Uno dei dibattiti più accesi in Italia dall’inizio epidemia è stato quello sulle scuole: sono rimaste chiuse durante tutta la prima ondata, sono state riaperte a settembre, per poi essere in parte richiuse con l’aumento dei contagi autunnali. Il 3 dicembre il presidente del Consiglio ha però firmato un nuovo Dpcm, che tra le altre cose stabilisce una graduale riapertura degli istituti scolastici superiori a partire dal 7 gennaio.
In generale, una delle criticità maggiori in questo ambito ha riguardato la raccolta e la comunicazione dei dati sulla diffusione del virus nelle scuole. Un episodio recente mostra come ci siano stati elementi di scarsa trasparenza anche all’interno delle stesse autorità che seguono l’emergenza coronavirus.
Il 2 dicembre, in un’audizione alla Camera, il coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) Agostino Miozzo ha infatti detto che lui e i suoi colleghi non hanno mai visto alcun dato sui contagi scolastici raccolti dal Ministero dell’Istruzione (Miur), cosa che sembra però essere smentita da alcune pubblicazioni uscite negli ultimi giorni.
Ma procediamo con ordine.
In generale, una delle criticità maggiori in questo ambito ha riguardato la raccolta e la comunicazione dei dati sulla diffusione del virus nelle scuole. Un episodio recente mostra come ci siano stati elementi di scarsa trasparenza anche all’interno delle stesse autorità che seguono l’emergenza coronavirus.
Il 2 dicembre, in un’audizione alla Camera, il coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) Agostino Miozzo ha infatti detto che lui e i suoi colleghi non hanno mai visto alcun dato sui contagi scolastici raccolti dal Ministero dell’Istruzione (Miur), cosa che sembra però essere smentita da alcune pubblicazioni uscite negli ultimi giorni.
Ma procediamo con ordine.