Dopo cinque mesi troppi anziani non sono ancora stati vaccinati

Pagella Politica

I dati in breve:

• Ad oggi 4,3 milioni di over 60 in Italia non hanno ancora ricevuto una dose di vaccino. Tra questi, circa 415 mila sono over 80 ad alto rischio.

• Ci sono ampie differenze tra le regioni nelle varie fasce di età. Per esempio in Calabria e Sicilia quasi un over 80 su quattro non ha ricevuto neppure una dose.

• Nonostante questo, in diverse regioni si stanno già vaccinando gli under 50 e si fanno open day aperti anche a trentenni o diciottenni.

 

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A cinque mesi dall’inizio della campagna vaccinale anti-Covid l’Italia ha ancora un problema: troppi anziani continuano a non essere vaccinati, una situazione che già avevamo evidenziato a inizio aprile.

Ad oggi il 35 per cento di tutta la popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino e il 17 per cento è stato completamente vaccinato. Ogni giorno vengono in media somministrate circa 480 mila dosi, con l’andamento che dipende, lo ricordiamo, per lo più dalla disponibilità di dosi.

Al di là di questo, larga parte delle persone più a rischio non è ancora stata messa al sicuro. Vediamo che cosa dicono i numeri.

Quanti sono gli over 80 vaccini

Al 24 maggio il 91 per cento degli over 80 – che in Italia sono circa 4,4 milioni di persone – ha ricevuto almeno una dose di vaccino e l’81 per cento è stato completamente immunizzato dalla Covid-19. Un over 80 su dieci, dunque, resta scoperto.

Persistono ampie differenze tra le regioni nella somministrazione delle prime dosi. Le migliori regioni in assoluto, quelle intorno al 95 per cento, sono Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana, Umbria e Veneto. Sono invece sopra il 90 per cento Lazio, Marche, Piemonte, Puglia, Valle d’Aosta e la provincia autonoma di Trento. Le due regioni messe peggio sono la Calabria e la Sicilia, dove solo il 76 per cento della popolazione con più di 80 ha ricevuto almeno una dose di vaccino. La terza peggiore regione è la Campania, ferma all’82 per cento. Le altre si posizionano tra l’85 e il 90 per cento.
Spesso i governatori rivendicano percentuali più alte – come il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca – calcolando i vaccinati su chi ha dato la disponibilità. Ma resta fondamentale cercare di raggiungere anche chi tra gli ultraottantenni non ha ricevuto neppure una dose.

In base ai dati delle somministrazioni più recenti, la campagna di vaccinazione della popolazione over 80 sembra comunque essere quasi terminata per la maggior parte delle regioni. Rimangono tendenzialmente da vaccinare ancora alcune persone non deambulanti, ma gli over 80 sono ormai una piccola frazione delle vaccinazioni totali fatte nell’ultimo periodo.

Vediamo adesso qual è la situazione nella fascia subito sotto.

Quanti sono i vaccinati tra i 60 e i 79 anni

Ad oggi l’80 per cento dei quasi 6 milioni di persone tra i 70 e i 79 anni ha ricevuto almeno una dose e il 28 per cento entrambe. Tra i 60 e i 69 anni, dove ci sono 7,4 milioni di persone, hanno ricevuto almeno una dose il 63 per cento e il 20 per cento entrambe. Le persone in attesa di seconda dose sono molte di più in queste due fasce di età perché sono state vaccinate prevalentemente con AstraZeneca, che ha il richiamo dopo circa 12 settimane.

Nella fascia tra i 70 e i 79 anni la maggior parte delle regioni è sopra l’80 per cento, ma alcune hanno ancora bassi livello di copertura: 71 per cento in Calabria e Friuli-Venezia Giulia, 75 per cento in Liguria, Sardegna e provincia autonoma di Bolzano. Le regioni messe meglio, intorno all’85 per cento, sono Molise, Puglia, Umbria, Veneto e provincia autonoma di Trento.
Tra i 60 e i 69 anni c’è ancora maggiore variabilità. In Umbria solo il 38 per cento ha ricevuto almeno una dose e in Toscana solo il 43 per cento. Sono tra il 50 e il 60 per cento Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Sardegna e Sicilia. Le migliori regioni, quelle sopra il 70 per cento, sono Lombardia, Puglia, Veneto e provincia autonoma di Trento.

Le vaccinazioni dei più giovani

Nonostante i 4,3 milioni di persone over 60 non ancora vaccinate, le regioni hanno già iniziato a concentrarsi sui più giovani. Diverse regioni, come Basilicata, Campania, Friuli-Venezia Giulia e la provincia autonoma di Trento, hanno già vaccinato con almeno una dose il 25 per cento o più di coloro che hanno tra i 15 e i 59 anni.

Nelle ultime settimane si stanno poi moltiplicando i cosiddetti open day, i giorni in cui si aprono le vaccinazioni anche alle persone più giovani, non considerate prioritarie. Negli ultimi giorni, per esempio, ne è stato fatto uno in Campania per la fascia 30-39 anni, nel Lazio dai 35 anni in poi (e 25 anni dal prossimo fine settimana), in Sicilia per chi ha tra i 40 e i 79 anni, in Alto-Adige dai 18 anni in poi, e in Sardegna per chi ha più di 40 anni.

In vista degli esami di stato di maturità alcune regioni come Lazio e Sicilia stanno poi organizzando le vaccinazioni degli studenti dell’ultimo anno delle superiori. È una scelta presa in autonomia e non prevista dal piano vaccinale. Oltretutto è una strategia difficile da comprendere, considerando che gli esami di maturità durano pochi giorni e che gli studenti sono tornati in aula da settimane anche se non vaccinati.

L’effetto degli open day e delle aperture a classi di età più giovani si sta vedendo nella somministrazioni di prime dosi. Al 9 maggio gli under 50 rappresentavano l’11 per cento delle prime dosi somministrate, una settimana dopo il 14 per cento, due settimane dopo il 20 per cento e tre settimane dopo – il 23 maggio – il 31 per cento.

Come va negli altri Paesi europei

Come abbiamo spiegato in passato, confrontare i dati dei vari Stati dell’Unione europea non è semplice perché non tutti pubblicano statistiche dettagliate sulle vaccinazioni per età. Vediamo come siamo messi rispetto a due Paesi simili a noi, Francia e Spagna (Germania non diffonde i dati per età).

La Spagna ha vaccinato con almeno una dose il 100 per cento degli over 80, il 96 per cento tra i 70 e i 79 anni e l’86,8 per cento tra i 60 e 69 anni. La Francia ha invece vaccinato con almeno una dose il 75 per cento degli over 80, l’83 per cento tra i 70 e i 79 anni e il 67 per cento tra i 60 e 69 anni. La Francia si sta anche già concentrando sulla fascia 50-59 anni, dove è arrivata al 50 per cento, mentre la Spagna è al 38 per cento.

Ricapitolando: l’Italia è dietro la Spagna in tutte e tre le classi di età, mentre supera nella categoria over 80 la Francia. Quest’ultima però è più avanti di noi nelle due fasce sottostanti.

Secondo i dati raccolti dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) – che però non sono sempre aggiornati – rispetto agli altri Paesi europei l’Italia è all’incirca a metà della classifica. Ci sono Paesi che sono arrivati a coprire con almeno una dose quasi tutta la popolazione over 80, come Spagna, Irlanda, Danimarca o Malta. Tra i 70 e 79 anni Paesi come Irlanda, Danimarca, Spagna, Norvegia sono arrivati al 95 per cento e tra i 60 e 69 anni Spagna, Irlanda e Svezia sono arrivati sopra l’80 per cento.

Perché è essenziale vaccinare prima gli anziani rimasti

Prima di concludere, ricordiamo ancora una volta perché vaccinare con priorità gli anziani, rispetto ai giovani, è fondamentale.

Fino ai 40 anni il rischio di morire dopo aver contratto la Covid-19 è praticamente nullo e sale lentamente fino ai 60 anni, quando poi accelera molto arrivando a essere il 9 per cento tra gli over 80. La probabilità di sviluppare sintomi che richiedono il ricovero in terapia intensiva è sotto l’1 per cento fino ai 40 anni, sale al 4 per cento tra i 40 e i 59 anni, al 5 per cento tra i 60 e i 79 anni e al 18 per cento tra gli over 80.

Per dare un’idea, rispetto a una persona di 30 anni, una di 50 anni ha otto volte in più la probabilità di morire se contrae la Covid-19, uno di 60 anni 19 volte, uno di 70 anni 68 volte e uno di 80 anni 320 volte.
Dal momento che è improbabile si possa raggiungere l’immunità di gregge nei prossimi mesi – anche per via della diffusione delle varianti sempre più contagiose – è necessario procedere a vaccinare tutti coloro che sono a rischio reale, cioè gli over 60. Si tratta di 4,3 milioni di persone che non hanno ancora ricevuto alcuna dose, anche se alcune di queste potrebbero non poter essere vaccinabili al momento perché hanno contratto da poco la Covid-19 e devono aspettare almeno tre mesi per essere vaccinati.

Anche i modelli matematici ed epidemiologici sviluppati nei mesi per capire chi convenisse vaccinare hanno concluso che si dovrebbe prima di tutto cercare di coprire coloro che sono a rischio (si veda per esempio quiquiqui). La stessa cosa è stata raccomandata dai Centri per il controllo e la prevenzione della malattie (Cdc) negli Stati Uniti e dall’Unione Europea.

In conclusione

In Italia ci sono 4,3 milioni di persone over 60 a rischio non ancora vaccinate, di cui circa 415 mila sono over 80 ad altissimo rischio. Nonostante questo, in diverse regioni si stanno già vaccinando gli under 50 e si fanno open day aperti anche a trentenni o diciottenni.

Vaccinare coloro che hanno più di 60 anni deve rimanere la priorità considerando che la pericolosità della Covid-19 dipende principalmente dall’età e che l’immunità di gregge non sembra essere un obiettivo raggiungibile nel breve termine. Un eventuale aumento della circolazione potrebbe portare a un forte aumento della pressione ospedaliera.

Le regioni dovrebbero quindi passare a sistemi di chiamata attiva, se necessario, per convincere la popolazione over 60 a vaccinarsi e non ignorare questo aspetto problematico passando a vaccinare i più giovani.

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