Lunedì 30 maggio Sky ha ospitato il quinto e ultimo confronto televisivo tra i candidati sindaco di Milano (qui il video) in vista del voto alle amministrative di domenica prossima. Al dibattito, moderato da Gianluca Semprini, hanno preso parte il principale candidato del centrosinistra, Beppe Sala, e Stefano Parisi del centrodestra, oltre al candidato del Movimento Cinque Stelle Gianluca Corrado.



Abbiamo raccolto le principali dichiarazioni verificabili dei candidati, suddividendole per temi, e abbiamo provato a controllare la loro veridicità. Non assegnamo verdetti, in questo caso, ma cerchiamo di dare qualche informazione in più sui temi principali della campagna elettorale a pochi giorni dal voto.



Le tasse



Stefano Parisi ha fatto una chiara promessa a proposito della riduzione delle tasse: “Vogliamo tornare nel tempo alla pressione fiscale che c’era prima di Pisapia: 600 milioni di gettito fiscale contro il miliardo e tre che c’è oggi” (21’ 30’’). Ha aggiunto che “le tasse sono aumentate a Milano in questi 5 anni anni del 120 per cento (20’ 50’’).



Anche Gianluca Corrado ha citato l’aumento della pressione fiscale per le tasse locali: “La tassa per l’occupazione del suolo pubblico e quella per l’apparizione delle insegne decuplicate o triplicate”, parlando anche dell’“aumento esponenziale delle tasse. Il 120% è il dato che lo stesso comune di Milano ci dà” (18’ 33’’).



Il fact-checking



I dati del SIOPE (Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici) confermano che, tra 2010 – ultimo anno dell’amministrazione Moratti – e 2015 le entrate tributarie del comune di Milano sono aumentate di circa tre volte. Più precisamente, sono passate da 618 milioni di euro a 1,33 miliardi (con un aumento del 115,98 per cento). Ad ogni modo, questo aumento non è avvenuto solo per volontà dell’amministrazione locale: negli ultimi anni, i trasferimenti statali verso i Comuni sono scesi costantemente, come mostra OpenPolis. Dunque, l’aumento delle tasse locali serve almeno in parte a compensare i minori fondi ricevuti dallo Stato.



Per quanto riguarda le singole imposte, quella per l’occupazione del suolo pubblico (COSAP) è stata rivista al rialzo nel 2012 e nel 2013. In effetti, dal punto di vista delle entrate per le casse comunali c’è stato un aumento da 28 milioni nel 2010 a 99 milioni nel 2015: oltre tre volte di più.



I migranti



Anche il tema dei migranti è stato oggetto di polemica. Sala ha detto che “l’anno scorso Milano ha accolto 80 mila migranti e la città non se ne è accorta” (10’ 34’’) e che attualmente “arrivano cinquanta migranti al giorno” (9’ 45’’), concludendo che la città è in grado di continuare con le attuali politiche di accoglienza. Parisi, dal canto suo, ha presentato una realtà molto diversa: “Abbiamo visto proprio l’altro giorno uno scontro tra l’assessore Majorino e il prefetto […]. Il prefetto ha detto che purtroppo i centri d’accoglienza sono saturi e la capacità di accoglienza a Milano è finita” (10’ 52’’), ripetendo poco dopo che “Il prefetto ha detto che non c’è più capacità d’accoglienza” (11’ 45’’).



Il fact-checking



A ottobre 2015, il Comune di Milano ha informato in un comunicato che “dal 18 ottobre 2013 ad oggi Milano ha offerto assistenza e ricovero ad 84.500 persone”. Una parte importante è passata dalla stazione di Milano Centrale, in circa 1.500 metri quadrati messi a disposizione dalle Ferrovie dello Stato. La cifra fornita da Sala non si basa quindi su un solo anno – il 2015 – ma su due.



Lo scontro tra prefetto e assessore Majorino è stato riportato dalla stampa pochi giorni fa, dopo un incontro in prefettura a cui hanno partecipato rappresentanti delle cooperative e delle strutture di accoglienza, oltre alle autorità comunali. La prefettura non ha rilasciato note o comunicati scritti sull’argomento, ma secondo le ricostruzioni è stato chiesto di “espellere dai centri d’accoglienza i rifugiati che hanno il permesso di soggiorno per motivi umanitari”, in modo da prepararsi per una nuova ondata di arrivi. Non si tratta, ad ogni modo, di dichiarazioni ufficiali.



Inquinamento



“L’inquinamento atmosferico […] oggi porta 5.500 morti in questa città” (25’ 35’’, seconda parte).



Il fact-checking



Una stima dei decessi causati dall’inquinamento è stata fatta nell’ambito del Progetto VIIAS, curato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute. I risultati, pubblicati a metà dello scorso anno e ripresicon un certo risalto dai media, si basano su dati del 2005. Nelle conclusioni sull’impatto sulla salute si legge che, per quanto riguarda tutta l’Italia, “nel 2005, anno di riferimento, sono risultati attribuibili all’esposizione della popolazione al PM2.5 34.552 decessi (il 7% della mortalità per cause naturali osservata in Italia), su 527.193 complessivi in tutta Italia, su una popolazione al di sopra dei 30 anni stimata in 40.077.488 individui. Di questi il 65% (pari a 22.485 decessi) sono stati stimati tra i residenti del Nord. Il tasso di mortalità più alto si è avuto in Lombardia: 164 ogni 100.000 residenti”. Se applichiamo questo tasso di mortalità al numero di abitanti della provincia – oggi città metropolitana – di Milano (circa 3,195 milioni) si ottengono 5.240 morti per PM2.5. Nel comune di Milano, in senso stretto, vivono circa 1,2 milioni di persone: non sappiamo quanta parte dei decessi causati dall’inquinamento vadano assegnati ad esso, ma l’ordine di grandezza citato da Corrado è giusto.



I fondi europei



Sul tema dell’utilizzo dei fondi europei, il candidato del M5S Gianluca Corrado ha parlato del sottoutilizzo dell’Italia: “Per ragioni di Pil siamo tra i Paesi che più diamo in termini economici alla comunità europea ma per ragioni di mancanza di informazioni […] siamo quelli che meno godiamo dei fondi della Ue” (17’ 25’’).



Il fact-checking



Quello dei fondi europei è un tema ricorrente nel dibattito politico italiano e ce ne siamo occupati più volte (da ultimo qui). È vero che l’Italia è fra i maggiori contribuenti al bilancio UE, con 14,3 miliardi di euro nel 2014. Quell’anno, l’Italia ricevette circa 10,6 miliardi nei vari programmi europei, una cifra che ci vede al quinto posto in Europa dopo Polonia, Francia, Spagna e Germania. È anche vero, come dice Corrado, che l’Italia “assorba” meno fondi di quanti ne vengano destinati: per quanto riguarda i programmi di coesione e sviluppo, ad esempio, il nostro paese è al terzultimo posto nella capacità di assorbimento, superata in peggio soltanto da Croazia e Romania.



ATM



A proposito della società dei trasporti milanese, Stefano Parisi ha detto: “Il comune di Milano trasferisce all’ATM tutti gli oneri di gestione dell’ATM e riceve i ricavi dei biglietti” (20’ 50’’, seconda parte).



Il fact-checking



Il bilancio consolidato di ATM per il 2014 spiega che, secondo il contratto di servizio della società con il Comune di Milano stipulato nel 2010 – quando era sindaco Letizia Moratti – “al Comune spetta la definizione e l’articolazione del sistema tariffario ed è il titolare degli introiti derivanti dalla vendita dei titoli di viaggio”. Alla società viene dato un canone annuale, per assicurare un certo livello di servizio, che dipende dalle vetture per chilometro (e non dai passeggeri). D’altro canto, è vero, come dice Parisi, che il Comune è il destinatario dei ricavi dei biglietti, e sempre il Comune fornisce i fondi per interventi straordinari e lo sviluppo. ATM S.p.A. è una società a socio unico, appunto il Comune di Milano, capogruppo di diverse altre entità tra cui la società che gestisce la metropolitana di Copenhagen.



Vigili di quartiere



Sul tema della sicurezza, c’è stata una polemica tra il candidato di centrodestra e quello di centrosinistra. Stefano Parisi ha dichiarato che intende “rimettere i vigili di quartiere che inventò Gabriele Albertini e che Pisapia tolse” (minuto 7’ 10’’). Beppe Sala ha ribattuto che “non è vero che Pisapia ha tolto i vigili di quartiere” (7’ 45’’).



Il fact-checking



Il vigile di quartiere a Milano venne istituito durante la prima giunta Albertini (sindaco del capoluogo lombardo, di centrodestra, dal 1997 al 2006) nel corso del 1999, sul modello del bobby inglese (qui è ricostruita una storia dei primi anni del progetto). A febbraio 2001 erano in servizio 540 vigili, più o meno lo stesso numero del 2003. A partire dalla fine del mandato di Albertini e durante la successiva giunta Moratti (2006-2011) il programma perse però gradualmente importanza, tanto che a marzo 2004 i circa 320 vigili di quartiere vennero dimezzati.



Il rilancio del programma avvenne nel corso del primo anno della giunta Pisapia e, dopo un periodo di prova e qualche polemica con i sindacati di categoria, il ritorno ufficiale avvenne il 10 aprile 2012. Come negli anni precedenti, però, si sono rinnovate periodicamente le polemiche sui compiti che sono davvero assegnati ai vigili di quartiere. L’assessorato alla Sicurezza del Comune di Milano ci ha detto che, al 31 maggio 2016, erano in servizio 378 vigili di quartiere (qui una pagina istituzionale dedicata al progetto nelle varie zone). Riassumendo, sulla storia del programma Parisi ha torto e Sala ragione, perché al di là delle difficoltà la giunta Pisapia non li ha eliminati.