla sentenza molti furono gli interrogativi che si sollevarono: ci si chiese quali sarebbero state le conseguenze effettive dell’incostituzionalità del Porcellum, in base a qualelegge elettorale si sarebbe votato in caso di nuovo ricorso alle urne, e se il parlamento così composto si sarebbe potuto definire legittimo.



Molto presto, però, i giuristi sono sembrati d’accordo sul fatto che i parlamentari eletti nel 2013 ricoprono regolarmente la loro carica. Il giurista Salvatore Battaglia ha ricordato su Altalex, già alla fine di dicembre 2013, che le pronunce della Consulta non sono retroattive, e dunque “i parlamenti eletti dal 2006 in poi e i relativi atti sono e rimangono legittimi, benché derivanti da una legge ex post dichiarata incostituzionale”.



La questione è più complessa – riconosceva lo stesso Battaglia – per i 148 eletti grazie al premio di maggioranza, ma è stata di fatto risolta con la pubblicazione delle motivazioni della sentenza della Consulta il 13 gennaio 2014, in cui si legge che “la decisione […] di annullamento delle norme censurate […] produrrà i suoi effetti esclusivamente in occasione di una nuova consultazione elettorale”.



I giudici della Corte Costituzionale



Dal palco di Bologna Berlusconi ha anche aggiunto, a sostegno della sua affermazione, che 11 giudici della Corte Costituzionale su 15 erano “della stessa sinistra”. È un’accusa di partigianeria politica della Consulta che Berlusconi ripete, con gli stessi rapporti numerici, da molti anni (ad esempio a settembre 2009), anche se nel frattempo la composizione è cambiata molto.



Qui trovate la composizione a fine del 2013, dopo la nomina di Giuliano Amato: è quella la Corte che ha dichiarato l’incostituzionalità del Porcellum. Per quanto riguarda l’accusa di Berlusconi, ce ne eravamo già occupati in questa analisi, le cui considerazioni sono ancora valide. Riassumendo, solo 5 giudici erano di nomina politica (tre scelti dalla maggioranza di centrodestra negli anni 2005-2008, due dal centrosinistra), mentre gli altri dieci erano giuristi di chiarissima fama le cui convinzioni politiche sono molto difficili, se non impossibili, da definire.



Il verdetto



Berlusconi ha ripetuto, a Bologna, un’argomentazione che l’opposizione richiama di tanto in tanto da quasi due anni. Tuttavia, le motivazioni della sentenza della Consulta hanno chiarito che il parlamento attuale è pienamente legittimo e dunque i 130 citati non possono essere definiti “abusivi”. Resta il fatto che la legge elettorale con cui sono stati eletti non è più in vigore, anzi deve essere cambiata proprio nelle parti che hanno assicurato loro l’elezione: si può quindi riconoscere che la loro situazione sia in qualche modo particolare. Per noi, la frase di Berlusconi è un “Pinocchio andante”.