Ospite a Mattino 5, Matteo Salvini chiarisce il suo punto di vista sull’ondata migratoria che in questi giorni si sta riversando in Europa. A suo avviso quelli che arrivano in Italia non sono profughi in fuga da una guerra, ma meri migranti economici provenienti da Paesi non afflitti da alcun conflitto e alla sola ricerca di migliori condizioni di vita. Vediamo di capire se ha ragione.



Rifugiati e richiedenti asilo: che cosa si nasconde dietro queste parole?



Salvini sembra che voglia veicolare il messaggio per cui solo chi fugge da una guerra può beneficiare dello status di rifugiato. La fattispecie, invece, è molto più ampia. Il diritto di asilo è tra i diritti fondamentali dell’uomo riconosciuti dalla nostra Costituzione: “lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Per ottenere lo status di rifugiato, riconosciuto nella Convenzione di Ginevra del 1951, è invece richiesto uno step aggiuntivo: aver subito, o aver il fondato timore di poter subire, specifici atti di persecuzione.



Da dove vengono i rifugiati?



In base ai dati Eurostat relativi al periodo gennaio 2014 – giugno 2015 (qui i nostri conti) Salvini avrebbe ragione. E’ la Nigeria ad essere in cima alla classifica per numero di richieste d’asilo (14.305 richieste), davanti a Gambia (12.460) e Mali (12.225). Nel grafico sottostante riassumiamo le prime dieci nazionalità dei richiedenti asilo nel periodo indicato. Per trovare i Paesi citati da Salvini occorre scendere al 17° e 18° posto (Eritrea e Siria) e addirittura al 32° (Libia). In effetti si tratta di una minoranza, ovvero l’1,62% del totale (1.540 su 95.170 richieste).



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Sono solo immigrati clandestini?



Premettiamo che per essere definito “rifugiato” non bisogna solamente fuggire da un Paese in guerra, al contrario non deve essere per forza in guerra il Paese dal quale si scappa per vedersi riconosciuto lo status di rifugiato. Questo vale anche per uno degli esempi che Salvini riporta spesso: chi scappa dall’Eritrea si lascia dietro una spietata dittatura, non un Paese in guerra.



Vediamo di capire qual è la situazione nei primi 10 Paesi di provenienza dei richiedenti asilo. Abbiamo rielaborato il grafico in basso evidenziando (in rosso) quei Paesi in cui c’è “poca” o “pochissima” pace, secondo il Global Peace Index dell’Institute for Economics and Peace. Come vediamo, 5 dei 10 Paesi da cui provengono la maggior parte dei rifugiati italiani sono classificati come Paesi con alti livelli di violenza. Sui 76 mila richiedenti asilo nella “top 10”, sono 47 mila a venire da zone di conflitto/alta violenza – la netta maggioranza è quindi all’inverso rispetto a quella che segnala Salvini. La situazione in alcuni degli altri Paesi non è rosea: secondo Human Rights Watch, in Gambia, ad esempio, si registrano detenzioni arbitrarie, torture e sparizioni forzate.






Il nostro verdetto



Il Segretario della Lega Nord ha ragione ad affermare che siriani, libici ed eritrei non sono tra i principali richiedenti asilo in Italia. E’ però scorretto diffondere, come fa Salvini, l’idea per cui la fuga dalla guerra sia l’unico motivo per cui possa essere riconosciuto lo status di rifugiato. Infine il leghista sbaglia anche quando cerca di veicolare il messaggio secondo cui i Paesi da cui proviene la maggior parte dei rifugiati non siano Paesi violenti e pericolosi tali da indurre la popolazione a scappare. Il “Vero” d’esordio si scontra con una storpiatura sulla definizione di rifugiato e con una “Panzana pazzesca” sul fatto che “la netta maggioranza” dei richiedenti asilo arrivi da Paesi senza “nessuna guerra”. Il risultato è un “Pinocchio andante”.