Superate le elezioni del presidente della Repubblica, il governo guidato da Mario Draghi è tornato al lavoro per garantire l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), progettato per rilanciare il Paese dopo la crisi causata dalla pandemia di Covid-19. Entro il 2026 l’Italia riceverà dall’Europa oltre 190 miliardi di euro da investire in settori come la transizione ecologica e digitale, la sanità e l’istruzione, se rispetterà oltre 500 impegni, cento dei quali da portare a termine nel 2022.

Con l’avvio del piano, nella seconda metà dello scorso anno il governo è stato spesso poco trasparente su quali obiettivi sono stati raggiunti e con quali tempistiche. E nonostante siano stati fatti alcuni passi in avanti sul fronte della trasparenza, per i principali beneficiari del Pnrr – dagli enti locali alle imprese, passando per organizzazioni della società civile e singoli cittadini – monitorare lo stato di avanzamento del piano rimane un processo ancora troppo dispersivo e confusionario. Un problema significativo, vista la portata economica delle centinaia di progetti in campo e la necessità di avere procedure chiare per garantirne la messa a terra.

Tra siti ufficiali del governo e di singoli ministeri, a iniziative di fondazioni e di testate giornalistiche, abbiamo fatto un po’ di ordine su quali fonti consultare per avere un’idea più chiara su quale direzione stia prendendo il Pnrr.

Le lacune del governo

Partiamo dal sito Italia domani, che a partire da agosto 2021 è stato presentato dal governo come il «portale ufficiale» del Pnrr. Negli scorsi mesi, il sito si è arricchito di diverse sezioni: per esempio, ora è possibile consultare una serie di documenti ufficiali legati al piano, come circolari o decreti, o i bandi e gli avvisi per la presentazione e la selezione dei progetti del Pnrr.

Il portale spiega inoltre a grandi linee quali sono gli investimenti e le riforme principali finanziate con le risorse europee, ma al momento della pubblicazione di questo articolo non ha ancora una sezione dedicata al monitoraggio dettagliato degli oltre 500 obiettivi da rispettare entro il 2026.

Questo limite sembra essere noto al governo. Sul sito si può infatti scaricare la prima relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr, pubblicata lo scorso 24 dicembre, dove si legge (pag. 22) che «il portale Italia domani è in continua evoluzione: di pari passo con l’implementazione del sistema di rilevazione dello stato di attuazione dei singoli progetti, verranno introdotte nuove sezioni utili ai fini del monitoraggio». «Per realizzare un significativo coinvolgimento del Parlamento, di altri soggetti istituzionali, del mondo della ricerca e della società – aggiunge la relazione – occorre consentire l’accesso a informazioni e dati in formato aperto e disaggregati sui singoli progetti del Pnrr». Su questo punto, il governo ha promesso che nei prossimi mesi renderà accessibili in formato aperto (open data), dunque elaborabile e navigabile, i «dati sull’attuazione finanziaria, fisica e procedurale relativi a ciascun progetto».

Parallelamente a quanto presente su Italia domani, alcuni ministeri hanno deciso di avviare iniziative sugli investimenti di loro competenza. Su tutti, spicca il portale PaDigitale2026, del Ministero per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, guidato da Vittorio Colao. Questa piattaforma consente, per esempio, alle amministrazioni di richiedere i fondi del Pnrr dedicati alla transizione digitale, di rendicontare l’avanzamento dei progetti e di ricevere assistenza.

Secondo alcuni esperti consultati da Pagella Politica, il rischio di avere portali diversi a livello governativo per le comunicazioni sui bandi e i progetti del Pnrr è che si possa creare dispersione e confusione, soprattutto per soggetti beneficiari come gli enti locali e le imprese.

Gli altri osservatori

Per provare a colmare questa lacuna comunicativa tra lo Stato e i beneficiari del Pnrr, a febbraio 2021 è nato l’Osservatorio Recovery plan (Orep), un progetto indipendente del dipartimento di economia e finanza dell’Università di Roma Tor Vergata e di Promo Pa, fondazione che promuove l’innovazione nella pubblica amministrazione. Lo scopo principale di questo osservatorio è quello di favorire una comunicazione completa sui contenuti del piano, con un approccio chiaro per i beneficiari finali, ossia le imprese, gli enti locali e i cittadini, supportandoli con approfondimenti e webinar sui bandi pubblicati.

Il sito dell’osservatorio ha anche una sezione dedicata al monitoraggio dell’attuazione del Pnrr, con un’analisi dettagliata e periodicamente aggiornata sulle 47 scadenze da rispettare entro la fine di giugno 2022.

Da mesi, un’iniziativa simile è portata avanti anche da Openpolis, fondazione attiva nel promuovere la trasparenza all’interno della politica e, in questo caso, dell’utilizzo dei fondi europei. Il progetto di monitoraggio civico lanciato da Openpolis si chiama “OpenPnrr” e si basa su dati aperti che «possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione».

Infine, sul fronte giornalistico, menzioniamo due progetti che periodicamente provano a raccontare, numeri alla mano, come sta procedendo l’attuazione del Pnrr, segnalando ritardi e criticità. Di recente, Il Sole 24 Ore ha lanciato il suo “Osservatorio Pnrr”, che unisce articoli pubblicati sul quotidiano con grafici e numeri, per monitorare obiettivi raggiunti, in fase di completamento e ancora da raggiungere. Anche Sky Tg24 cura dal 2021 uno speciale online, con approfondimenti su temi specifici legati al piano, per esempio sulle difficoltà delle regioni nell’assumere gli esperti per attuare il Pnrr o nel potenziare i centri per l’impiego.