Il 1° ottobre 2019, il leader della Lega Matteo Salvini è stato ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7.
Abbiamo verificato dieci dichiarazioni del ministro dell’Interno e alcune cose non corrispondono la vero.
Meno tasse, meno evasione?
«L’unico modo, e la storia economica del mondo lo insegna, per abbattere l’evasione fiscale è abbassare le tasse» (-27:26)
Questa affermazione è uno dei cavalli di battaglia di Salvini, che da anni difende l’introduzione della flat tax – o meglio, di una riduzione della pressione fiscale – come soluzione per abbassare il livello dell’evasione fiscale.
In sostanza, aliquote più basse incentiverebbero i contribuenti a pagare le tasse. Come abbiamo già verificato in passato, però, il problema è che l’evidenza della «storia economica» – così come citata dall’ex ministro – non supporta questa tesi.
A livello teorico, l’idea “pagare meno per pagare tutti” è sostenuta da un famoso grafico, elaborato negli anni Settanta dall’economista Arthur Laffer. Secondo quest’ultimo, se le tasse superano un certo livello di aliquota e sono troppo alte, le persone tendono a evadere il fisco e a lavorare meno; se viceversa le tasse si abbassano, il gettito fiscale cresce.
«Tutti i Paesi che hanno tagliato le tasse, se intendiamo Paesi normali, come Francia, Spagna, Germania e Regno Unito, hanno visto diminuire le entrate fiscali, senza particolari effetti sull’evasione», ha però spiegato a Pagella Politica Francesco Daveri, professore di macroeconomia all’Università Bocconi di Milano.
Ad oggi, gli unici tentativi efficaci di riduzione dell’evasione fiscale supportati dall’evidenza empirica sono quelli che agiscono parallelamente su un inasprimento dei controlli e sui metodi di pagamento delle tasse.
Le tasse sull’ambiente
«[Nella Nadef] sono previsti 2 miliardi di tasse sull’ambiente» (-26:59)
Questo dato è più o meno corretto, ma il riferimento di Salvini è impreciso.
Nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza per il 2019 (Nadef) – approvato il 30 settembre dal Consiglio dei ministri – si legge che una parte delle risorse per finanziare la manovra di Bilancio per il 2020 arriverà dalla «riduzione delle spese fiscali e dei sussidi dannosi per l’ambiente» e da «nuove imposte ambientali».
Queste voci, scrive il governo, «nel complesso aumenterebbero il gettito di circa lo 0,1 per cento del Pil». Su un Pil di circa 1.800 miliardi di euro, si tratta di 1,8 miliardi (più o meno i 2 miliardi di cui parla Salvini), ma come abbiamo visto solo una parte viene da nuove tasse.
Per esempio, una delle voci riguarda il taglio ai sussidi ambientalmente dannosi (Sad), che sono una sottoclasse degli aiuti erogati dallo Stato in diversi settori come l’energia, l’agricoltura, i trasporti e l’edilizia.
Come abbiamo verificato di recente, ogni anno l’Italia spende oltre 16 miliardi di euro in sussidi dannosi per l’ambiente: per esempio, per il differente trattamento fiscale fra benzina e gasolio o l’esenzione dall’accisa sui carburanti per la navigazione aerea.
In ogni caso, per scoprire quali saranno le «nuove imposte ambientali», come chiarisce la Nadef, bisognerà aspettare l’approvazione di uno dei numerosi disegni di legge collegati alla prossima legge di Bilancio, chiamato “Ddl Green New Deal e transizione ecologica del Paese”.
Più contanti, più consumi?
«Limitare l’uso del denaro contante significa deprimere i consumi» (-22:28)
Da anni si discute di limitare l’utilizzo del contante in Italia (uno dei più alti in Europa, come abbiamo verificato di recente) per incentivare i pagamenti elettronici e contrastare in maniera più efficace l’evasione fiscale.
Come spiega un approfondimento del Sole 24 Ore di giugno 2018, in meno di dieci anni la soglia sull’utilizzo del contante è stata già cambiata per sei volte. Ma come dice Salvini, davvero queste misure hanno un effetto negativo sui consumi? Sul tema ci sono posizioni discordanti.
«L’esistenza di effetti macroeconomici della soglia [del contante] sui consumi non è sorretta da chiara evidenza empirica», ha spiegato a novembre 2015 in un’audizione in Parlamento il vice direttore generale della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini.
Di opinione più netta è la Confesercenti, secondo cui un’eventuale tassa sui contanti «sarebbe una stangata da miliardi di euro sui consumatori, che concorrerebbe sicuramente a deprimere ancora di più la spesa delle famiglie, già in rallentamento».
Il triplo degli sbarchi
«I numeri oggettivi dicono che gli sbarchi sono quasi triplicati in questo mese: dai 900 dell’anno scorso ai 2.500 di quest’anno» (-21:20)
Secondo i dati del Ministero dell’Interno, a fine settembre 2018 gli sbarchi sono stati 947, mentre a fine settembre 2019 sono stati 2.386. Un aumento di oltre due volte e mezzo, vicino al «triplicati» del leader della Lega.
Questo aumento è stato causato dal nuovo governo, come sostiene Salvini? Da questi numeri non è possibile dirlo. Come ha spiegato il 1° ottobre su Twitter Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi, nel mese appena trascorso le partenze dalla Libia seguono il trend stagionale, mentre l’aumento degli sbarchi su base mensile – in percentuale rispetto all’anno scorso – sono in crescita già da maggio scorso.
Le media di arrivi con Salvini ministro
«Quando ero ministro c’erano 20 sbarchi di media al giorno, oggi ce ne sono 80 con le stesse leggi» (-20:27)
Salvini è stato ministro dell’Interno dal 1° giugno 2018 al 5 settembre 2019, giorno d’insediamento del nuovo esecutivo Pd-M5s.
È stato quindi al governo 461 giorni, durante i quali – secondo i dati del Ministero dell’Interno aggiornati al 5 settembre scorso – sono sbarcati in Italia 15.564 migranti: quasi 34 al giorno (e non 20).
Se si sottrae ai 2.368 arrivi di settembre 2019 i 489 dei primi cinque giorni del mese (con Salvini ancora ministro), si scopre che nei primi 25 giorni del governo Conte-bis gli sbarchi sono stati 1.879: circa 75 al giorno (più o meno in linea con gli 80 citati dal leader della Lega).
Il confronto è comunque ancora poco indicativo, dal momento che una media si basa 461 giorni di rilevazione, e un’altra su 25 giorni.
Le crisi aziendali con Di Maio
«Di Maio ha lasciato 170 crisi aziendali aperte al Ministero del Lavoro» (-16:30)
Nel precedente governo, Luigi Di Maio – oggi ministro degli Esteri – è stato a capo di due ministeri: quello del Lavoro e quello dello Sviluppo economico (Mise).
Delle crisi d’impresa (si pensi ai recenti casi di Alitalia, dell’ex-Ilva di Taranto e della Whirlpool a Napoli) si occupa il Mise – e non il Ministero del Lavoro, come dice Salvini – che ha una speciale struttura dedicata a questo settore.
Il numero di tavoli di crisi aziendali ancora aperte quando è caduto il precedente governo è leggermente più basso di quello citato dal leader della Lega. Secondo fonti stampa, che riportano dati comunicati dal Mise, a metà agosto 2019 – quando Conte ha comunicato le sue dimissioni – le crisi aziendali aperte erano 158 (e non 170).
Le elezioni anticipate in Umbria
«In Umbria si vota prima perché quelli del Pd sono stati arrestati su denuncia dei 5 stelle. E adesso Pd e M5s vanno insieme» (-13:05)
Ad aprile 2019, la Guardia di finanza ha arrestato il segretario del Partito democratico dell’Umbria Giampiero Bocci e l’assessore regionale alla Salute e alla Coesione sociale Luca Barberini.
Gli arresti sono arrivati nell’ambito di un’indagine della Procura di Perugia su irregolarità che sarebbero avvenute in un concorso per assunzioni in ambito sanitario.
Tra gli indagati nell’inchiesta c’era anche Catiuscia Marini, presidente del Pd della Regione Umbria, che a maggio 2019 ha annunciato le sue dimissioni, chiamando così gli elettori a elezioni anticipate, previste per il 27 ottobre 2019. Alla prossima tornata elettorale, Pd e M5s hanno deciso di sostenere un candidato comune, Vincenzo Bianconi, imprenditore di Norcia.
Ma è vero, come dice Salvini, che gli esponenti del Pd sono stati arrestati «su denuncia dei 5 stelle»? La frase del leader della Lega ha un fondamento reale.
Lo stesso M5s, in un post sul Blog delle Stelle del maggio 2019, ha rivendicato i propri meriti a proposito dell’inchiesta: «Nell’aprile 2016, alla Guardia di Finanza recapitammo riservatamente una denuncia anonima ma circostanziata, secondo la quale taluni nomi altisonanti avrebbero avuto rapporti tutt’altro che limpidi con delle cooperative in forza all’Ospedale di Perugia, oltre a una smaccata disinvoltura nelle assunzioni e negli appalti».
Non è possibile averne la certezza, ma è possibile che la Guardia di Finanza abbia poi avviato le proprie indagini a partire da quella denuncia «anonima» rivendicata dal M5s. Dopo gli arresti di aprile 2019 alcuni esponenti locali del M5s hanno ricordato che da tempo criticavano la gestione della sanità del Pd.
«Alle nostre denunce la classe dirigente del Pd ha fatto orecchie da mercante», aveva detto il consigliere regionale Andrea Liberati in un’intervista a La Notizia del 16 aprile 2019.
C’è poi chi sostiene che senza il cosiddetto “Spazzacorrotti” approvato dal precedente governo su iniziativa del ministro M5s della Giustizia Alfonso Bonafede le intercettazioni usate dall’inchiesta non sarebbero mai state disponibili.
In sintesi, la legge contro la corruzione ha esteso i casi in cui è possibile usare i cosiddetti “trojan” («captatore informatico» nel testo della norma) nei procedimenti «per i più gravi reati dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione». E proprio lo strumento del trojanè stato al centro delle vicende giudiziarie umbre.
Il reddito di cittadinanza agli “ex terroristi rossi”
«Il reddito di cittadinanza va pure agli ex terroristi rossi» (-12:27)
L’affermazione di Salvini è corretta, come dimostrano i recenti casi di cronaca relativi all’ex Nuove Br Federica Saraceni, condannata per l’omicidio D’Antona, e all’ex Br Raimondo Etro, coinvolto nel sequestro Moro e nell’omicidio del magistrato Riccardo Palma, entrambi percettori del reddito di cittadinanza, secondo quanto riportato dalla stampa.
La misura infatti è preclusa soltanto a chi ha riportato condanne in via definitiva per determinati reati, in particolare di terrorismo e mafia, «nei dieci anni precedenti la richiesta» del reddito di cittadinanza. I casi di cronaca citati coinvolgono persone che hanno riportato condanne definitive prima degli ultimi dieci anni: la Saraceni (che dunque è “salva” per pochi mesi) nel febbraio 2009 e Etro nel 1999.
Ma c’è un particolare da aggiungere, che riguarda quanto fatto dal governo Conte I sul tema.
Durante il dibattito parlamentare relativo al reddito di cittadinanza, un emendamento (il 7.11) a prima firma del deputato Pierantonio Zanettin (Forza Italia) proponeva esattamente di escludere dal beneficio del reddito di cittadinanza i condannati in via definitiva per una serie di gravi reati, tra cui il terrorismo, senza limitazioni temporali.
L’emendamento ricevette parere negativo da parte della relatrice per il governo, Dalila Nesci (M5s) e fu quindi bocciato dalla maggioranza delle commissioni riunite Lavoro e Affari sociali, composta dai membri del M5s e della Lega.
Insomma, se è vero che il reddito di cittadinanza va pure ad alcuni ex terroristi, come sostiene Salvini, è però vero che la maggioranza di governo, quando ne faceva parte anche la Lega, ha votato contro un emendamento che avrebbe portato a una situazione diversa.
La ricostruzione post-terremoto
«Sulla ricostruzione del terremoto Norcia è ferma a tre anni fa» (-9:08)
A ottobre 2016, il Comune di Norcia è stato l’epicentro di una forte scossa di terremoto, che tra i vari danni ha causato anche il crollo di gran parte della Basilica di San Benedetto.
A tre anni dal sisma, fonti stampa riportano che continua la rimozione delle macerie dalla basilica, mentre sono iniziati il 30 settembre 2019 i lavori di ricostruzione della torre civica di Norcia.
In generale, anche se non ci sono dati ufficiali che dicano quanto è stato ricostruito a Norcia, è vero come dice Salvini che i lavori di ricostruzione sono in forte ritardo – in generale in tutta l’Umbria – tanto che a inizio settembre 2019 la Corte dei Conti ha aperto un’indagine proprio su questo tema.
Già a marzo 2019, il procuratore regionale della Corte dei Conti Antonio Giuseppone, alla cerimonia di apertura dell’anno giudiziario 2019, aveva dichiarato che «il ritardo sulla ricostruzione post terremoto comincia ad assumere una dimensione preoccupante e sempre meno giustificabile».
Ricordiamo che come abbiamo verificato con il nostro progetto Traccia il Contratto, per i comuni terremotati il precedente governo Lega-M5s aveva promesso di «chiudere la fase dell’emergenza e passare alla fase della ricostruzione con l’obiettivo di creare anche le condizioni per un rilancio economico delle zone colpite». Una promessa non mantenuta.
I beneficiari di “quota 100”
«200 mila italiani si sono liberati dalla gabbia della Fornero» (-5:01)
Salvini è impreciso. Secondo i dati Inps più aggiornati, al 30 settembre 2019 le domande presentate per beneficiare di “quota 100” – la possibilità di andare in pensione prima con 62 anni di età e un’anzianità contributiva minima di 38 anni – sono state 184.890. Un numero vicino a quello citato dall’ex ministro dell’Interno, ma che non identifica gli effettivi beneficiari della misura.
Se si tiene conto della percentuale delle domande accolte con esito positivo, il numero dei «liberati dalla gabbia della Fornero» scende.
Secondo i dati di monitoraggio Inps, riportati il 26 settembre 2019 da Il Sole 24 Ore, a metà dello scorso mese le domande accolte di “quota 100” sono state circa 114 mila, circa il 63 per cento di quelle presentate.
Tra le restanti domande ci sono sia le domande in attesa di risposta sia quella respinte (la cui percentuale, come abbiamo verificato di recente, fino a giugno 2019 si aggirava intorno al 20 per cento sul totale delle esaminate).
In conclusione
L’ex ministro Matteo Salvini, ospite a Otto e Mezzo, ha fatto dieci dichiarazioni verificabili, commettendo alcuni errori.
Per esempio, a oggi non è dimostrato che abbassare le tasse aiuti a contrastare l’evasione fiscale e che incentivare l’utilizzo del contante aiuti l’aumento dei consumi.
Sulle tasse sull’ambiente contenute nel Nadef, Salvini cita un dato all’incirca corretto (2 miliardi di euro contro gli 1,8 miliardi effettivi), ma si dimentica di dire che non si tratta solo di imposte nuove. Un’altra “svista” del leader della Lega riguarda il reddito di cittadinanza ai terroristi: è vero che ci sono stati casi di beneficiari della misura condannati per terrorismo, ma mentre era al governo il partito di Salvini, con il M5s, ha impedire l’approvazione di un emendamento dell’opposizione che evitasse casi simili.
Su “quota 100”, poi, l’ex ministro esagera il numero dei beneficiari – facendo probabilmente riferimento al numero di domande presentate, e non a quelle con esito positivo – mentre le statistiche sugli aumenti degli sbarchi sono sostanzialmente corrette.
Governo Meloni
Il “Taglia leggi” del governo Meloni non convince tutti