La variante B.1.1.7 si è poi diffusa progressivamente anche fuori dal Regno Unito. È presente infatti in almeno
ottanta Paesi del mondo. I Paesi europei – tra cui l’
Italia – sequenziano poco ed è quindi difficili capire la dinamica dell’evoluzione.
C’è però l’eccezione della Danimarca, che
arriva ad analizzare quasi 4 mila campioni a settimana. I primi campioni positivi sono stati rilevati nella seconda settimana di novembre, ma fino a metà dicembre erano meno dell’un per cento dei campioni totali. Tra la prima e l’ultima settimana di gennaio, la variante è passata dal rappresentare il 4 per cento al 20 per cento e nella prima settimana di febbraio (gli ultimi dati disponibili) è stata pari al 27 per cento dei campioni.
In Germania la variante B.1.1.7 è stata rilevata nel 5,8 per cento dei campioni prelevati a inizio febbraio. Un’analisi condotta dal Robert Koch Institute – l’organismo tedesco che si occupa del controllo e della prevenzione delle malattie infettive –
ha provato a fare alcune previsioni su come potrà evolvere l’epidemia. Se la variante fosse più contagiosa del 30 per cento, per fine aprile ci sarebbero 80 casi ogni 100 mila abitanti, se lo fosse del 40 per cento, i casi salirebbero a 300, e se lo fosse del 50 per cento, arriverebbero a essere mille. Il governo tedesco ritiene che l’attuale lockdown nazionale potrà essere allentato se l’incidenza dei casi sarà inferiore ai 50 casi ogni 100 mila abitanti.
In Francia un’indagine dell’agenzia governative Santé publique ha rilevato che a
fine gennaio la prevalenza della variante B.1.1.7 era pari al 14 per cento a livello nazionale e saliva fino al 33 per cento in Bretagna. A inizio gennaio complessivamente la prevalenza
era del 3,3 per cento.
In Italia, secondo i dati pubblicati dall’Iss il 12 febbraio, la variante B.1.1.7
è stata rilevata nel 17,8 per cento dei campioni analizzati dalle regioni e prelevati il 3-4 febbraio. Considerando il periodo di incubazione e i
ritardi nel fare i tamponi, si tratta di contagi risalenti all’ultima settimana di gennaio. L’Iss ha però deciso di diffondere solo un comunicato stampa, senza particolari dettagli.
Non si sa quale sia la prevalenza regionale (solo 16 regioni hanno partecipato all’indagine) e neanche l’intervallo di confidenza della stima. Secondo fonti stampa, l’indagine
sarà replicata nei prossimi giorni.
Secondo l’ultimo
monitoraggio settimanale dell’Iss e del Ministero della Salute, l’indice Rt in Italia era pari a 0,84, ma visto che quasi un quinto dei casi è composto dalla variante B.1.1.7, è molto probabile che nelle prossime settimane questo indicatore a livello generale torni a superare la soglia di 1.
Una ricerca preliminare, pubblicata a inizio febbraio,
ha inoltre mostrato come in assenza di nuove restrizioni la variante B.1.1.7 possa diventare quella dominante in diverse aree metropolitane, tra cui Milano e Roma, entro la fine di marzo.