Il 29 aprile l’evento online “Verso le agorà”, organizzato dal dem Goffredo Bettini, fra i più convinti sostenitori dell’alleanza Pd-M5s, ha riunito nello stesso schermo l’ex premier e leader de facto del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, il segretario del Partito democratico Enrico Letta e la vicepresidente della regione Emilia Romagna Elly Schlein, introdotti e moderati dall’europarlamentare Pd Massimiliano Smeriglio.

Ne è emerso un fatto chiaro: l’asse politico fra democratici e Cinquestelle ci sarà, andrà avanti, ma non prenderà forma alle amministrative in autunno. «I tempi non sono ancora maturi per un’alleanza a tutto tondo», aveva già detto in mattinata Giuseppe Conte, intervenendo, sempre in collegamento, al “Festival del Lavoro 2021”.

E così, nel pomeriggio, anche Enrico Letta ha derubricato le elezioni amministrative a «una tappa del percorso» che ha come obiettivo la «costruzione di un’idea di Italia che dovrà essere vincente alle Politiche del 2023». È questo l’orizzonte temporale su cui scommettono i due leader, entrambi alle prese con un tentativo di rifondare e rafforzare le proprie forze politiche – tentativo quanto mai travagliato nel caso del Movimento 5 stelle.

Per le città al voto – oltre 1.300 comuni, fra cui Roma, Milano, Bologna, Napoli e Torino – le aspettative di vedere correre insieme Pd e M5s sono insomma decisamente ridimensionate. Nonostante Francesco Boccia, ex ministro agli Affari regionali e oggi responsabile degli enti locali nel Pd, in un colloquio con il Foglio il 30 aprile, si sia detto ancora fiducioso: «Su quattordici capoluoghi di provincia che vanno al voto, c’è una trattativa dovunque». Le trattative ci sono, ma non ancora i risultati.

Tant’è che nel frattempo il centrosinistra si organizza per conto proprio, tramite le primarie. La competizione elettorale per la scelta dei candidati è già stata confermata a Roma, Bologna e da ultimo Torino.

Vediamo i dettagli.

Roma

La Capitale sarà il centro politico delle comunali in autunno, e non solo per rilevanza geografica. La situazione romana è forse quella che più di ogni altra ha appesantito le possibilità di riuscita di un’intesa fra Pd e M5s, per un motivo molto semplice: la sindaca uscente Virginia Raggi (M5s) ha lanciato la sua ricandidatura già nell’estate 2020, prima ancora di avere l’ok della sua forza politica (ma forte dell’endorsement di Beppe Grillo). La convergenza su Raggi sarebbe stata in ogni caso impossibile per il centrosinistra, dopo anni di opposizione, anche aspra, alla sindaca M5s.

C’è poi Carlo Calenda, anche lui in campo da mesi, in anticipo su tutti gli altri. Il leader di Azione – che ha abbandonato il Pd sbattendo la porta – avrebbe voluto essere il “candidato unitario” di una coalizione con i dem, ma questi ultimi non si sono mai mostrati troppo convinti.

A Roma è certa una sola decisione: le primarie si faranno. Così ha deciso la segreteria del Pd il 20 aprile, specificando che si terranno il 20 giugno, in presenza, in oltre 200 gazebo. Le candidature andranno presentate entro il 20 maggio e saranno potenzialmente “di coalizione”, ovvero non solo interne al Pd.

Non ci sono ancora candidature ufficiali, ma sembra ormai sicura l’assenza di Carlo Calenda che all’ipotesi primarie ha risposto: «Io non ci sto». Il nome su cui punterà il Nazareno – ormai sembrerebbe essere certo – sarà quello dell’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Nonostante siano costantemente trapelati, in queste settimane, i tentativi di convincere l’ex segretario Nicola Zingaretti ad abbandonare la guida della regione Lazio per proporsi alla guida della Capitale. Alle primarie potrebbe partecipare anche la senatrice Pd Monica Cirinnà, che da tempo ha dato la sua disponibilità, senza trovare il sostegno del partito.

Bologna

La partita – che sembrava tutta interna al Partito democratico – è stata riaperta (e resa decisamente più vivace) da Matteo Renzi. All’inizio, i contendenti erano due: l’assessore alla Cultura Matteo Lepore – investito ufficialmente dal sindaco uscente Virginio Merola – ancora oggi il nome più quotato, e l’assessore alla Sicurezza urbana Alberto Aitini, sostenuto dalla corrente di ex renziani Base riformista.

Poi però è arrivata Italia viva e ha lanciato la candidatura di Isabella Conti, giovane sindaca di San Lazzaro (comune nel Bolognese). Le primarie sono diventate inevitabili. E infatti si faranno, anche queste di coalizione, forse già il 6 giugno. L’esito è tutt’altro che scontato. Lepore è senza ambiguità il candidato del Nazareno, ancora saldamente in testa nei sondaggi, ma la sindaca Conti sembrerebbe essersi già piazzata al secondo posto.

Torino

La sindaca uscente del M5s, Chiara Appendino, ha deciso di non ricandidarsi, ma ha cercato di agevolare l’intesa fra Pd e M5s nel capoluogo piemontese. Anche questo tentativo è fallito, nonostante il Partito democratico abbia effettivamente provato a proporre un candidato civico, il rettore del Politecnico della città, Guido Saracco, che ha rifiutato per motivi personali.

«Mesi fa, ho annunciato che non mi sarei candidata auspicando che una mia rinuncia favorisse una discussione sui progetti», ha detto Appendino in un’intervista a La Stampa, criticando la scelta del Pd di convocare le primarie, «in modo unilaterale» così «escludendo di fatto un accordo» con il Movimento 5 stelle. Secondo la sindaca torinese, «il Pd sbaglia, così regaliamo le elezioni alla destra».

A Torino le primarie si terranno il 12 e 13 giugno e per ora sembrano essere tutte interne al Pd. Il favorito è il capogruppo dem a palazzo Civico – la sede del Comune nel capoluogo – Stefano Lo Russo. Fra gli sfidanti probabili anche gli ex assessori Enzo Lavolta e Gianna Pentenero.