Nelle ultime settimane l’epidemia di coronavirus è ripartita in Europa, con un aumento dei contagi in quasi tutti gli Stati europei, tra cui l’Italia. Il nostro Paese è però tra quelli con un peggioramento più contenuto, mentre l’Europa orientale è la parte più colpita del continente.

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Salgono i casi in Italia

Tra il 25 e il 31 ottobre in Italia si sono registrati circa 30,8 mila nuovi contagi a fronte dei 23,3 mila e dei 17,6 mila delle due settimane precedenti. Al momento il nostro Paese sta registrando un aumento settimanale dei casi poco superiore al 30 per cento: a questo ritmo i nuovi contagi raddoppiano ogni tre settimane circa.

L’aumento dei casi diagnosticati non è dovuto solo al maggior numero di test che vengono fatti dopo l’entrata in vigore dell’obbligo di green pass sul luogo di lavoro. Nella scorsa settimana il tasso di positività dei test molecolari – ossia il rapporto tra il numero di positivi e quello dei tamponi effettuati – è passato dal 3,1 al 3,9 per cento dopo che due settimane fa era sceso fino al 2,3 per cento. Detta altrimenti, a parità di tamponi eseguiti, si trovano più positivi, segno che il virus circola di più rispetto a prima.

La ripresa dell’epidemia in Italia ha già avuto un effetto sul numero di ingressi in terapia intensiva e sui ricoveri in ospedale, sebbene siamo ancora di fronte a cifre piuttosto piccole se confrontate con quelle del passato. Al momento nel nostro Paese in terapia intensiva vengono ricoverate in media ogni giorno 24 persone, dopo che si era arrivati a un minimo di 18, e 187 negli altri reparti degli ospedali, dopo un minimo di 139.

In base a questi dati – e considerando i ritardi tra la data di contagio, quella dello sviluppo dei sintomi e il tempo che passa prima del ricovero in ospedale – si può stimare che l’aumento della circolazione virale ha avuto inizio nelle prime due settimane di ottobre.

Come è messo il resto del continente sul fronte pandemico? Analizziamo la situazione nei principali Paesi europei concentrandoci su Germania, Francia e Regno Unito. La Spagna, l’altro grande Paese europeo, sta infatti registrando una sostanziale stabilità dei contagi, con una media di 13 mila casi settimanali e un tasso di positività tra il 2 e il 3 per cento.

La Germania peggiora rapidamente

La Germania ha un numero di casi settimanali più alto di quello dell’Italia. Tra il 25 ottobre e il 1° novembre ha infatti registrato 131,4 mila nuovi contagi, dopo che la settimana precedente ne erano stati notificati 92,4 mila e quella ancora prima 63,5 mila. Il tasso di aumento è quindi superiore al 40 per cento.

L’incidenza dei casi è maggiore nella parte orientale e centrale della Germania. Intorno a Dresda si stanno registrando già su sette giorni tra i 250 e 500 casi ogni 100 mila abitanti e nel sud-est l’incidenza è superiore a 500 casi ogni 100 mila.

A differenza dell’Italia, inoltre, in Germania si registra già un considerevole aumento dei decessi. Nell’ultima settimana sono stati 629 a fronte dei 482 di quella precedente e della media dei 400 che si era registrata nelle tre settimane ancora prima. Considerando il ritardo medio tra i contagi e i decessi è probabile che nelle prossime settimane si verifichi un ulteriore aumento.

Il contagio in Germania si sta inoltre spostando sulle fasce d’età più fragili della popolazione, con un progressivo aumento della quota di casi tra i 60 e i 79 anni e tra gli over 80.

La Francia resiste meglio

In Francia l’aumento dei contagi è invece, per ora, più contenuto. Nell’ultima settimana i nuovi casi sono stati 41 mila a fronte dei 36,8 mila di quella precedente e dei 32,5 mila di due settimane prima. Come in Italia, l’aumento del numero di casi ha portato anche a un aumento del tasso di positività dei test, che ora è al 2 per cento.

Il dipartimento metropolitano con la peggiore incidenza settimanale è quello delle Bocche del Rodano, dove si trova Marsiglia, nel sud-est del Paese, che registra 101 casi ogni 100 mila abitanti da quasi un mese.

L’aumento dei contagi sta colpendo sostanzialmente tutte le fasce d’età: solo sotto i 10 anni si registra una riduzione delle diagnosi. I peggiori aumenti riguardano le fasce di età tra i 60 e i 79 anni e tra gli over 90. I minori aumenti si hanno invece nelle fasce tra i 10 e i 19 anni e tra gli 80 e 89 anni.

C’è stato poi un aumento degli ingressi in terapia intensiva che sono passati dai 354 di una settimana fa ai 436 dell’ultima settimana. I decessi in ospedale sono invece stabili, intorno ai 200 settimanali.

Il Regno Unito migliora, ma non troppo

Il Regno Unito è il Paese che registra il maggior numero di contagi tra quelli dell’Europa occidentale, anche se sembra esserci un miglioramento. Nell’ultima settimana sono stati notificati 284 mila casi rispetto ai 328 mila di quella precedente. Dopo diverse settimane di aumento sembra quindi che il Regno Unito stia riuscendo a invertire il trend.

Più nello specifico, i casi in Inghilterra stanno diminuendo da una settimana, anche se negli ultimi giorni c’è stato un leggero rallentamento della velocità del calo.

Tutte le fasce di età sopra i 60 anni mostrano una riduzione delle diagnosi, mentre i casi sono sostanzialmente stabili nelle fasce di età tra i 20 e i 39 anni e tra i 40 e i 59 anni.

Va molto male a Est

L’Europa orientale – così come i Paesi baltici e i Balcani – sono le zone del continente dove l’epidemia sta andando particolarmente male. La Lituania ha oltre 735 casi per 100 mila abitanti, la Lettonia 868 e l’Estonia 907.

La Slovenia ha raggiunto un’incidenza di 786 casi, la Croazia di 616, la Romania di 445 e la Bulgaria di 475. Sono oltre i 250 casi ogni 100 mila abitanti anche in Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria.

Oltre all’elevato numero di diagnosi, questi Paesi stanno registrando anche un considerevole numero di decessi. Se l’incidenza dei morti nell’ultima settimana ogni 100 mila abitanti in Italia è stata di 0,05, in Romania è stata pari a 1,6 (oltre trenta volte il dato italiano), in Bulgaria 1,3 e in Lettonia 1,2.

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In conclusione

In Europa è in atto una ripresa dell’epidemia di Covid-19. Dei principali quattro Paesi europei, solo nel Regno Unito c’è stato un calo dei casi dopo settimane di crescita. In Germania si registra un forte aumento delle diagnosi, mentre in Italia la crescita è più contenuta, così come in Francia. Sia in Italia che in Germania si vede già un effetto sui casi più gravi della malattia.

La zona più colpita è l’Europa orientale, dove oltre all’aumento dei casi si sta verificando una ripresa del numero di decessi. Nella scorsa settimana, per esempio, la Romania ha avuto 30 volte i decessi che sono stati notificati in Italia, in rapporto alla popolazione.