Nel giorno della grande protesta degli insegnanti contro i piani di riforma della scuola, Renzi gira l’Alto Adige e prova a spiegare agli italiani gli effetti positivi dei cambiamenti che prevede.



LaBuonaScuola?



Il piano di riforma dell’attuale governo può essere riassunto e consultato sul suo apposito sito. Tocca numerosi aspetti del sistema scolastico, tutti riscontrabili all’interno della proposta di legge (riassunta per comoda lettura nella sua parte di Relazione Tecnica) ed è attualmente in esame presso la commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera. Se la proposta dovesse rimanere intoccata (cosa improbabile, date le richieste di modifica e la disponibilità al dialogo espressa da Renzi) andrebbe a riformare i seguenti punti:



– metodo di assunzione degli insegnanti: sarebbe il preside a determinare il bisogno di insegnanti e sceglierli da albi a cui accederebbero tramite concorso pubblico, eliminando le attuali graduatorie. Questo rientra all’interno di un processo di maggiore autonomia e responsabilizzazione dei presidi nella gestione del singolo istituto scolastico, uno dei punti più contestati della riforma.



gli aumenti di stipendio saranno determinati anche dall’accumulo di crediti formativi e non più solo da scatti di anzianità



un piano straordinario di assunzioni, andando a svuotare le attuali graduatorie ad esaurimento: si prevedono 100 mila assunzioni nel corso del 2015 e 2016 (meno delle 150 mila annunciate inizialmente, altro punto di protesta dei cortei che hanno sfilato ieri)



nuovi metodi di finanziamento delle scuole, che potranno godere del 5 per mille e crediti di imposta (altro punto molto contestato della riforma, accusata di aumentare la diseguaglianza tra “scuole per ricchi” e “per poveri”)



l’introduzione del “sistema educativo duale”, che prevede l’estensione di programmi di lavoro formativi (stage) all’interno dei licei (attualmente sono previsti solo per gli istituti tecnici e professionali)



E’ proprio quest’ultimo il punto a cui si riferisce Renzi, che ha scelto Bolzano e l’Alto Adige non a caso. All’interno della Provincia Autonoma di Bolzano vige infatti da tempo il sistema educativo duale, probabilmente per via dell’influenza culturale esercitata dai Paesi europei che l’hanno adottato.



Cos’è il sistema educativo duale? Quali Paesi lo adottano?



Secondo Eric Hanushek, Professore di Economia presso l’università di Stanford, è il sistema che spiegherebbe in parte il successo economico della Germania negli anni di crisi della zona euro (qui potete consultare il suo studio).



Si tratta della pratica di avviare gli studenti di liceo a programmi di apprendimento e addestramento presso aziende del territorio, coniugando quindi il percorso formativo con il percorso professionale. Secondo Hanushek vi è una chiara correlazione, specialmente nel breve periodo, tra l’adozione di programmi di apprendimento a livello nazionale e sistematico e il calo della disoccupazione giovanile, anche se avverte che nel lungo periodo questa tipologia di programmi potrebbe creare una generazione di lavoratori eccessivamente specializzati in singole mansioni o industrie, e quindi impossibilitati dal trovare altri posti di lavoro nel caso in cui dovessero essere licenziati.



I Paesi presi ad esempio sono quelli che hanno adottato in maniera più estesa la pratica del sistema duale, tutti appartenenti al mondo culturale tedesco: l’Austria, la Germania e la Svizzera.



I tassi di abbandono scolastico e disoccupazione giovanile più bassi?



Partiamo dal tasso di abbandono scolastico, ovvero la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni di età che non hanno completato la scuola superiore e non hanno ottenuto diploma. Il dato lo fornisce Eurostat:



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Come possiamo vedere, non sembra esattamente che i tre Paesi che hanno adottato il sistema (Germania, Austria e Svizzera) si trovino tutte in fondo alla classifica. Possiamo sicuramente notare la posizione imbarazzante dell’Italia (dove nel 2014 il 15% dei giovani tra i 18 e i 24 anni di età non aveva un diploma di scuola superiore, quinta posizione peggiore in classifica), ma la Germania e l’Austria (rispettivamente con tassi del 9.5 e del 7%) occupano posizioni di metà classifica. La Svizzera si trova invece in fondo, con appena il 5.4% di tasso di abbandono.



Diverso il caso della disoccupazione giovanile. La correlazione tra bassa disoccupazione giovanile e programmi di educazione duali è stata già argomentata dallo studio sovracitato (dove si stima che un aumento della partecipazione di studenti a programmi di apprendimento aziendali di dieci punti percentuali generi una diminuzione del tasso di disoccupazione giovanile di due punti percentuali). Questo tipo di interpretazione non è smentita dai fatti, al momento:



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La Germania e l’Austria si trovano infatti in fondo alla classifica per tasso di disoccupazione giovanile (rispettivamente al 7.7 e al 10.3%, contro il 42.7% dell’Italia) – il dato per la Svizzera (8.5%), reperito dal database Ocse, la situa tra l’Austria e la Germania.



Il verdetto



Renzi non sbaglia a citare tassi di disoccupazione molto bassi nei Paesi che hanno adottato il sistema educativo duale. L’osservazione è supportata non solo dai dati, ma anche da studi importanti sull’impatto di questo approccio formativo. Sbaglia invece a collegare l’applicazione di questo metodo all’abbandono scolastico, che non sembra particolarmente influenzato dalla presenza maggiori collegamenti tra scuola ed aziende, come dimostrato dai dati Eurostat. “Nì”.